LA RIVOLUZIONE DELLE NUOVE TECNOLOGIE: UN BENE O UN MALE?

Alcuni giorni fa ho partecipato ad una conferenza di C. Augias dal titolo: “Viviamo in tempi orribili o no?” L’argomento principale trattato riguardava come le nuove tecnologie hanno rivoluzionato la nostra vita, come ancora oggi la stanno cambiando e come la cambieranno in futuro. In questo articolo vorrei discutere con voi se abbiamo o meno gli strumenti per affrontare questa rivoluzione e se sì come possiamo usarli.

Secondo C. Augias (condivido il suo parere) l’avvento delle nuove tecnologie costituisce una vera propria rivoluzione, paragonabile a quella dell’invenzione della scrittura o della stampa e come tale ha ripercussioni su ogni aspetto della nostra vita. L’autore ha poi posto una domanda importante: “Noi siamo consapevoli della portata di questa rivoluzione?” In pratica siamo consapevoli dei vantaggi ma anche degli svantaggi o rischi connessi all’auso delle nuove tecnologie?

Forse ho una visione un po’ pessimista ma, basandomi sulla mia esperienza di vita e lavorativa, credo che questa consapevolezza non ce l’abbiamo!

Nel mio lavoro mi occupo molto dell’uso delle nuove tecnologie da parte di bambini e ragazzi e per questo cerco di tenermi il più possibile informata e aggiornata sull’argomento. Nonostante questo mi rendo conto di saperne molto poco e se io che me ne occupo ne so poco, chi non tratta questo argomento quante e quali informazioni può avere? Che consapevolezza quindi può avere di questo fenomeno?

Temo che in realtà la maggioranza delle persone stia semplicemente subendo questa rivoluzione senza avere gli strumenti per comprenderla e gestirla e cercando di adattarsi come può.

Ci sono sicuramente diversi motivi per cui accade questo e non sono necessariamente una colpa: per esempio non tutti sanno dove poter reperire informazioni su questo argomento e discriminare quelle attendibili da quelle che non lo sono; non tutti hanno lo stesso bagaglio di conoscenze per poter comprendere articoli, studi e ricerche su questa materia; non è facile stare al passo con la velocità di trasformazione ed estensione del fenomeno; non è possibile prevedere con certezza gli esiti di una rivoluzione ancora in corso; non tutti hanno tempo ed interesse ad occuparsi di questo argomento nonostante l’impatto che ha sulla loro vita quotidiana.

Questi sono solo alcuni dei motivi per cui credo che molte persone abbiano poca consapevolezza dell’impatto dell’era digitale sulla nostra vita. Tuttavia credo che non essere sufficientemente consapevoli comporti dei rischi. Non credo di svelare niente di nuovo se dico che l’uso delle nuove tecnologie porti con sé sia dei vantaggi ma purtroppo anche degli svantaggi. Provo a farvi qualche esempio: siamo inondati da innumerevoli informazioni nello spazio di pochi secondi ma stiamo perdendo la capacità di approfondire un argomento; abbiamo la possibilità di connetterci col mondo intero ma ci stiamo disabituando al contatto umano reale; abbiamo aumentato esponenzialmente la nostra capacità di multitasking ma a scapito della capacità di concentrarci su un unico compito……e potrei continuare ad elencare cose che stanno cambiando intorno a noi e dentro di noi!

Capite la portata di questa rivoluzione ora? Se non possediamo gli strumenti per affrontarla, almeno siamo consapevoli che c’è, che è in atto, che ci sta cambiando e come. Non facciamoci trovare del tutto inermi, impreparati. Stiamo sul pezzo, informiamoci, aggiorniamoci. Se non tutti sono in grado di farlo per i motivi che ho citato prima ci sono persone preparate ed esperte che possono aiutare ad orizzontarsi. Io mi affido a queste persone, a chi ne sa più di me e nel mio piccolo cerco di trasferire queste conoscenze a chi ne potrebbe sapere meno di me. Restiamo connessi quindi col problema e usiamo questa connessione per far passare le informazioni giuste, per aumentare la nostra consapevolezza collettiva!

A presto con un altro post e stay tuned.

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: QUALE APPROCCIO DEI RAGAZZI E QUALE RUOLO DEGLI ADULTI? Parte 2

Ciao a tutti,

oggi riprendo e concludo l’articolo della scorsa settimana sull’utilizzo delle nuove tecnologie dopo la mia esperienza negli istituti scolastici lo scorso anno. Avevo concluso il mio precedente post raccontandovi di quanto i ragazzi siano abili nel comprendere il funzionamento dei sistemi digitali mentre per parte mia ho potuto mettere in campo competenze di altro tipo. Da ciò l’idea di una collaborazione tra adulti e ragazzi quando si interagisce con questi strumenti.

