I 10 MITI PIU’ COMUNI SULLE EMOZIONI

Mito 3: “Se gli altri non approvano le mie emozioni significa non dovrei sentirmi come mi sento”.

Mito 4: “I giudici delle mie emozioni sono gli altri”.

Salve a tutti,

torniamo a parlare dei miti sulle emozioni e in particolare dei miti 3, “Se gli altri non approvano le mie emozioni significa non dovrei sentirmi come mi sento” e 4, “I giudici delle mie emozioni sono gli altri”.

Per analizzare l’attendibilità di questi miti vorrei richiamare alla memoria quanto detto nel precedente video sul mito n.2 in cui si parlava di giudicare le proprie emozioni.

Avevo spiegato che giudicare le proprie emozioni è un’operazione inutile e dannosa.

  • Inutile perché c’è sempre un motivo se proviamo una determinata emozione e tutte le emozioni hanno una funzione.
  • Dannosa perché attaccando le proprie emozioni si finisce con provarne altre come tristezza, rabbia, ansia, colpa, vergogna etc., aumentando un carico emotivo spiacevole.

Nei miti 3 e 4 inoltre sono gli altri a giudicare le nostre emozioni e vi pongo una domanda: “Perché permettiamo alle altre persone di giudicare le nostre emozioni?”

Per quanto ci possano conoscere bene, gli altri non potranno mai sentire quello sentiamo noi né essere nella nostra mente e pensare esattamente le stesse cose.

Certo potranno cercare di ascoltarci, capirci, essere empatici e condividere ma non potranno mai sostituirsi a noi stessi.

“E perché poi le altre persone dovrebbero arrogarsi il diritto di giudicare come ci sentiamo? Se abbiamo imparato a non farlo noi stessi perché permetterlo ad altri?”

Credo che anche in questo caso come nel mito n.2 la chiave di lettura corretta sia l’accettazione, sia da parte nostra che da parte degli altri.

Quindi se incontriamo persone che tendono a giudicare le nostre emozioni, invitiamoli ad essere più empatici e ad accettare le nostre emozioni.

Per oggi è tutto. Ci vediamo la prossima settimana con un nuovo video sul mito n.5: “Alcune emozioni sono distruttive”.

E come sempre…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

BONUS PSICOLOGO 2024

Salve a tutti,

mi spiace interrompere momentaneamente il ciclo di video sulle emozioni e sull’ansia, pubblicati nelle ultime settimane, ma ho un’importante comunicazione di servizio da dare che riguarda il Bonus Psicologo 2024. Credo che le seguenti informazioni saranno utili a molte persone.

Finalmente l’INPS ha emesso una circolare in cui informa gli utenti circa i nuovi contributi per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia (BONUS PSICOLOGO) e le istruzioni per la presentazione della domanda. Ora vi darò le informazioni principali per fare richiesta e usufruire di questa opportunità.

Beneficiari

Possono accedere alla prestazione le persone in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica.Il beneficio è riconosciuto una sola volta per ciascuna annualità ai soggetti in possesso dei seguenti requisiti:

  • residenza in Italia;
  • valore ISEE in corso di validità, ordinario o corrente, non superiore a 50.000 euro.

Beneficio

Il contributo può avere un valore non superiore a 1.500 euro per persona e viene modulato in base all’ISEE del richiedente.

L’importo complessivo massimo del beneficio è parametrato in base alle seguenti fasce:

a) inferiore a 15.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è stabilito in 1.500 euro per ogni beneficiario;

b) compreso tra i 15.000 e i 30.000 euro, l’importo massimo stabilito in 1.000 euro;

c) superiore a 30.000 e non superiore a 50.000 euro, l’importo massimo stabilito in 500 euro.

Presentazione della domanda

La domanda per accedere al beneficio può essere presentata, esclusivamente in via telematica, accedendo al servizio “Contributo sessioni psicoterapia” attraverso una delle seguenti modalità:

  • portale web, sul sito dell’Istituto www.inps.it, accessibile tramite SPID, Carta di identità elettronica (CIE) 3.0 o Carta Nazionale dei servizi (CNS);
  • contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento).

Si rammenta che, ai fini della presentazione della domanda, il cittadino richiedente deve essere in possesso di un’attestazione ISEE in corso di validità alla data della domanda.

