come sto facendo da diversi mesi, continuo ad aggiornarvi sul Bonus Psicologo rispondendo ad alcune vostre domande.
Sono ancora in tempo per fare richiesta del Bonus Psicologo?
Mi spiace ma il termine di presentazione delle domande è scaduto ieri 24/10/2022.
Quando saprò se ho ottenuto il Bonus?
Vi informo che in data 21/10/2022 l’INPS, istituto preposto all’erogazione del bonus, ha pubblicato il messaggio n. 3820 in cui comunica che dal 1/11/2022 l’istituto ha 30 giorni di tempo per esaminare le domande pervenute e stilare la graduatoria. Pertanto entro il 7/12/2022, ufficializzerà con apposito messaggio l’approvazione delle graduatorie per l’assegnazione del beneficio e contestualmente provvederà a darne comunicazione agli interessati.
Se otterrò il bonus, poi cosa devo fare?
Dal 8/12/2022 sarà disponibile sul sito dell’Inps la piattaforma di prenotazione delle sedute e di conferma delle stesse da parte dei professionisti. All’utente che avrà ottenuto il beneficio verrà assegnato un “codice univoco”, necessario per attivare la procedura. Vi ricordo che chi avrà ottenuto il bonus potrà usufruirne entro 180 giorni dall’erogazione.
Se ottengo il bonus a chi mi devo rivolgere per cominciare le sedute?
Possono offrire questo tipo di servizio solo gli psicoterapeuti privati che hanno aderito a questa iniziativa. Se conosci già dei professionisti puoi chiedere se hanno aderito al bonus altrimenti puoi consultare la lista degli aderenti che verrà pubblicata sul sito dell’Inps.
Ti faccio presente che diversi terapeuti del Centro Scaligero hanno aderito a questa iniziativa e sono iscritti all’elenco. Puoi quindi contattarci sia per avere maggiori informazioni che per prenotare le tue sedute.
E se nonostante abbia presentato domanda non dovessi ottenere il bonus?
È bene che tu sappia che il numero di richieste del bonus ha superato notevolmente la reale disponibilità economica che è stata messa in campo perciò potrà capitare a molti di non ottenere il beneficio. Non disperare però per questo perché esiste un’alternativa per accedere ad un percorso terapeutico a costi contenuti e si chiama TERAPIA SOLIDALE.
Ne ho già parlato in diversi miei post precedenti e ne parlerò ancora ma nel frattempo, se sei interessato, puoi contattarmi. Ti darò tutte le informazioni su questa nuova soluzione!
dopo la pausa estiva riprendono i post e gli articoli sul nostro sito e oggi riprendiamo da dove ci eravamo lasciati ovvero gli aggiornamenti sul bonus psicologo.
Siccome di recente sono arrivate diverse richieste di informazioni in proposito, vediamo insieme gli aspetti più importanti da conoscere così come riportato sul sito dell’INPS, sito deputato alll’erogazione del bonus per coloro che ne faranno richiesta.
Vi ricordiamo che diversi terapeuti del Centro di Psicoterapia Scaligero hanno aderito al bonus psicologo e quindi potranno accogliere le richieste di chi volesse intraprendere un percorso con questo contributo.
Vi invitimo a leggere tutto per capire se avete diritto o meno di richiedere il bonus e, in caso affermativo, dove e come potete presentare la domanda.
CHE COSA E’ IL BONUS PSICOLOGO
Il “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia” (c.d. Bonus psicologo) è una misura volta a sostenere le persone in condizione di ansia, stress, depressione e fragilità psicologica, a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica, che siano nella condizione di beneficiare di un percorso psicoterapeutico.
A CHI E’ RIVOLTO
La domanda può essere presentata dai cittadini richiedenti che al momento della presentazione risultino in possesso dei seguenti requisiti:
• essere residente in Italia;
• disporre di un valore dell’Indicatore della situazione economica equivalente ( ISEE ), in corso di validità non superiore a 50mila euro.
QUANDO FARE DOMANDA
La domanda per il “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia” deve essere presentata all’INPS dal 25 luglio al 24 ottobre 2022 esclusivamente in via telematica.