Questa idea mi è venuta anche perché mi sono resa conto che il modo in cui gli alunni approcciavano ai diversi device appariva del tutto inconsapevole e facile al condizionamento.  Per usare una similitudine, immaginate che il web sia una giungla e che i ragazzi siano dei dispersi senza alcun strumento di sopravvivenza.

Per fare degli esempi: 1) la maggior parte di loro non si rende assolutamente conto di quanto tempo passa connesso perché viene risucchiato da un vortice di messaggi, notifiche, video e così via;

2) sono talmente assuefatti al piacere che provocano questi strumenti da non riuscire più a staccarsene o farne a meno;

3) il mondo virtuale è talmente compenetrato nel mondo reale che finiscono con l’essere continuamente distratti e influenzati da ciò che succede nel mondo virtuale, creando una sorta di interferenza continua;

4) difficilmente riescono a distinguere ciò che vero da ciò che non lo è, tutto diventa assolutamente credibile solo perché online e ripetuto in maniera ridondante.

Questi sono alcuni esempi di quello che accade ai ragazzi quando sono connessi. Li definirei “disarmati” perché mancano di competenze importanti e utili per approcciare nel modo corretto al mondo virtuale: parlo della capacità di darsi delle regole di comportamento, parlo della capacità di discriminare e scegliere nel mare magnum della rete ciò che è attendibile, utile, interessante e di valore da ciò che non lo è, parlo di pensiero critico. Attenzione però, perché non ne faccio una colpa ai ragazzi se non possiedono o non hanno ancora sviluppato queste capacità e competenze. Il fatto è che serve un certo grado di maturità per averle e semplicemente loro ancora non ce l’hanno perché stanno crescendo, sono in fase di formazione. Sarebbe come chiedere ad un neonato di alzarsi in piedi e fare una corsa. Non è possibile perché non ne ha le capacità.

Si tratta quindi di comprendere che un minore non ha ancora le abilità per gestire gli strumenti tecnologici.

Quale la soluzione allora? Li vietiamo finché non hanno raggiunto la giusta maturità come succede per esempio con la patente di guida?

Assurdo, se non impossibile da realizzare visto che le nuove tecnologie ormai fano parte integrante del nostro quotidiano e indietro non si può tornare. In alternativa allora ritorno alla mia idea di partenza: la collaborazione tra adulti e ragazzi. Finché un minore non ha acquisito le abilità necessarie a gestire in autonomia i dispositivi tecnologici dovremmo essere noi adulti ad accompagnarlo e aiutarlo nel mondo virtuale esattamente come da sempre facciamo nel mondo reale.

Ma è a questo punto che sorge un’altra domanda: “Quanti di voi adulti svolgono davvero questa funzione? Quanti stanno a fianco per osservare, informare, spiegare, aiutare, parlare, sorvegliare, sostenere finché non è arrivato il momento di lasciare andare?”

Posso già rispondere a questa domanda: pochissimi!!!

Cari genitori, insegnanti, educatori etc. etc. a questo punto non mettetevi sulla difensiva per quanto sto dicendo perché questo non è un mio punto di vista ma l’affermazione di almeno un centinaio di ragazzi della scuola secondaria di primo grado a cui ho posto la stessa domanda.

Tranne qualche raro caso, quasi tutti mi hanno risposto che il tempo online lo passano sempre da soli, senza nessun adulto che se ne occupi o stia loro accanto. Se ciò corrisponde al vero e non ho motivo di dubitarne ho un’altra domanda da porvi: “Perché noi adulti non ci stiamo occupando dell’educazione dei minori all’uso delle nuove tecnologie? Oppure perché deleghiamo ad altri tale funzione come ad esempio la scuola? Non ci rendiamo conto neanche noi di quanto e come usano tali strumenti, dei rischi a cui possono andare incontro? Non siamo abbastanza pronti, informati, preparati a svolgere tale compito o è troppo difficile e quindi stiamo rinunciando?”

Qualunque sia il motivo, rinunciare o delegare non mi sembra una buona soluzione o per lo meno la trovo molto rischiosa. Per questo la mia proposta continua ad essere la stessa: “Armiamoci e partiamo” ovvero prepariamoci, informiamoci, studiamo per insegnare, aiutare e stare davvero accanto alle nuove generazioni nell’utilizzo dei dispositivi digitali.

A, Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva, che ha scritto diversi libri sull’argomento, ha detto: “Voi consegnereste a vostro figlio minorenne le chiavi di una Ferrari e gli direste di andare a far un giro?”

Credo che la maggior parte di voi risponderebbe ovviamente di no. Ma allora perché consegnare nelle mani di un minore un dispositivo dalle infinite possibilità senza istruzioni per l’uso e senza la giusta preparazione?

Io nel mio piccolo, ho scelto di svolgere questo compito e fare il possibile per stare a fianco ed aiutare. Ora lascio a voi fare le dovute riflessioni sull’argomento e valutare se e come assolvere al ruolo educativo anche in questo ambito. Se vorrete condividere il vostro pensiero mi farà molto piacere.

A presto e restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

bambino con smartphone

LA DAD: PUNTI DI FORZA E LIMITI. Parte 1

Salve a tutti,

come promesso, dopo la pausa estiva, torno a pubblicare articoli divulgativi, riflessioni e commenti nell’ambito della psicologia, che spero possano essere di pubblico interesse.

Forse ricorderete che fino a Giugno ho lavorato in un paio di Istituti Comprensivi di Padova e provincia come psicologa scolastica. Uno dei progetti per le classi della scuola secondaria di primo grado che sono stata incaricata di seguire si intitolava “I pericoli della rete”, che però io ho voluto trasformare in “Pro e contro delle nuove tecnologie”. Lungi da me infatti era l’intento di demonizzare le nuove tecnologie visto che mai come in questi ultimi due anni ci sono state così utili.

Nello stesso periodo in cui mi accingevo ad affrontare questo argomento in classe, per una singolare coincidenza, è arrivato un periodo di lock down e l’obbligo anche per me di utilizzare la dad.

Ripensando quindi a come presentare gli argomenti che volevo trattare e a come interagire con gli alunni attraverso il pc, ho subito capito che avrei dovuto buttare nel cestino metodi e strumenti per me consueti e cercare nuove strade. E così ho fatto!

Nella mia pratica professionale non è una novità usare le nuove tecnologie, lo faccio quotidianamente ma qui mi si presentava una sfida nuova: “Come interagire con un intero gruppo classe attraverso il computer senza far diventare il mio intervento una lezione didattica frontale? Come mantenere aperto il dialogo e il confronto? Come approfondire gli argomenti senza diventare noiosa?”

Lo strumento non era nuovo per me ma la sua applicazione in ambito scolastico diventava in quel momento una nuova esperienza da affrontare e così ho cominciato a informarmi su quante più possibilità potesse offrirmi. Ho scoperto infinite possibilità: programmi, app, piattarfome e così via. Qualcuna già la conoscevo, qualcun’altra confesso di no. E così ho cominciato a studiare, a prepararmi, ad applicarmi in questi nuovi strumenti rendendomi conto che c’è un mondo da scoprire e così tanto da sapere anche in virtù del fatto che le nuove tecnologie sono in continua evoluzione.

Ovviamente in poco tempo sono riuscita a trovare il modo di applicare solo qualcuno degli infiniti mezzi a disposizione e quando ho cominciato a confrontarmi con gli alunni mi sono resa conto di quanto loro sappiano usare questi mezzi in modo più immediato, intuitivo e abile di me. Anche quando non conoscono un programma, sono immediati nell’apprendere come utilizzarlo. Lo fanno in modo automatico, mentre io ci devo pensare, impiego più tempo.

E così la prima cosa che ho capito è che i ragazzi potevano essermi utili nel destreggiarmi con le nuove tecnologie. Mi sono chiesta: “Perché non uscire davvero dall’ottica docente-discente e metterci su un piano di vera collaborazione, dove i ragazzi sono gli esperti del funzionamento del mondo digitale e io l’esperta di come funziona la mente umana quando interagisce con questi strumenti e di quali abilità e competenze richiedono?”

Questa è la prima riflessione a cui sono arrivata nel corso di quella esperienza ma ce ne sono state altre ancora di cui vi vorrei parlare nel prossimo post. Nel frattempo, condividete con me che le nuove generazioni sono più abili di noi adulti nell’approcciare alle nuove tecnologie e che quindi è fondamentale per noi genitori, insegnanti, psicologi, educatori…..stare al passo con loro cercando il più possibile di informarci e aggiornarci?

Spero conveniate con me e che vi armiate, come faccio io, di tempo e pazienza per imparare e tenere il passo!