Cosa importante da tenere presente, è possibile presentare domanda anche per i minori in qualità di genitore o tutore.

La domanda per l’anno 2023 potrà essere presentata a partire dal 18 marzo 2024 fino al 31 maggio 2024. Vista l’esperienza dello stanziamento precedente, vi raccomando di presentare domanda il prima possibile perché non è detto che i fondi siano sufficienti a coprire tutte le richieste che arrivano e perché conta l’ordine cronologico di ricezione.

Elaborazione delle graduatorie, esito della domanda e utilizzo del contributo

Al termine del periodo stabilito per la presentazione delle domande, vengono stilate le graduatorie per l’assegnazione del beneficio, distinte per Regione e Provincia autonoma, tenendo conto del valore ISEE più basso e dell’ordine cronologico di presentazione delle domande.

L’esito della richiesta è notificato tramite SMS e/o e-mail ai soggetti richiedenti, ai recapiti che hanno indicato ed è consultabile sulla medesima procedura utilizzata per la presentazione della stessa nella sezione “Ricevute e provvedimenti”.

In caso di accoglimento della domanda, nel relativo provvedimento è indicato l’importo del beneficio e il codice univoco associato, che deve essere comunicato al professionista, scelto tra gli specialisti regolarmente iscritti nell’elenco degli psicoterapeuti.

Il beneficiario ha 270 giorni di tempo, decorrenti dalla data di pubblicazione del messaggio, per usufruire del Bonus utilizzando il codice univoco attribuito. Decorso tale termine il codice univoco è automaticamente annullato e le risorse non utilizzate saranno riassegnate.

Spero di essere stata utile ed esaustiva dandovi queste informazioni. Vi ricordo solo un’ultima cosa. Anche io sono iscritta nell’elenco degli psicoterapeuti aderenti al Bonus Psicologo, pertanto se avete bisogno di ulteriori informazioni o di iniziare un percorso utilizzando il Bonus sapete che potete contattarmi

Ci rivedremo la prossima settimana e torneremo a parlare di emozioni, quindi restate connessi!!!

Dr.ssa Pinton Michela

I 10 MITI PIU’ COMUNI SULLE EMOZIONI

Mito 1: “C’è un modo giusto di sentirsi in ogni occasione!”

Salve a tutti,

la scorsa settimana vi ho elencato i 10 miti più comuni sulle emozioni e da oggi li studieremo uno per uno.

Cominciamo col mito n. 1: “C’è un modo giusto di sentirsi in ogni occasione!”

Significherebbe che per ogni situazione che ci troviamo a vivere esiste una sola emozione giusta da provare. Significherebbe che tutte le persone al mondo nella stessa identica situazione proverebbero la stessa emozione. Succede così nella realtà?

Vi faccio un esempio: immaginate una riunione di lavoro in cui il capo fa una lavata di testa ai suoi quattro dipendenti per un errore che hanno commesso. In quel momento uno dei dipendenti si sente arrabbiato perché non trova giusto che il capo li tratti a quel modo, il secondo si sente ferito e umiliato per il giudizio negativo ricevuto, il terzo si sente in colpa per l’errore commesso e il quarto è in ansia perché teme delle conseguenze negative.

Come si spiega che nella stessa identica situazione queste quattro persone provino emozioni diverse?

È semplice e l’avrete intuito da voi. Le emozioni sono connesse con i nostri pensieri e viceversa. Nell’esempio che vi ho fatto i quattro dipendenti fanno pensieri diversi e così provano anche emozioni diverse.

Possiamo affermare che una sola di queste persone prova l’emozione giusta?

I motivi che portano ognuno a provare una certa emozione non sono tutti plausibili?

Converrete con me che è proprio così e questo dimostra che non c’è una emozione giusta da provare in ogni occasione. L’emozione è soggettiva e può essere valida qualunque essa sia.

E non abbiamo considerato quelle situazioni in cui si provano più emozioni contemporaneamente.

Vi è mai capitato di sentirvi in un determinato momento un po’ in ansia ma anche un po’ tristi o un po’ arrabbiati. Come ce lo spieghiamo? Di nuovo una delle emozioni è quella giusta e le altre sono tutte sbagliate?

Forse non consideriamo che la nostra vita è più complessa di come tendiamo a descriverla, ricca di sfaccettature, di mille modi di interpretarla e ciò giustifica il fatto di provare più emozioni.