Al termine del periodo stabilito per la presentazione delle domande, verranno redatte le graduatorie regionali finali per l’assegnazione del beneficio nei limiti di budget. Le rispettive graduatorie regionali terranno conto del valore ISEE e, a parità di valore ISEE, dell’ordine di presentazione. L’INPS provvederà all’erogazione del beneficio nel limite di budget e, al raggiungimento di detto limite, non potranno essere finanziate ulteriori domande, fatta salva l’eventuale riassegnazione di risorse non utilizzate o un eventuale successivo incremento del budget con risorse aggiuntive statali o regionali da trasferire all’Istituto.
* Resta relativamente poco tempo per presentare la domanda e vi avvisiamo che sono arrivate migliaia di richieste, oltre le possibilità di erogazione quindi molto dipenderà dal vostro isee.
COME FARE DOMANDA
La procedura per la presentazione della domanda per il “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia” è disponibile accedendo al servizio “Contributo sessioni psicoterapia” raggiungibile a partire dalla home page del sito web dell’Istituto www.inps.it.
Per accedere alla procedura è necessario disporre delle credenziali SPID almeno di II livello, CIE o CNS.
COME VIENE PAGATA
Il beneficio è riconosciuto una sola volta in favore del cittadino richiedente. In caso di accoglimento della domanda, il contributo è riconosciuto, per un importo fino a 50 euro per ogni seduta di psicoterapia, ed è erogato fino a concorrenza della somma massima assegnata, parametrata ai valori ISEE così come di seguito riportato:
a. in caso di ISEE inferiore a 15mila euro l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 600 euro per ogni beneficiario;
b. in presenza di ISEE compreso tra i 15mila e i 30mila euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 400 euro per ogni beneficiario;
c. in caso di ISEE superiore a 30mila e non superiore a 50mila euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo di 200 euro per ogni beneficiario.
* Vi informiamo che sebbene l’importo erogato corrisponda a 50 euro a seduta non significa che ciò corrisponda al tariffario dello psicoterapeuta. E’ inoltre importante specificare che l’importo totale erogato, anche se massimo, non è sufficiente a coprire un’intero percorso terapeutico ma solo un certo numero di sedute. Il bonus psicologo infatti è stato pensato come un aiuto per iniziare un percorso di psicoterapia.
In caso di accoglimento della domanda, verrà resa disponibile l’indicazione dell’importo del beneficio e del codice univoco associato, da consegnare al professionista presso cui si tiene la sessione di psicoterapia. L’importo riconosciuto per il “Contributo sessioni di psicoterapia” deve essere utilizzato entro 180 giorni dall’accoglimento della domanda, decorso detto termine il codice univoco sarà annullato.
Speriamo che queste indicazioni siano chiare ed esaustive e che raggiungano tutti coloro che vorranno fare richiesta. Il nostro centro continuerà a tenervi aggiornati in proposito e se necessario si renderà disponibile per ulteriori chiarimenti o richieste.
Ci ritroviamo qui la prossima settimana con un nuovo argomento. Restate connessi!
L’altro ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Attuativo per il Bonus Psicologo. Leggi il decreto.https://bit.ly/3I0TPq4
Secondo il decreto sarà compito dell’INPS introdurre la piattaforma per raccogliere le domande dei cittadini e informarli sulla procedura per ottenere il Bonus. Si prevede che il tutto sarà predisposto orientativamente per Settembre.
La graduatoria seguirà il criterio di ISEE del cittadino, e sarà presentabile solo da soggetti con un ISEE fino a 50.000 euro, e fino ad esaurimento dei fondi.
Come fatto finora, il Centro di Psicoterapia Scaligero si incaricherà di aggiornare gli utenti per tempo rispetto alla possibilità di richiedere e ottenere il Bonus.
come molti già sapranno nell’ultimo Decreto Milleproroghe è stato inserito il bonus psicologo. In un post precedente, che potete andare a rileggere, avevo spiegato in cosa consiste.
In sintesi si tratta di un voucher del valore di 600 euro di validità annuale che può essere speso, da coloro che ne faranno richiesta, per accedere ad un percorso di psicoterapia presso psicoterapeuti privati regolarmente iscritti all’albo. Chiaramente la cifra stanziata non copre le spese di un intero percorso ma vuole essere un aiuto almeno in fase iniziale.
Il fatto è che molti mi chiedono quando e come potranno far richiesta del bonus.
Purtroppo bisogna aspettare il decreto attuativo perché entri in vigore e si parla di una data tra Aprile e Maggio. Dopodiché saranno anche spiegate dal Ministero competente quali saranno le modalità per far richiesta.
È stato anticipato che servirà un certifico del medico di base che attesti la necessità del paziente di iniziare un percorso di psicoterapia.
In attesa quindi di nuovi sviluppi e info più precise vi ricordo che l’equipe del Centro di Psicoterapia Scaligero si rende disponibile ad accettare pazienti che usufruiranno del bonus psicologo perciò RESTATE CONNESSI!
Ciao a tutti, in questo articolo vorrei parlarvi di un grande insegnamento che ho ricevuto su come svolgere il mio lavoro, che può diventare un piccolo aiuto per chi si trova in difficoltà e volesse rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
Venerdì scorso ho partecipato al workshop introduttivo del ciclo “Clinica della mente ossessiva”,condotto dal Prof. Francesco Mancini.
Non voglio entrare nello specifico del corso per non annoiare, con argomenti troppo tecnici, chi avrà voglia di leggere questo post ma racconto che lo scopo principale della giornata è stato comprendere lo schema di funzionamento della mente di un paziente con disturbo ossessivo compulsivo (DOC).
Per chi non lo conoscesse il prof. Mancini, è uno dei massimi esperti del DOC e, nonostante lo conosca da anni, ho sempre qualcosa da imparare da lui. C’è un concetto in particolare, che ha espresso venerdì, che vorrei trasmettere al pubblico e anche se non ricordo precisamente le parole diceva questo: “Insisto così tanto sul fatto che riusciate a comprendere la mente del paziente perché se non ci riuscite, anche se conoscete le strategie e le tecniche d’intervento migliori del mondo, non saprete applicarle”.
In sostanza quello che ci voleva far capire è che per diventare dei bravi psicoterapeuti non basta conoscere le tecniche più efficaci e innovative, prima di tutto è fondamentale conoscere a fondo chi ci sta di fronte: cosa pensa, come si sente, come si comporta, che scopi ha, che bisogni ha e così via. Conoscere tutti questi aspetti e saperli organizzare secondo un senso logico significa comprendere davvero la mente di qualcuno.
Da quando ho intrapreso la mia carriera professionale applico con convinzione questo insegnamento e cerco di trasmetterlo agli psicologi e specializzandi più giovani perché capire veramente le persone è il primo passo per poterle aiutare ma ora giro questo discorso a chi sta dall’altra parte e cerca un aiuto in campo psicologico.
Premesso che ci si rivolga sempre e solo ad un professionista che possieda una laurea, un’abilitazione alla professione e una specializzazione, un altro aspetto importante da considerare è trovare qualcuno che sia veramente capace di accogliervi, capire cosa vi succede e di spiegarlo con chiari e semplici parole. Se in questa fase vi sentirete riconosciuti e potrete dire a voi stessi “finalmente qualcuno che sa come mi sento, cosa penso e perché”, allora è possibile che abbiate trovato il terapeuta giusto per voi. Se vi sentirete davvero compresi è probabile che sarete anche più disposti ad affidarvi alle sue cure. Quindi vi invito a tener presente questa piccola regoletta qualora aveste bisogno di un aiuto.
Per oggi è tutto ma vi rimando al mio prossimo articolo sul corso di formazione a cui parteciperò questo weekend, dal titolo “Il ritiro sociale in adolescenza”, altro argomento di cui mi occupo da tempo e di assoluta attualità. Mi raccomando allora……restate connessi!
Nel mio precedente articolo avevo promesso che mi sarei addentrata di più nella definizione di Ritiro Sociale ed eccomi qui.
Cercherò di
spiegarlo nel modo più semplice e chiaro perché come vi avevo anticipato si
tratta di una dimensione complessa.
Per dimensione si intende un insieme di caratteristiche che possono essere misurate sia per qualità che per quantità e nel caso del ritiro sociale possono essere le motivazioni, le emozioni e i comportamenti ad esso connessi.
Il Ritiro Sociale consiste in pratica nel sottrarsi gradualmente alle opportunità di interazione sociale fino alla chiusura totale al mondo, ovvero quei casi in cui una persona si chiude in una stanza senza più vedere nessuno, neanche i propri familiari, per molto molto tempo, mesi o addirittura anni.
Il Ritiro Sociale è un aspetto che può presentarsi in diverse patologie (depressione, fobia sociale, autismo …) per questo è definito transdiagnostico.
La traiettoria di chiusura alla società di solito nasce presto, a volte già nell’infanzia, e dipende da diversi fattori individuali (per es. la timidezza e le abilità sociali), relazionali (per es. la validazione e il giudizio degli altri) e ambientali (per es. il tempo e la numerosità del contesto). Questi fattori possono diventare fattori di rischio o fattori protettivi a seconda di se, quanto e come si presentano. Per esempio avere sufficienti abilità sociali può essere un fattore protettivo rispetto al ritiro sociale.
E’ importante considerare le motivazioni interne che spingono il soggetto a ritirarsi: disinteresse sociale o timidezza conflittuale. Vi sono infatti tre tipi di ritiro sociale:
1) persone
che avrebbero interesse a stare con gli altri ma che per ansia e vergogna non
ci riescono;
2) persone
che provano un senso di estraneità e non appartenenza che inibisce il desiderio
di stare con gli altri e li pone in una condizione del tipo “ci sto ma
anche no”;
3) persone
che sono distaccate e stanno bene così.
Si può dedurre quindi che non sempre il ritiro sociale è una patologia, a volte può essere vissuto come una scelta, un desiderio. Pensate ad esempio al bambino che gioca da solo o all’adolescente che si chiude in camera sua: probabilmente il primo sta sviluppando delle capacità e il secondo sta costruendo la sua identità. Di conseguenza per capire se alcuni segnali sono sintomo di una patologia è importante affidarsi ad un professionista che sappia valutare il grado di adattamento del soggetto che si ritira.
Visto che segni e sintomi del ritiro sociale possono manifestarsi già nell’infanzia e nell’adolescenza, senza cadere in facili allarmismi, qualora ci fosse un dubbio la cosa migliore è rivolgersi ad una psicoterapeuta che possa una corretta valutazione e ricordate sempre che prevenire è meglio che curare!
Ora vi lascio riflettere su questo punto e vi rimando al mio prossimo articolo su questo interessante argomento. Se avete domande e vostre riflessioni da condividere sono sempre ben accette. Stay tuned!
Come si presentano i Domestic Offenders e quale possibile trattamento?
Relazione presentata al convegno Sitcc di Verona sulla violenza domestica
Al link sottostante troverete la presentazione del trattamento sui Domestic Offender secondo il modello della Terapia Metacognitiva Interpersonale (Dimaggio, Popolo et al.,Corpo, Immaginazione e Cambiamento- Cortina 2019).
Ci sono alcuni spunti interessanti su come si presentano i Domestic Offenders in terapia e sulla modalità di trattamento
Rassegna “Pillole di psicologia”. In questo filmato la dr.ssa Pinton Michela vi parla della possibilità che i disturbi d’ansia si presentino in comorbilità con altri disturbi e come ci si approccia nel setting terapeutico se si presenta questa eventualità. Buona visione!
Questo è forse l’unico pregiudizio che viene mosso alla mia categoria professionale che in parte capisco e accetto. Bisogna ammettere che in Italia, per molti anni, si è sentito parlare solo di terapie di lunghissima durata, a volte addirittura decennale o ventennale. Ma è così anche oggi???
E’ assolutamente vero che esistono percorsi psicoterapeutici che si protraggono per molto tempo (di solito fanno riferimento ad un particolare approccio), ma è anche vero che, nonostante il ritardo rispetto ad altri paesi, finalmente anche in Italia sono riconosciuti e stanno prendendo sempre più piede anche altri modelli, di ben altra durata temporale. Probabilmente ciò accade anche in virtù del cambiamento dei tempi e delle diverse necessità da parte della società. Non starò ora a farvi l’elenco di tutti gli approcci psicoterapeutici e delle loro tempistiche perché, come al solito, preferisco parlare solo di ciò che conosco direttamente e applico nel mio lavoro.
Siccome mi rifaccio al modello teorico della psicoterapia cognitivo comportamentale, posso affermare che secondo questo approccio un percorso terapeutico può durare tra i 4 e i 12 mesi a seconda del caso. Si tratta quindi di un percorso a breve termine e ciò è possibile perché terapeuta e paziente collaborano per la risoluzione di un problema presentato qui ed ora. I colloqui sono solitamente a cadenza settimanale e più che la durata della terapia, aspetti importanti sono la costanza e la continuità. Ovviamente non tutti i casi sono uguali e quando il livello di gravità è alto il tempo di cura può prolungarsi oltre l’anno. In questi casi di solito si integrano anche altre forme di trattamento e la farmacoterapia, se necessari.