A presto con la seconda parte dell’articolo. Restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

COME LE NUOVE TECNOLOGIE STANNO INFLUENZANDO DIVERSI AMBITI DELLA NOSTRA VITA?

Riflessioni sulla conferenza di Corrado Augias del 4/10/2020 alla Fiera delle parole di Padova.

Domenica scorsa ho partecipato alla Fiera delle parole ed ho ascoltato una conferenza di Corrado Augias che, nel suo ultimo libro, ha scritto di come le nuove tecnologie stanno influenzando diversi ambiti della nostra vita se non tutti. Visto che l’argomento è in linea con i miei recenti articoli, ho pensato di riportare un paio di argomenti ascoltati e di condividere con voi qualche riflessione.

Lungi da me sciorinarvi un’ora di conferenza, per quanto io l’abbia trovata molto interessante, mi soffermo quindi solo su una frase di Corrado Augias: “Non solo chiunque può usufruire delle notizie online ma può anche essere produttore di notizie e questo apre le porte a due problemi: da una parte il problema di sapere discriminare una notizia vera da una falsa, le cosiddette fake news, dall’altra che qualunque cosa scritta, se condivisa da più persone viene automaticamente considerata per vera”.

Per quanto riguarda il primo problema significa che siamo continuamente bombardati di notizie e la maggior parte delle persone le prendono tutte per vere soprattutto se hanno ampia diffusione sul web.

Come si può contrastare questa tendenza? Cercando per esempio di assicurarsi quali sono le fonti di quella notizia, verificando se sono o meno fonti ufficiali e riconosciute e cercando di sviluppare il pensiero critico, già a partire dall’infanzia. Il pensiero critico è la capacità di esaminare le situazioni indipendentemente da condizionamenti interni o esterni. Sulla base di questo esame della realtà si elaborano poi dei giudizi o dei pareri, prendendo quindi una posizione sulla situazione. Per esercitare in modo corretto questa capacità è fondamentale saper osservare, ragionare, fare esperienze diverse e comunicare. Bisognerebbe quindi sviluppare questa capacità in modo che da diventare fruitori del web liberi, consapevoli e responsabili.

Per quanto riguarda il secondo problema significa che a ognuno di noi ha a libertà di produrre contenuti web, che siano immagini, video o testi e sull’onda di questa libertà ci sentiamo autorizzati a fare e dire qualunque cosa. In questo caso vorrei richiamare il concetto di responsabilità, che mi sembra manchi proprio nella maggior parte dei casi. Bisognerebbe pensare un po’ di più alle conseguenze che possono derivare da ciò che si pubblica. Purtroppo la mancanza di una regolamentazione chiara e precisa sulla gestione dei media digitali, la distanza che gli strumenti digitali interpongono tra sé e gli altri e la sottovalutazione dei rischi a cui si può andare incontro fanno sì che difficilmente le persone si soffermino davvero a valutare l’opportunità e l’attendibilità di ciò che pubblicano. Vogliamo fare degli esempi: che mi dite degli haters, dei genitori che pubblicano le foto dei propri figli oppure di chi dichiara di andare in vacanza per un mese molto lontano da casa? Secondo voi tutte queste persone hanno valutato bene le conseguenze delle loro azioni? E tutto ciò non succede solo a persone con un basso livello culturale anzi, sono agli onori della cronaca gli spropositi pubblicati da persone di alto livello sociale e culturale, l’emergenza covid-19 ce l’ha dimostrato. Ecco perché prima di postare qualcosa bisognerebbe pensarci tanto e valutare ogni aspetto, non seguire solo l’impulso del momento.

Quindi pensiero critico e responsabilità, nel mio piccolo cerco di coltivarle e applicarle ogni volta che pubblico qualcosa. Magari sbaglierò comunque ma almeno cerco di stare attenta. Perché non ci provate anche voi? Se poi non siete d’accordo, massimo rispetto per le opinioni diverse e se ne può sempre parlare. Aspetto allora un vostro feedback e come sempre……restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

fiera delle parole
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NUOVE TECNOLOGIE: GAP TRA GENITORI E NATIVI DIGITALI

Ciao a tutti, avevo promesso che avrei tratto spunto dall’ultimo corso di formazione a cui ho partecipato per parlare di alcuni argomenti che riguardano il ritiro sociale in adolescenza. Così oggi ho pensato di fare una riflessione sul gap che esiste tra i “nativi digitali” e tutti coloro che sono nati prima dell’avvento di internet e in particolare tra genitori e figli adolescenti che utilizzano i media digitali.

Partiamo dalla definizione di “nativi digitali” così come l’ha proposta per primo M. Prensky nel suo articolo “Digital natives, Digital immigrants” del 2001: sarebbero le persone nate e cresciute con la diffusione di massa delle tecnologie digitali, che considerano le tecnologie come un elemento naturale e non provano quindi alcun disagio nel manipolarle e interagire con esse.

Se consideriamo questa definizione verrà facile il paragone con chi invece è nato prima dell’era digitale. I cosiddetti “immigrati digitali” che sono nati prima dell’avvento di internet e che utilizzano le nuove tecnologie, riconosceranno di non sentirsi sempre a loro agio con questi strumenti, per quanto si dica siano intuitivi, né proveranno la stessa facilità nel loro utilizzo. Questo fatto crea già un primo divario tra i due gruppi. Se poi ci aggiungiamo che la velocità di innovazione del web non sempre permette di essere tempestivamente informati, aggiornati e competenti su questi strumenti, allora il gap si allarga sempre di più. E’ ciò che succede in particolare tra genitori e figli.

Ma come reagiscono i genitori alla difficoltà di stare al passo con i propri figli? Quali sono le conseguenze?

Dalle ricerche emergono 4 tipologie di genitori e nella mia esperienza lo posso confermare:

  1. Genitori proibizionisti = sono quei genitori che preoccupati dell’eccessivo utilizzo dei media digitali da parte dei figli decidono di togliere la connessione per un certo tempo o sempre. Purtroppo non si rendono conto che la socialità dei ragazzi si svolge in larga parte attraverso i device, quindi togliere questa possibilità significa tagliarli fuori dal gruppo dei pari proprio nella fase di crescita in cui la socialità è di primaria importanza.
  2. Genitori permissivi = sono quei genitori che si disinteressano di ciò che fanno i figli online o perché, come dicevo prima, non riescono a stare al passo con questa innovazione o perché sottovalutano alcuni rischi che possono derivare da un eccesivo o scorretto uso di questi mezzi. Di conseguenza i ragazzi vengono lasciati soli con in mano i media digitali, senza le dovute informazioni e con tutti i rischi che ne possono derivare.
  3. Genitori investigatori = sono quei genitori che da un lato danno ampia libertà ai figli nell’utilizzo delle nuove tecnologie ma dall’altro, molto spesso di nascosto, controllano tutto quello che fanno. In questo caso si creano due problemi, da un lato si ingannano i ragazzi e ciò può minare gravemente la loro fiducia verso i genitori, dall’altro si lede la privacy degli adolescenti, tema molto delicato e importante a questa età.
  4. Genitori responsabilizzati = sono quei genitori che approvano l’utilizzo delle nuove tecnologie ma a certe condizioni, come ad esempio tener presente quando e come usare i device a seconda dell’età, e promuovono un uso consapevole di questi strumenti. In questo caso i figli hanno il vantaggio di poter usare i media digitali ma imparando a farne un uso corretto e limitando così i possibili rischi.

Credo sia superfluo dire quale tra questi tipi sia quello a cui aspirare se si è genitori. Vi ripeto che come genitori è molto importante stare al passo, tenersi informati, aggiornarsi e acquisire nuove competenze rispetto all’utilizzo delle nuove tecnologie. Se non si è in grado di farlo da soli si può chiedere aiuto a degli esperti. Nel frattempo potete anche rivedere qualche mio vecchio post, in cui per esempio elencavo alcune regole di base da tener presente per un corretto utilizzo delle nuove tecnologie in età evolutiva.

Per ora non aggiungo altro ma vi aspetto tra qualche giorno con un nuovo argomento e, mi raccomando, restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

adolescente con smartphone

COME PRENDERSI CURA DELLA MENTE DI BAMBINI E RAGAZZI? Part. 3


Ciao a tutti,

pubblico il terzo video dedicato all’età evolutiva. Vorrei condividere con tutti coloro che si occupano di bambini e ragazzi, in particolar modo con i genitori, strumenti e riflessioni per ripartire con il piede giusto in questa fase 2 dell’emergenza da COVID-19. Spero in questo modo di dare un mio piccolo contributo fino a che non potremmo tutti tornare ad uno stile di vita più vicino a quello pre corona virus. Grazie per l’attenzione e ……..RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO IL NOSTRO CERVELLO?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso.

Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi parlavo di ambiti specifici (attenzione memoria, creatività, emozioni…) del nostro funzionamento cerebrale e di come possono essere influenzati dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Per ogni ambito ci siamo resi conto che le nuove tecnologie possono avere un’influenza sia positiva che negativa e se ciò sia un bene o un male è ancora troppo presto per dirlo ma dovremmo comunque tenere conto delle conoscenze che abbiamo e regolarci di conseguenza.

