continua il ciclo di video in cui vi parlo di come possiamo prevenire o contrastare il disagio psicologico che può derivare dall’isolamento sociale. Si tratta di piccole e semplici strategie che possiamo applicare tutti. Spero così di alleviare un poco il peso della reclusione forzata fino a quando questa emergenza non sarà passata. A presto e restate connessi!
continua il ciclo di video in cui vi parlo di come possiamo prevenire o contrastare il disagio psicologico che può derivare dall’isolamento sociale. Si tratta di piccole e semplici strategie che possiamo applicare tutti. Spero così di alleviare un poco il peso della reclusione forzata fino a quando questa emergenza non sarà passata. A presto e restate connessi!
continua il ciclo di video in cui vi parlo di come possiamo prevenire o contrastare il disagio psicologico che può derivare dall’isolamento sociale. Si tratta di piccole e semplici strategie che possiamo applicare tutti. Spero così di alleviare un poco il peso della reclusione forzata fino a quando questa emergenza non sarà passata. A presto e restate connessi!
continua il ciclo di video in cui vi parlo di come possiamo prevenire o contrastare il disagio psicologico che può derivare dall’isolamento sociale. Si tratta di piccole e semplici strategie che possiamo applicare tutti. Spero così di alleviare un poco il peso della reclusione forzata fino a quando questa emergenza non sarà passata. A presto e restate connessi!
da oggi vorrei cominciare un ciclo di video in cui vi parlo di come possiamo prevenire o contrastare il disagio psicologico che può derivare dall’isolamento sociale. Si tratta di piccole e semplici strategie che possiamo applicare tutti. Spero così di alleviare un poco il peso della reclusione forzata fino a quando questa emergenza non sarà passata. A presto e restate connessi!
In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo
accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i
contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro
lavoro sebbene in modo diverso.
Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi
parlavo di ambiti specifici (attenzione memoria, creatività, emozioni…) del
nostro funzionamento cerebrale e di come possono essere influenzati
dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Per ogni ambito ci siamo resi conto che
le nuove tecnologie possono avere un’influenza sia positiva che negativa e se
ciò
sia un bene o un male è ancora troppo presto per dirlo ma dovremmo comunque
tenere conto delle conoscenze che abbiamo e regolarci di conseguenza.
Alla luce di quanto detto, un modo per riuscire a sfruttare i vantaggi dell’utilizzo delle nuove
tecnologie senza incorrere nei rischi che ho elencato potrebbe essere quello di
prendere alcune precauzioni.
Vi propongo quindi un decalogo per il buon utilizzo
delle nuove tecnologie che rivolgo soprattutto a bambini e ragazzi, i cosiddetti
“nativi digitali”, che possono più facilmente cadere vittime o essere
protagonisti di un uso poco corretto e dannoso dei strumenti digitali.
Per prima cosa dovremmo tutti tener presente
che virtuale è
reale, non sono mondi diversi e distinti come li pensavamo inizialmente ma si
influenzano a vicenda. Partendo da questo presupposto potrebbe allora essere
utile seguire alcune regole:
cominciare ad utilizzare le nuove tecnologie nella fascia di età
tra i 14 e i 16 anni perché solo a questa età le competenze utili per saper
gestire con criterio questi strumenti sono sviluppate;
limitare il tempo di utilizzo dei device, in particolare per i
bambini non più di mezz’ora al giorno e per gli adolescenti non più di un’ora
al giorno;
non utilizzare i sistemi digitali in orario serale o peggio ancora
notturno perché hanno una forte influenza negativa sul ritmo sonno-veglia;
bilanciare il tempo in cui siamo connessi con interessi e passioni
da coltivare nel mondo reale e imparare che soddisfazione e piacere sono molto
più intensi e presenti quando sono legati a impegno e sacrificio;
costruire la propria identità virtuale valutando con attenzione
cosa pubblicare e cosa no perché tutto ciò che si pubblica resta per sempre
nella rete con ricadute sulla reputazione;
valutare con attenzione con chi entrare in contatto in rete e a
chi dare amicizia, in particolar modo se si è minorenni;
non rispondere a mail pericolose, minacciose o offensive ma
segnalarle a chi di dovere e bloccare immediatamente il contatto;
essere responsabili e osservare regole di
comportamento anche nel web;
scaricare
solo programmi di cui si è letta tutta l’informativa;
aggiornare
costantemente antivirus e app scaricate.