Vi lascio riflettere su questo punto e vi invito a seguire il mio prossimo post sul secondo mito “Alcune emozioni sono stupide e sbagliate!”. Vedremo se anche questo è vero e nel frattempo…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

I 10 MITI PIU’ COMUNI SULLE EMOZIONI

Salve a tutti,

come preannunciato, ecco il primo video del ciclo “I disturbi d’ansia”, solo che prima di addentrarci nell’argomento ansia, credo sia più opportuno partire da un’introduzione un po’ più generale sulle emozioni.

Oggi quindi vi parlerò dei miti che circolano sulle emozioni.

Parlando con le persone spesso mi rendo conto che hanno delle credenze e convinzioni particolari sulle emozioni proprie e altrui, a volte bizzarre, a volte del tutto irrazionali. In generale riscontro una tendenza a giudicare le emozioni, che quindi vengono etichettate come positive o negative, giuste o sbagliate, pericolose o dannose, utili o inutili.

Le domande allora che mi vengono in mente e che vorrei porvi sono: “Le emozioni sono davvero così?”, “È giusto giudicare le emozioni?” e “Quali sono i giudizi più comuni sulle emozioni?”

Proverò a farvi un elenco dei miti sulle emozioni che sono più frequenti e diffusi e per oggi vi chiedo solo di appuntarvi quelli che qualche volta avete pensato anche voi oppure quelli in cui credete fermamente.

I miti sulle emozioni più comuni sono questi:

  1. C’è un modo giusto di sentirsi in ogni occasione.
  2. Alcune emozioni sono stupide e sbagliate.
  3. Se le persone non approvano le mie emozioni significa che non mi dovrei sentire come mi sento.
  4. I giudici delle mie emozioni sono le altre persone.
  5. Alcune emozioni sono distruttive.
  6. Le emozioni dolorose vanno ignorate, inibite, bloccate o eliminate.
  7. Essere emotivi significa perdere il controllo.
  8. Le emozioni sono inutili.
  9. Le emozioni possono comparire senza ragione.
  10. Far sapere agli altri che sto male è un segno di debolezza.

“Che ne pensate? Dite la verità avete riconosciuto qualche pensiero che avete fatto anche voi? Ve lo siete appuntato?”

Se così fosse, non vi preoccupate perché, come vi ho detto, è piuttosto comune fare di questi pensieri. Tuttavia è bene stabilire se questi pensieri siano attendibili e siano utili.

Nei prossimi video prenderò in esame qualcuno di questi miti e proverò a rispondere alle domande che ho posto in apertura. Nel frattempo provate a pensarci anche voi e come sempre…restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

IMPARIAMO A CONOSCERE I DISTURBI D’ANSIA

Pillole di conoscenza a cura delle dr.ssa Michela Pinton

Salve a tutti,

per chi ancora non mi conosce ancora, sono la dr.ssa Michela Pinton. Sono una psicologa e una psicoterapeuta cognitivo comportamentale.

Lavoro a Padova in uno studio prIvato e a Verona presso il Centro di Psicoterapia Scaligero.

Nella mia professione mi occupo di consulenza, prevenzione, diagnosi e cura e nel mio piccolo cerco di divulgare contenuti scientifici che riguardano la psicologia e la psicoterapia attraverso il mio sito e i miei profili social che riporto in sovraimpressione.

Il mio ambito di lavoro di elezione sono i disturbi d’ansia in tutte le fasce d’età. Per questo motivo in questo nuovo anno, ho deciso di proporre a chi mi segue un ciclo di contenuti, sia in forma scritta che video, tutti incentrati sui disturbi d’ansia.

Gli argomenti che intendo trattare saranno:

  1. Le emozioni
  2. Paura e ansia
  3. Quando l’ansia diventa un problema
  4. I disturbi d’ansia
  5. I sintomi dell’ansia
  6. L’iperventilazione
  7. Strategie di gestione dell’ansia
  8. Psicologia e psicoterapia
  9. La terapia cognitivo comportamentale
  10. Il trattamento dell’ansia

Spero in questo modo di dare delle informazioni semplici, immediate ma anche utili per tutti coloro che si trovano in difficoltà con la gestione dell’ansia o credono di avere un disturbo d’ansia. Ricordo tuttavia che nel caso il vostro problema si prolunghi nel tempo, o sia particolarmente frequente, intenso e persistente, avere delle nozioni sull’argomento potrebbe non essere sufficiente. In tali casi vi invito a chiedere un consulto ad un professionista. Per qualsiasi informazione o per prendere un appuntamento riporto i miei contatti diretti e le sedi dove ricevo.