Alla luce di quanto detto, un modo per riuscire a sfruttare i vantaggi dell’utilizzo delle nuove tecnologie senza incorrere nei rischi che ho elencato potrebbe essere quello di prendere alcune precauzioni.

Vi propongo quindi un decalogo per il buon utilizzo delle nuove tecnologie che rivolgo soprattutto a bambini e ragazzi, i cosiddetti “nativi digitali”, che possono più facilmente cadere vittime o essere protagonisti di un uso poco corretto e dannoso dei strumenti digitali.

Per prima cosa dovremmo tutti tener presente che virtuale è reale, non sono mondi diversi e distinti come li pensavamo inizialmente ma si influenzano a vicenda. Partendo da questo presupposto potrebbe allora essere utile seguire alcune regole:

  1. cominciare ad utilizzare le nuove tecnologie nella fascia di età tra i 14 e i 16 anni perché solo a questa età le competenze utili per saper gestire con criterio questi strumenti sono sviluppate;
  2. limitare il tempo di utilizzo dei device, in particolare per i bambini non più di mezz’ora al giorno e per gli adolescenti non più di un’ora al giorno;
  3. non utilizzare i sistemi digitali in orario serale o peggio ancora notturno perché hanno una forte influenza negativa sul ritmo sonno-veglia;
  4. bilanciare il tempo in cui siamo connessi con interessi e passioni da coltivare nel mondo reale e imparare che soddisfazione e piacere sono molto più intensi e presenti quando sono legati a impegno e sacrificio;
  5. costruire la propria identità virtuale valutando con attenzione cosa pubblicare e cosa no perché tutto ciò che si pubblica resta per sempre nella rete con ricadute sulla reputazione;
  6. valutare con attenzione con chi entrare in contatto in rete e a chi dare amicizia, in particolar modo se si è minorenni;
  7. non rispondere a mail pericolose, minacciose o offensive ma segnalarle a chi di dovere e bloccare immediatamente il contatto;
  8. essere responsabili e osservare regole di comportamento anche nel web;
  9. scaricare solo programmi di cui si è letta tutta l’informativa;
  10. aggiornare costantemente antivirus e app scaricate.

Spero che queste poche indicazioni possano esservi utili, anche se non tutte sono facili da mettere in atto e anche se non possono essere risolutive nel caso di problemi più importanti. Almeno possono essere un primo passo fino a quando non ne sapremo di più, che ne dite? Mi fa piacere se vorrete condividere le vostre opinioni o porre delle domande in proposito.

Per oggi vi saluto ma vi ricordo che sto preparando un nuovo appuntamento molto speciale per i prossimi giorni, pertanto mi raccomando, restate a casa e restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO LE NOSTRE EMOZIONI?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.

Ci siamo lasciati qualche giorno fa con un post in cui vi parlavodelle influenze positive delle nuove tecnologie sulle nostre emozioni. Ho scelto un video tratto dalla trasmissione “Catfish” per parlarvi oggi dei possibili risvolti negativi in cui possiamo cadere se non utilizziamo correttamente le nuove tecnologie.

Alcuni effetti negativi che possono derivare da un uso smodato delle nuove tecnologie sono:

  1. L’analfabetismo emotivo (Goleman 2011) ovvero la mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle proprie emozioni e dei comportamenti a esse associati, la mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali si prova una certa emozione e l’incapacità a relazionarsi con le emozioni altrui (non riconosciute e comprese) e con i comportamenti che da esse scaturiscono;
  2. L’ assenza degli elementi metalinguistici propri della conversazione faccia a faccia e dei segnali di feedback che consentano agli attori interagenti di identificare con precisione gli aspetti relazionali e sociali. Per esempio, lasciare il proprio ragazzo semplicemente cambiando il proprio status su Facebook da “impegnata” a “single” è molto diverso che dirgli “ti voglio lasciare” guardandolo negli occhi. Si suppone che sia questo aspetto a rendere precarie le relazioni sociali che si creano nei social network;
  3. L’ assenza del corpo. Sulla rete l’identità è ridotta a un nickname, a una foto e poche informazioni che possono rappresentare un sé ideale, immaginario. Sfugge così la globalità dell’individuo con le sue molteplici e contraddittorie sfumature. Il corpo e l’intelligenza corporea sono una fonte di conoscenza di sé e reciproca, uno strumento fondamentale e una certezza da cui partire per costruire un’identità solida. L’identità vera diventa quindi irraggiungibile attraverso le nuove tecnologie e il gap tra identità reale e ideale rischia di essere sempre più ampio, anche per il soggetto stesso;
  4. L’ empatia, intesa come la capacità di mettersi nei panni degli altri, sottosviluppata e non esercitata mentre aumentano da un lato aggressività, bullismo e condotte sessuali sregolate e dall’altro difficoltà quali episodi depressivi e di ansia.
  5. Il fenomeno del sensation seeking, caratterizzato da una sorta di ricerca continua di emozioni, anche estreme, capace di parcellizzare e scomporre l’esperienza interumana facendola coincidere con l’emozione stessa. E’ come se tutta la relazione interpersonale coincidesse con l’emozione;
  6. L’ aumento dell’impulsività. Quando si utilizzano le nuove tecnologie si attiva il nucleo accumbens, importante per il sistema di ricompensa e grazie al quale proviamo piacere e siamo motivati a soddisfare i nostri bisogni attraverso un impulso all’azione, piuttosto che la corteccia frontale che ha un ruolo nel controllo dell’azione. Ecco perché si reagisce in maniera più impulsiva. Uno studio del 2013 sui videogiochi ha rilevato come alcuni di questi possano inibire la capacità dei giocatori di tenere a freno il comportamento impulsivo e aggressivo. I ricercatori concludono che, costringendo i giocatori a prendere decisioni veloci in situazioni violente, si inibisce il “controllo esecutivo proattivo” sulle reazioni impulsive. I giocatori sono inoltre più propensi a reagire con immediatezza, ostilità o aggressività incontrollata anche nella vita reale.

Alla luce dei vantaggi e svantaggi elencati possiamo ribadire che le nuove tecnologie cambiano il modo con il quale noi esprimiamo i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Che questi cambiamenti siano un bene o meno è ancora troppo presto per dirlo ma dovremmo comunque tenerne conto e, in base a ciò che sappiamo, cercare di regolarci. La finale è sempre la stessa: usate le nuove tecnologie ma con giudizio!

Ci vediamo presto online perché ho in serbo una sorpresa per voi. Nel frattempo mi raccomando, restate a casa!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO LE NOSTRE EMOZIONI?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.

Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi parlavo di alcune abilità cognitive specifiche (attenzione memoria, creatività…) e di come possono essere influenzate dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Oggi ho scelto un video un po’ datato e romantico, che parla dell’amore ai tempi di interne, per introdurre il tema dell’influenza delle nuove tecnologie sulle nostre emozioni, soffermandomi solo sulle influenze positive. Nel mio prossimo articolo invece vi parlerò delle possibili influenze negative.

Come sempre prima di entrare nel merito del tema centrale, vi introduco la definizione di emozione. L’emozione è un processo che coinvolge l’intero corpo e che comprende diversi aspetti (espressione del viso, sensazioni corporee, valutazione cognitiva e impulso all’azione).

Sebbene non sia ancora chiaro se e quanto le nuove tecnologie siano effettivamente in grado di modificare le nostre emozioni (al momento le ricerche non sono in grado di darci una risposta netta e precisa), una cosa è certa: le nuove tecnologie cambiano il modo con il quale noi esprimiamo i nostri sentimenti e le nostre emozioni, cambiano la percezione e il significato che noi diamo a ciò che proviamo dentro di noi, e di conseguenza cambiano la percezione della nostra realtà e quindi il rapporto che noi abbiamo con essa.

Tra gli effetti positivi che si possono sottolineare troviamo:

  • Maggiore immediatezza, facilità e naturalezza con la quale le nuove tecnologie ci permettono di esprimere i nostri stati d’animo attraverso emoji, miniclip, storie, stati… che diventano conferme per noi stessi e per gli altri del nostro stato d’animo;
  • Effetto affect labeling ovvero l’esteriorizzazione continua e quasi compulsiva dei nostri stati interiori sembra avere un effetto catartico su ciò che proviamo. Da numerose ricerche effettuate è emerso che parlare delle proprie emozioni negative, quali rabbia e tristezza, e di narrare gli episodi della nostra vita inserendo connotazioni emotive, riduce la risposta dell’amigdala e altre regioni limbiche agli stimoli emotivi. Questo vuole dire che narrare i propri eventi negativi esprimendo le emozioni provate ci aiuta a ridurre il carico emotivo dell’evento stesso.
  • Le nuove tecnologie offrono un ambiente più neutro e meno complesso per comunicare emozioni e sentimenti rispetto al rapporto interpersonale. Alcune ricerche hanno evidenziato interessanti effetti cognitivi dell’interazione col computer: una minore sensazione di essere giudicati, una minore consapevolezza dell’interlocutore, una dimensione ludica. Questi effetti possono aiutare molto le persone più chiuse, timide, introverse o che in generale hanno maggiori difficoltà nelle interazioni sociali vis a vis.