Spero che queste poche indicazioni possano esservi
utili, anche se non tutte sono facili da mettere in atto e anche se non possono
essere risolutive nel caso di problemi più importanti. Almeno possono essere un
primo passo fino a quando non ne sapremo di più, che ne dite? Mi fa piacere se
vorrete condividere le vostre opinioni o porre delle domande in proposito.
Per oggi vi saluto ma vi ricordo che sto preparando un nuovo appuntamento molto speciale per i prossimi giorni, pertanto mi raccomando, restate a casa e restate connessi!
In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo
accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i
contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro
lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come
l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.
Ci siamo lasciati qualche
giorno fa con un post in cui vi parlavodelle influenze positive delle nuove
tecnologie sulle nostre emozioni. Ho scelto un video tratto dalla
trasmissione “Catfish” per parlarvi oggi
dei possibili risvolti negativi in cui possiamo cadere se non utilizziamo
correttamente le nuove tecnologie.
Alcuni effetti negativi che possono derivare da un uso
smodato delle nuove tecnologie sono:
L’analfabetismo emotivo (Goleman 2011)
ovvero la mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle proprie
emozioni e dei comportamenti a esse associati, la mancanza di consapevolezza
delle ragioni per le quali si prova una certa emozione e l’incapacità a
relazionarsi con le emozioni altrui (non riconosciute e comprese) e con i
comportamenti che da esse scaturiscono;
L’ assenza degli elementi metalinguistici propri della
conversazione faccia a faccia e dei segnali di feedback che
consentano agli attori interagenti di identificare con precisione gli aspetti
relazionali e sociali. Per esempio, lasciare il proprio ragazzo semplicemente
cambiando il proprio status su Facebook da “impegnata” a “single” è molto
diverso che dirgli “ti voglio lasciare” guardandolo negli occhi. Si suppone che
sia questo aspetto a rendere precarie le
relazioni sociali che si creano nei social
network;
L’ assenza del corpo.
Sulla rete l’identità è ridotta a un nickname,
a una foto e poche informazioni che possono rappresentare un sé ideale,
immaginario. Sfugge così la globalità
dell’individuo con le sue molteplici e contraddittorie sfumature. Il corpo
e l’intelligenza corporea sono una fonte di conoscenza di sé e reciproca, uno
strumento fondamentale e una certezza da cui partire per costruire un’identità
solida. L’identità vera diventa quindi irraggiungibile attraverso le nuove
tecnologie e il gap tra identità reale e
ideale rischia di essere sempre più ampio, anche per il soggetto stesso;
L’ empatia, intesa
come la capacità di mettersi nei panni degli altri, sottosviluppata e non esercitata mentre aumentano da un lato
aggressività, bullismo e condotte sessuali sregolate e dall’altro difficoltà
quali episodi depressivi e di ansia.
Il fenomeno del sensation seeking,
caratterizzato da una sorta di ricerca continua di emozioni,
anche estreme, capace di parcellizzare e scomporre l’esperienza interumana
facendola coincidere con l’emozione stessa. E’ come se tutta la relazione
interpersonale coincidesse con l’emozione;
L’ aumento
dell’impulsività. Quando si utilizzano le nuove tecnologie si attiva il nucleo
accumbens, importante per il sistema di ricompensa e grazie al quale proviamo
piacere e siamo motivati a soddisfare i nostri bisogni attraverso un impulso
all’azione, piuttosto che la
corteccia frontale che ha un ruolo nel controllo dell’azione. Ecco perché si reagisce in
maniera più impulsiva. Uno studio del
2013 sui videogiochi ha rilevato come alcuni di questi possano inibire la capacità dei
giocatori di tenere a freno il comportamento impulsivo e aggressivo. I
ricercatori concludono che, costringendo
i giocatori a prendere decisioni veloci in situazioni violente, si inibisce il
“controllo esecutivo proattivo” sulle reazioni impulsive. I giocatori sono
inoltre più propensi a reagire con immediatezza, ostilità o aggressività
incontrollata anche nella vita reale.