Alla prossima settimana allora con il primo articolo e video che riguarderà “I MITI CHE CIRCOLANO SULLE EMOZIONI” e come sempre…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

INTERVISTA INTEGRALE ALLA RADIO DELLA DR.SSA PINTON MICHELA (part.1)

Oggi vi proponiamo la prima parte della versione integrale dell’intervista a Radio Story Time della dr.ssa Pinton Michela. Gli argomenti trattati: differenza tra psicologia e psicoterapia, cos’è la psicoterapia cognitivo comportamentale e carriera professionale della dottoressa tra passato, presente e futuro.
Buona visione. Aspettiamo i vostri commenti.
Restate connessi!!!

INTERVISTA ALLA RADIO DELLA DR.SSA PINTON MICHELA

INTERVISTA ALLA RADIO DELLA DR.SSA PINTON MICHELA

Ciao a tutti,
ecco una sintesi dell’intervista integrale della dr.ssa Pinton Michela per Radio Story Time.
In questo breve filmato si parla della differenza tra psicologia e psicoterapia, della psicoterapia cognitivo comportamentale e di quanto e come la recente pandemia abbia influito sui disturbi psicopatologici.
Buona visione e restate connessi!!!

RECENSIONE LIBRO “LA TRAPPOLA DELLA FELICITA’” DI RUSS HARRIS

Ciao a tutti,

ho da poco concluso la lettura del libro “La trappola della felicità” di R. Harris.

Si tratta di un manuale di auto aiuto e può essere letto e compreso da tutti. L’esposizione dei contenuti è chiara, semplice, scorrevole e il testo è ricco di esempi che spiegano i concetti proposti. È un manuale molto utile che introduce ad una delle nuove terapie di terza generazione.

Questo libro presenta i principi fondamentali e alcune tecniche della Acceptance and Commitment Therapy.

Scopo del libro è aiutare le persone a sviluppare la flessibilità mentale in modo da vivere pienamente il loro presente e agire in direzione dei propri valori. Può essere un buon punto di partenza per apprendere come funziona la nostra mente, per aumentare il livello di consapevolezza personale e per provare a cambiare certi modi di agire.

Tuttavia tengo a precisare ai lettori che in questo libro si parla di psicoterapia e per quanto sia comprensibile e fruibile non può sostituirsi ad un percorso vero e proprio.

L’ACT è un modello di trattamento psicoterapeutico che ha dato prova di efficacia e che pertanto si sta diffondendo ampiamente. I principi cardine di questa terapia risultano semplici e intuitivi ma lavorare su di sé per aumentare la flessibilità psicologica non è così semplice come sembra, soprattutto se si soffre di un disturbo psicologico.

Solitamente consiglio questo manuale o come testo introduttivo per avvicinarsi a questo tipo di terapia per un possibile percorso futuro o come promemoria a seguito di un percorso già concluso. Per chi fosse interessato quindi all’ACT, lo invito a prendere contatti con un professionista formato su questo tipo di trattamento in modo che possa essere guidato e sostenuto nella sua applicazione.

Per qualsiasi altra informazione sull’ACT o contatto resto a vostra disposizione e voi, come sempre, RESTATE CONNESSI!!!

Dr.ssa Pinton Michela

LA RELAZIONE TERAPEUTICA NEI CASI COMPLESSI

“La verità è fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare!” (cit. L. Schefer)

Ciao a tutti, comincio questo mio post con questa citazione per introdurre un tema che è stato affrontato nell’ultimo simposio a cui ho partecipato alcuni giorni fa dal titolo “La gestione della relazione terapeutica attraverso casi clinici”.

L’esperienza clinica insegna a noi psicoterapeuti che a volte i pazienti che presentano una patologia grave intraprendono il percorso terapeutico facendo delle richieste che non corrispondono con il loro reale bisogno di aiuto.

Perché succede questo?