Fin qui tutto bene, no? Che ne pensate? Direi che questi effetti sono importanti e possono avere un forte impatto positivo sulla nostra vita. Se gli effetti fossero solo questi saremmo a cavallo ma, come vi avevo anticipato, dobbiamo prima bilanciarli con gli eventuali effetti negativi di cui vi parlerò nel mio prossimo articolo.

Allora non mi resta che dirvi di restare connessi e soprattutto di restare a casa finché questa emergenza non sarà finita! A presto.

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO IL NOSTRO CERVELLO?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.

Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi parlavo di alcune abilità cognitive specifiche (attenzione memoria, creatività…) e di come possono essere influenzate dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Riassumendo possiamo dire che le nuove tecnologie possono influenzare sia positivamente che negativamente il nostro funzionamento cerebrale e per questo non è possibile al momento trarre delle conclusioni e forse non è neanche opportuno. Questo però non dovrebbe tradursi in un: “Ok, allora non mi preoccupo, non ci penso!”, anzi, dovremmo tutti osservare molto attentamente l’evoluzione di questo fenomeno e cercare, in base a ciò che sappiamo, di prevenire eventuali influenze negative.

Un modo per riuscire a sfruttare i vantaggi dell’utilizzo delle nuove tecnologie senza perdere o ridurre importanti capacità come quelle sopra elencate potrebbe essere il tentativo di bilanciare aspetti diversi come la focalizzazione su un unico compito, il multitasking e il lasciare la mente libera. Da quando sono entrate le nuove tecnologie nel nostro stile di vita siamo sempre più orientati al multitasking (vedi articolo sull’attenzione) a discapito dell’attenzione sostenuta e del tempo libero.

Invece la focalizzazione su un unico compito permette di accedere al pensiero profondo, alla memoria, al problem solving. Certo dedicarsi ad un unico compito con attenzione richiede tempo e richiede fatica ma è l’unico modo per mantenere allenate le capacità che vi ho elencato. Senza un training costante e continuativo man mano si deteriorano e si perdono.

Un altro aspetto importante su cui mi preme soffermarmi è il tempo libero, quel tempo che di solito utilizziamo per distrarci, riposarci e lasciare vagare la nostra mente liberamente. Includere nella propria giornata del tempo lontano da qualsiasi incombenza e dall’interferenza dei sistemi tecnologici è fondamentale perché è proprio in quei momenti che il nostro cervello comincia a discriminare, organizzare, elaborare, sintetizzare, sedimentare tutte le informazioni raccolte anche se noi non ne siamo consapevoli. Questo lavoro che fa il nostro cervello quando è in “stand by” ci permette poi di trovare e recuperare informazioni che possiamo utilizzare in qualunque momento. E’ una sorta di rigenerazione del sistema per dirla in termini informatici e capirete da voi quanto possa essere utile e importante. Provo a farvi un esempio: qualche tempo fa, parlando con una persona che per lavoro crea, elabora e conduce progetti di vario tipo, mi ha raccontato che molto spesso gli capita di avere delle idee nuove o di trovare delle soluzioni ad un problema di lavoro mentre va a correre e al lavoro non ci pensa proprio. Io stessa ho avuto esperienze di questo tipo. Quando mi trovo in macchina di ritorno dal lavoro e ho una buona ora di strada di solito stacco la mente completamente ascoltando musica o cantando a squarciagola e spesso mi capita proprio in quei momenti di avere delle idee per un articolo, per un progetto o per un evento. Queste sono le dimostrazioni di quanto vi ho scritto prima. Perché non provate a pensarci anche voi e vedere se vi è mai capitato di fare la stessa esperienza?

In ogni caso la mia indicazione è facile: cercate di dedicare in modo equilibrato del tempo sia al multitasking che alla focalizzazione su un unico compito che alla mente libera. In pratica non rimanete sempre in modalità multitasking, ogni tanto disconnettetevi non solo fisicamente ma anche mentalmente dalle nuove tecnologie e dedicatevi ad altro. Nel mio prossimo articolo vedremo qualche piccola regola che potrebbe essere utile seguire.

Buona giornata a tutti e mi raccomando restate a casa!

Dr.ssa Pinton Michela