Alla luce dei vantaggi e svantaggi elencati possiamo
ribadire che le nuove tecnologie cambiano il modo con il quale noi esprimiamo i nostri
sentimenti e le nostre emozioni. Che questi cambiamenti
siano un bene o meno è ancora troppo presto per dirlo ma dovremmo comunque
tenerne conto e, in base a ciò che sappiamo, cercare di regolarci. La finale è
sempre la stessa: usate le nuove tecnologie ma con giudizio!
Ci vediamo presto online perché ho in serbo una sorpresa per voi. Nel frattempo mi raccomando, restate a casa!
In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo
accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i
contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro
lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come
l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.
Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi
parlavo di alcune abilità cognitive specifiche (attenzione memoria,
creatività…) e di come possono essere influenzate dall’utilizzo delle nuove
tecnologie. Oggi ho scelto un video un po’ datato e romantico, che parla dell’amore
ai tempi di interne, per introdurre il tema
dell’influenza delle nuove tecnologie sulle nostre emozioni, soffermandomi solo
sulle influenze positive. Nel mio prossimo articolo invece vi parlerò delle
possibili influenze negative.
Come sempre prima di entrare nel merito del tema
centrale, vi introduco la definizione di emozione. L’emozione è un processo che coinvolge l’intero corpo e che comprende diversi
aspetti
(espressione del viso, sensazioni corporee, valutazione cognitiva e impulso
all’azione).
Sebbene non
sia ancora chiaro se e quanto le nuove tecnologie siano effettivamente in grado
di modificare le nostre emozioni (al momento le
ricerche non sono in grado di darci una risposta netta e precisa), una cosa è
certa: le nuove tecnologie cambiano
il modo con il quale noi esprimiamo i nostri sentimenti e le nostre emozioni, cambiano la percezione e il significato
che noi diamo a ciò che proviamo dentro di noi, e di conseguenza cambiano la
percezione della nostra realtà e quindi il rapporto che noi abbiamo con
essa.
Tra gli effetti positivi che si possono sottolineare
troviamo:
Maggiore immediatezza, facilità e naturalezza con la
quale le nuove tecnologie ci permettono di esprimere
i nostri stati d’animo attraverso emoji, miniclip, storie, stati… che
diventano conferme per noi stessi e per gli altri del nostro stato d’animo;
Effetto affect labeling ovvero l’esteriorizzazione continua e quasi compulsiva dei nostri stati
interiori sembra avere un effetto catartico su ciò che proviamo. Da numerose
ricerche effettuate è emerso che parlare delle proprie emozioni negative, quali
rabbia e tristezza, e di narrare gli episodi della nostra vita inserendo
connotazioni emotive, riduce la risposta dell’amigdala e altre regioni limbiche
agli stimoli emotivi. Questo vuole dire che narrare i propri eventi negativi esprimendo le emozioni provate ci aiuta
a ridurre il carico emotivo dell’evento stesso.
Le
nuove tecnologie offrono un ambiente più
neutro e meno complesso per comunicare emozioni e sentimenti rispetto al
rapporto interpersonale. Alcune ricerche hanno evidenziato interessanti
effetti cognitivi dell’interazione col computer: una minore sensazione di
essere giudicati, una minore consapevolezza dell’interlocutore, una dimensione
ludica. Questi effetti possono aiutare molto le persone più chiuse, timide,
introverse o che in generale hanno maggiori difficoltà nelle interazioni
sociali vis a vis.
Fin qui tutto bene, no? Che ne pensate? Direi che questi effetti sono
importanti e possono avere un forte impatto positivo sulla nostra vita. Se gli
effetti fossero solo questi saremmo a cavallo ma, come vi avevo anticipato, dobbiamo
prima bilanciarli con gli eventuali effetti negativi di cui vi parlerò nel mio
prossimo articolo.
Allora non mi resta che dirvi di restare connessi e soprattutto di restare a casa finché questa emergenza non sarà finita! A presto.
In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo
accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i
contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro
lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come
l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.
Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi
parlavo di alcune abilità cognitive specifiche (attenzione memoria,
creatività…) e di come possono essere influenzate dall’utilizzo delle nuove
tecnologie. Riassumendo possiamo dire che le
nuove tecnologie possono influenzare sia positivamente che negativamente il
nostro funzionamento cerebrale e per questo non è possibile al momento
trarre delle conclusioni e forse non è neanche opportuno. Questo però non
dovrebbe tradursi in un: “Ok, allora non mi preoccupo, non ci penso!”, anzi,
dovremmo tutti osservare molto
attentamente l’evoluzione di questo fenomeno e cercare, in base a ciò che
sappiamo, di prevenire eventuali influenze negative.
Un modo per riuscire a sfruttare i vantaggi dell’utilizzo delle nuove
tecnologie senza perdere o ridurre importanti capacità come quelle sopra elencate potrebbe
essere il tentativo dibilanciare
aspetti diversi come la focalizzazione
su un unico compito, il multitasking e il lasciare la mente libera. Da quando
sono entrate le nuove tecnologie nel nostro stile di vita siamo sempre più
orientati al multitasking (vedi articolo sull’attenzione) a discapito
dell’attenzione sostenuta e del tempo libero.
Invece la focalizzazione su un unico
compito permette di accedere al pensiero profondo, alla memoria, al problem
solving. Certo dedicarsi ad un unico compito con attenzione richiede tempo e
richiede fatica ma è l’unico modo per mantenere allenate le capacità che vi ho
elencato. Senza un training costante e continuativo man mano si deteriorano e
si perdono.
Un altro
aspetto importante su cui mi preme soffermarmi è il tempo libero, quel tempo che di solito
utilizziamo per distrarci, riposarci e lasciare vagare la nostra mente
liberamente. Includere nella propria giornata del tempo lontano da qualsiasi
incombenza e dall’interferenza dei sistemi tecnologici è fondamentale perché è
proprio in quei momenti che il nostro
cervello comincia a discriminare, organizzare, elaborare, sintetizzare,
sedimentare tutte le informazioni raccolte anche se noi non ne siamo
consapevoli. Questo lavoro che fa il nostro cervello quando è in “stand by” ci
permette poi di trovare e recuperare informazioni che possiamo utilizzare in
qualunque momento. E’ una sorta di rigenerazione del sistema per dirla in
termini informatici e capirete da voi quanto possa essere utile e importante.
Provo a farvi un esempio: qualche tempo fa, parlando con una persona che per
lavoro crea, elabora e conduce progetti di vario tipo, mi ha raccontato che
molto spesso gli capita di avere delle idee nuove o di trovare delle soluzioni
ad un problema di lavoro mentre va a correre e al lavoro non ci pensa proprio.
Io stessa ho avuto esperienze di questo tipo. Quando mi trovo in macchina di
ritorno dal lavoro e ho una buona ora di strada di solito stacco la mente
completamente ascoltando musica o cantando a squarciagola e spesso mi capita
proprio in quei momenti di avere delle idee per un articolo, per un progetto o
per un evento. Queste sono le dimostrazioni di quanto vi ho scritto prima.
Perché non provate a pensarci anche voi e vedere se vi è mai capitato di fare
la stessa esperienza?
In ogni caso la mia indicazione è facile: cercate di dedicare in modo equilibrato del
tempo sia al multitasking che alla focalizzazione su un unico compito che alla
mente libera. In pratica non rimanete sempre in modalità multitasking, ogni
tanto disconnettetevi non solo fisicamente ma anche mentalmente dalle nuove
tecnologie e dedicatevi ad altro. Nel mio prossimo articolo vedremo qualche
piccola regola che potrebbe essere utile seguire.
Buona giornata a tutti e mi raccomando restate a casa!
In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo
accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i
contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro
lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come
l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.
Oggi infatti vi parlerò di due importanti capacità che possediamo, la creatività
e il problem solving, per capire se e come possono essere influenzate dall’uso
delle nuove tecnologie.
Patiamo
innanzitutto dalla definizione di creatività e di problem solving. La creatività è la capacità della mente di
creare e inventare. Il problem solving
è un’attività del pensiero finalizzata ad analizzare, affrontare e risolvere
positivamente delle situazioni problematiche.
Come per la
memoria, di cui vi ho parlato nel mio precedente articolo, studi e ricerche
scientifiche dimostrano che l’utilizzo delle nuove tecnologie impatta con la
creatività e il problem solving sia in senso positivo che negativo. Ma vediamo
cosa succede nel dettaglio.
L’utilizzo
delle nuove tecnologie porta con sé i seguenti vantaggi:
E’ più facile e veloce accedere a qualsiasi tipo di informazione di cui
possiamo aver bisogno per risolvere un problema. Pensate per esempio a quanto
usiamo oggi google maps o i navigatori satellitari per trovare una strada o un
posto che dobbiamo raggiungere o pensate con che facilità uno studente può
recuperare informazioni per scrivere una tesina;
Il pensiero è
più semplice, immediato, reattivo e pertanto richiede meno fatica mentale;
I social
media chiedono agli utenti di interagire con testi, immagini e video e gli utenti si sentono più inclini a creare
e condividere qualcosa di proprio come può essere un album di Flickr, la
recensione di un libro o un contributo a Wikipedia;
La semplicità e velocità nel reperire e condividere informazioni
permette di accumulare tempo libero da poter sfruttare in altro modo.
Ora passiamo
all’altra faccia della medaglia ovvero gli svantaggi connessi con l’utilizzo
delle nuove tecnologie:
Nell’attivazione
cerebrale indotta dalle tecnologiemanca
il reclutamento della corteccia frontale e ciò si traduce in meno allenamento al pensiero profondo,
critico, al ragionamento, alla logica, all’analisi. Queste capacità
cognitive sono indispensabili per il problem solving;
Il mancato ingaggio
della corteccia frontale porta con sé altre difficoltà tra cui la scarsa comprensione di testi e fenomeni
complessi (come ad esempio la pandemia che ci sta coinvolgendo tutti ma che
non tutti riescono capire bene di cosa si tratta e come bisogna agire di
conseguenza), la difficoltà ad elaborare
e utilizzare le informazioni raccolte, la difficoltà a distinguere tra percezione e realtà e tra vero e falso
(come ad esempio tutte le fake news in cui incappiamo regolarmente sui vari
media);
Tutte queste difficoltà impediscono di
conseguenza di trovare soluzioni e operare delle scelte ponderate.
A questo bilancio come sempre aggiungo la dovuta
considerazione che siamo solo all’inizio
di questa rivoluzione nel nostro stile di vita, gli studi e le ricerche in
proposito sono in itinere e ogni giorno si fanno nuove scoperte, di conseguenza
provate a trarre le vostre conclusioni
se volete ma mantenete il beneficio del dubbio. Risposte certe ancora non
ce ne sono, quindi vi ripeto di tenere la mente aperta. Continuiamo comunque ad
osservare con attenzione il fenomeno perché dei cambiamenti importanti li sta
portando e nel prossimo articolo vi sarò una piccola indicazione di
prevenzione, tanto per non restare “tra color che son sospesi”.
A presto e mi raccomando restate a casa, tanto siamo connessi!!!