Con queste poche e semplici informazioni spero che il punto di vista sulla durata della psicoterapia posso cambiare. Prima di salutarvi però ci terrei a sottolineare una cosa: tempi brevi di psicoterapia sono possibili ma un’unica seduta NO! Lo dico perché capitano pazienti che chiedono un unico colloquio nella speranza di avere una soluzione immediata ai loro problemi, ma ciò non è possibile. Noi psicologi e psicoterapeuti non siamo maghi, non leggiamo la mente, non abbiamo bacchette magiche o sfere di cristallo per risolvere in un colpo solo i problemi della gente. Se avessimo in tasca la soluzione di ogni problema sarebbe una fortuna per tutti e il mondo sarebbe diverso, ma questi sono solo sogni ed illusioni. Quello che possiamo realisticamente fare è mettere a disposizione le nostre conoscenze per aiutare le persone a vedere i problemi da un altro punto divista e trovare da sé delle soluzioni oltre che migliorare il benessere e l’equilibrio interiore. Il massimo che possiamo fare in una sola seduta è inquadrare molto bene il problema che ci è stato esposto dal paziente e descriverlo in maniera puntuale in modo che possa avere una visione più chiara di sé e della sua situazione da cui poter partire. Il percorso terapeutico se necessario viene dopo e richiede per forza più tempo. Le “terapie fast food” non esistono, tenetelo a mente!
In questo articolo vi svelerò i segreti del mestiere. Scopriamo insieme se e come uno psicologo può manipolare la mente delle persone.
In realtà questo pregiudizio mi sembra alquanto superato. E’ passato molto tempo da quando ho sentito una frase del genere. Nei pochi casi in cui mi è stata rivolta, magari anche solo come battuta, ho sempre posto questa domanda: “Secondo te come posso fare a manipolare la mente delle persone?” Di solito le persone danno risposte molto vaghe del tipo “Eh… che ne so io come fai? Tu sai i trucchi del tuo mestiere!” oppure “Magari mi ipnotizzi e mi fai fare quello che vuoi!”
Bene, sveliamo allora i trucchi del mestiere, sono convinta che informare, spiegare, comunicare il più possibile sulla professione dello psicologo sia molto importante per superare dubbi e timori.
Che modi può avere uno psicologo per manipolare la mente delle persone?
Non può usare dei farmaci perché non è un medico e quindi non è abilitato a prescriverli e somministrarli.
Per la mia specifica formazione non utilizzo l’ipnosi come tecnica terapeutica, ma so che serve una formazione specifica per poterla utilizzare e che non tutti gli psicoterapeuti la praticano. Alcune persone credono consista in una perdita di coscienza, dove il terapeuta può controllare la mente del paziente ma non è così. Si tratta di un’esperienza di trance in cui non può venire modificata la personalità, la volontà e i principi morali della persona che si sottopone a questa pratica.
La parola, il colloquio, questo sì è il mezzo utilizzato dagli psicologi e psicoterapeuti per svolgere il proprio lavoro. Il colloquio in psicologia è uno strumento di conoscenza che utilizza la comunicazione allo scopo di raccogliere informazioni con fini di ricerca, di diagnosi o di presa in carico per un determinato trattamento. Il colloquio tra uno psicologo e colui che lo consulta può avvenire solo se c’è una motivazione e un interesse autentico da parte di entrambi. Se una persona ha paura di essere manipolata mentalmente da uno psicologo non credo che chieda un colloquio. Chi invece ha provato questa esperienza penso possa rivelare di cosa si tratta ed essere più convincente di me nel spiegarlo, visto che io sono di parte.
Insomma credo davvero che si tratti solo di suggestioni, fantasie o chiacchiere poco attinenti con la realtà. Le persone che si rivolgono agli psicologi e si sottopongono a delle sedute o a percorsi di psicoterapia sono in continuo aumento ma di solito per motivi di privacy non raccontano la loro esperienza. Io però le inviterei tutte a descrivere come si è svolto il loro colloquio, senza entrare nello specifico dei motivi che le hanno portate a chiedere un consulto. Sono convinta che i loro racconti sarebbero molto più chiarificatori e istruttivi delle mie parole. Perché quindi non provarci? Potete usare anche questo spazio per raccontarvi, ne sarei felice. Buona giornata a tutti.