I motivi possono essere diversi:

  1. il paziente non è sempre consapevole del suo reale problema;
  2. il paziente non accetta il suo problema e sposta la sua attenzione su altro;
  3. il paziente non si fida abbastanza del terapeuta da confessare cosa davvero lo mette in difficoltà;
  4. il paziente ha dei pregiudizi su di sé, sul terapeuta o sulla sua patologia che lo bloccano.

Riprendendo la citazione iniziale è bene tener presente che per un paziente confrontarsi col suo vero problema da un lato lo illumina, lo aiuta a comprendere e ad aprire il percorso ma dall’altro può esporlo a qualcosa di doloroso che vorrebbe quindi sfuggire.

In conclusione arrivare alla verità può richiedere un certo tempo per arrivare ad un buon livello di conoscenza e fiducia con lo psicoterapeuta, per superare certi blocchi e aprirsi veramente ma ne vale sempre la pena. In fondo l’alternativa quale sarebbe? Restare invischiati nei propri problemi e continuare a soffrire?

Il mio invito per coloro che si trovassero in una situazione di intenso e prolungato disagio psicologico è di cercare un professionista esperto a cui rivolgersi e provare ad affidarsi anche se ci volesse del tempo e anche se non fosse facile aprirsi completamente.

A presto con un altro articolo e ….RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela

LETTURA CONSIGLIATA: LA TRAPPOLA DELLA FELICITA’.

Ciao a tutti, come anticipato nei miei post precedenti sono reduce da una formazione sull’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), una delle terapie di terza generazione. L’ho trovata molto interessante e sicuramente molto utile. Continuerò a studiarla e presto comincerò ad applicarla nella mia pratica clinica.

Per introdurre anche a voi lettori questo approccio terapeutico, vorrei consigliare quest’opera divulgativa che è rivolta sia a chi sta facendo un percorso terapeutico, sia a chi semplicemente desidera migliorare il proprio stato interiore. Il libro s’intitola “La trappola della felicità” e l’autore è Russ Harris, uno dei fondatori dell’ACT.

La ricerca della felicità è uno scopo che accomuna tutti gli esseri umani. Steven C. Hayes, psicologo, ha individuato i miti principali sulla felicità (2008). Che cosa è un mito? Dalla definizione del dizionario Treccani: una narrazione di particolari gesta compiute da dei, semidei, eroi e mostri. Il mito può offrire una spiegazione di fenomeni naturali, legittimare pratiche rituali o istituzioni sociali e, più genericamente, rispondere alle grandi domande che gli uomini si pongono. Caratteristica essenziale del mito è che esso si sia diffuso oralmente prima di essere scritto, e che si perpetui nella tradizione di un popolo.

Le principali affermazioni sulla felicità che si sono tramandate per secoli e generazioni sono le seguenti:

  1. La felicità è una condizione naturale di tutti gli esseri umani;
  2. Se non sei felice hai qualcosa che non va;
  3. Per avere una vita migliore dobbiamo sbarazzarci dei sentimenti negativi;
  4. Dovresti essere capace ciò che pensi e ciò che provi.

A questo punto provo a porvi qualche domanda su cui riflettere: “Chi non ha mai pensato qualcuno di questi miti?” Ammettiamolo, chi più e chi meno ci abbiamo creduto tutti e probabilmente ci crediamo ancora.

Ma se abbiamo fondato il nostro modo di vivere su questi miti e invece alla fine risultassero falsi e fuorvianti?

Che succederebbe se ci accorgessimo che tutti i nostri sforzi per raggiungere la felicità ci portassero invece sofferenza?

E se invece di cercare la felicità intesa come “sentirsi bene”, cercassimo di costruirci una vita piena e degna di essere vissuta?

Questo libro ha proprio l’obiettivo di osservare questo argomento da un altro punto di vista e di invitare i lettori a sperimentare modi diversi di approcciare ai nostri stati mentali. Se leggerete questo libro forse la proposta su come gestire le emozioni vi sembrerà del tutto nuova, diversa, magari anche strana e assurda ma sappiate che si basa su numerosissime ricerche scientifiche che ne garantiscono la validità, fondatezza e affidabilità. Vi invito quindi ad avere un atteggiamento curioso e aperto e a provare a mettervi in gioco e forse scoprirete anche voi un nuovo modo di vivere e gestire le vostre emozioni.

A presto con un altro argomento e come sempre…..RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela