I giovedì della psicologia: “Una donna sola”

 
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Domani sera 21 Marzo 2019 alle ore 20.45, presso il Centro Clinico Verona, presenteremo “Una donna sola”, spettacolo teatrale più dibattito sul tema della violenza domestica.

Nella passata serata intitolata “Dalla Rabbia alla Violenza. Manifestazioni sane e patologiche nelle relazioni interpersonali”, il tema della violenza domestica era stato introdotto e spiegato dal dr. Pasetto Andrea, concentrandosi sul ruolo e le caratteristiche dell’aggressore. Nello spettacolo che andremo a proporvi, questo tema sarà presentato invece dal punto di vista della vittima e nel dibattito che seguirà potremo così chiudere il cerchio assieme agli psicoterapeuti del Centro Clinico e discutere su questo grave fenomeno di così grande attualità.

Aspettando la serata di domani, vi riassumiamo la definizione di violenza domestica e alcuni dati statistici relativi così come erano stati esposti dal dr. Pasetto Andrea.

Si definisce violenza domestica un pattern di comportamenti che una persona agisce all’interno di una relazione affettiva per controllare e dominare l’altro partner incutendo paura e limitandone la libertà personale.

Le ricerche a cura di D. Misso, R.D.Schweitzer, G.Dimaggio del 2017 ci dicono che:

  • in Italia circa 1 donna su 3 tra i 16 ed i 70 anni riferisce di aver subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nell’arco della propria vita (13,6% delle donne intervistate mentre il 26,4% ha subito violenze psicologiche);
  • i partner attuali o ex partner commettono le violenze più gravi (il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente);
  • nella comunità internazionale il 38% delle donne uccise lo sono per mano del proprio compagno.

I dati statistici ci dicono che:

  • unicef (2006) stima che tra il 40 ed il 70% dei mariti o compagni che agiscono violenza, sono violenti anche con i figli;
  • secondo ISTAT 2015 quando le vittime di violenza fisica o sessuale da parte di un partner hanno figli al momento della violenza i bambini assistono o sono comunque coinvolti nel 60,3% dei casi e subiscono violenze dirette dal padre nel 25% dei casi.

Ciò ci fa capire che la violenza domestica e un fenomeno mondiale e che è sempre esistito. Coinvolge ogni estrazione sociale e livello culturale e negli ultimi decenni è passato dalla sfera privata a quella pubblica.

locandina una donna sola

I giovedì della psicologia. “Una donna sola”.

Mancano pochi giorni alla serata del 21 Marzo 2019 in cui presenteremo “Una donna sola”, spettacolo teatrale più dibattito sul tema della violenza domestica, presso il Centro Clinico di Verona.

Nella passata serata intitolata “Dalla Rabbia alla Violenza. Manifestazioni sane e patologiche nelle relazioni interpersonali” è stato introdotto il tema della violenza domestica che, nello spettacolo che andiamo a proporvi, offrirà un nuovo punto di vista, quello della vittima, di cui poi potremo discutere tutti insieme.

Nel frattempo, per farvi capire quale può essere il tipo di escalation che porta dalla rabbia alla violenza, vi proponiamo lo spezzone di un film in cui si evidenzia la violenza verbale, quella psicologica, quella fisica e quella assistita che sono stati descritti nel precedente post. Il video è in lingua spagnola ma basta osservare le espressioni facciali e i comportamenti degli interpreti per comprendere gli stati mentali. E’ un video di forte impatto emotivo ma molto chiarificatore. Buona visione e vi aspettiamo Giovedì per una rappresentazione altrettanto emozionante!

I giovedì della psicologia: “Una donna sola”.

In attesa della serata del 21 Marzo 2019 in cui presenterò “Una donna sola”, spettacolo teatrale più dibattito sul tema della violenza domestica, presso il Centro Clinico di Verona, vi riassumo gli argomenti principali della passata serata introduttiva intitolata “Dalla Rabbia alla Violenza. Manifestazioni sane e patologiche nelle relazioni interpersonali”. Oggi riassumiamo l’intervento della dr.ssa Francesca Gamba che ha spiegato che cos’è la violenza in tutte le sue declinazioni.

Il termine violenza significa violare, infrangere, calpestare, abusare, costringere, prevaricare, maltrattare e deriva dal termine latino “violentus”, colui che usa in modo irrazionale la forza al fine di imporre la propria volontà e costringere alla sottomissione. Nell’ambito del diritto è stabilito che chi commette violenza sfrutta spesso un’asimmetria di potere e diventa carnefice nei confronti di una vittima.

Sono stati identificati diversi tipi di violenza che andiamo a definire nello specifico:

  • Violenza verbale/psicologica = è un insieme di atti, parole o sevizie morali, accuse, offese, critiche, minacce e intimidazioni utilizzati come strumento di costrizione e di oppressione per obbligare gli altri ad agire contro la propria volontà;
  • Violenza fisica = tutti i maltrattamenti fisici esercitati con atti di forza materiale su un’altra persona come spintonare, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, rompere oggetti come forma di intimidazione, sputare contro, dare pizzicotti, mordere, tirare i capelli, gettare dalle scale, cazzottare, calciare, picchiare, schiaffeggiare, bruciare con le sigarette, privare di cure mediche, privare del sonno, sequestrare, impedire di uscire o di fuggire, strangolare, pugnalare, uccidere;
  • Violenza sessuale = è un atto commesso da chi usa in modo illecito la propria forza, la propria autorità o un mezzo di sopraffazione per costringere altri con prevaricazione o minaccia (esplicita o implicita) a compiere o a subire atti sessuali contro la propria volontà;
  • Violenza economica = comprende forme di controllo economico come il sottrarre o impedire l’accesso al denaro ad altre risorse basilari, sabotare il lavoro dell’altro, impedire opportunità educative o abitative, costringere in una situazione di dipendenza o far sì che l’altro non abbia i mezzi economici per soddisfare i propri bisogni di sussistenza e quelli dei figli. Tali strategie privano della possibilità di decidere autonomamente e rappresentano uno degli ostacoli maggiori nel momento in cui ci si sente pronti per uscire dalla situazione di maltrattamento.
  • Violenza collettiva = violenza sociale, politica e/o economica commessa da gruppi ampi di individui o da interi stati con lo scopo di portare avanti particolari istanze sociali. Include, ad esempio, crimini dettati dall’odio compiuti da gruppi organizzati, atti terroristici, mobbing, guerra e conflitti violenti a essa collegati, interruzione dell’attività economica e divieto di accesso ai servizi essenziali;
  • Violenza assistita = esperienza vissuta da un minore di una qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulti e minori.

La violenza, di qualsiasi tipo essa sia, ha un alto potenziale traumatico con effetti duraturi e profondi. Vediamo quali:

  • svariati sintomi psicopatologici che si possono spesso inquadrare nel disturbo post-traumatico da stress, gravi amnesie e disturbi dissociativi;
  • problemi di sviluppo cognitivo e psicomotorio nei bambini;
  • alta frequenza, durata e intensità di emozioni spiacevoli come la vergogna, il senso di colpa (vittime di abuso sessuale) e l’ansia;
  • sensazione di avere la mente invasa per cui il mondo viene letto e interpretato attraverso gli occhi del carnefice e non più secondo il proprio personale punto di vista;
  • problemi legati al sonno, all’alimentazione e alla sessualità;
  • isolamento sociale e problemi di socializzazione;
  • ferita dell’autostima e diffidenza.

Ci teniamo infine a dare un resoconto delle numerose conseguenze negative a cui possono essere esposti i minori in caso di violenza assistita. Alcuni esempi sono:

  • esposizione all’irritabilità dei genitori;
  • uso del minore a scopo di auto-protezione;
  • pratiche educative confusive;
  • esposizione allo stress genitoriale;
  • apprendimento di modelli relazionali abusivi;
  • negazione degli effetti e/o legittimazione della violenza;
  • inversione dei ruoli secondo cui il bambino assume il ruolo di partner o di genitore dei suoi genitori;
  • trascuratezza fisica ed emotiva;
  • isolamento sociale ed emozioni di vergogna o colpa per dover custodire il segreto su ciò che accade.
martello che sta per schiacciare un uovo

I giovedì della psicologia: “Una donna sola”.

In attesa della serata del 21 Marzo 2019 in cui presenterò “Una donna sola”, spettacolo teatrale più dibattito sul tema della violenza domestica, presso il Centro Clinico di Verona, vi riassumo gli argomenti principali della passata serata introduttiva intitolata “Dalla Rabbia alla Violenza. Manifestazioni sane e patologiche nelle relazioni interpersonali”. Oggi riassumiamo l’intervento della dr.ssa Francesca Gamba che ha spiegato che cos’è l’aggressività in tutti i suoi aspetti peculiari.

Il termine aggressività deriva dal latino “adgredior” che racchiude molteplici significati come avvicinarsi, assalire, accusare, intraprendere, incominciare. Da allora in poi il termine aggressività ha sempre compreso sia connotazioni molto negative a quelle positive come l’autoaffermazione, la vitalità e il successo. Filosofia, psicologia e criminologia dibattono da sempre sul concetto di aggressività e spesso si basano su impostazioni teoriche-posizioni discordanti nel definirla tanto è vero che sono state definite due distinte forme di aggressività:

  • AGGRESSIVITÀ OSTILE E STRUMENTALE
  • AGGRESSIVITÀ COME ATTEGGIAMENTO INTRAPSICHICO E COMPORTAMENTO AGGRESSIVO

Altri criteri che sono stati dibattuti nel definire l’aggressività sono:

  • Intenzionalità o accidentalità
  • Presenza o meno di conseguenze dolorose sulla vittima
  • Volontà o meno di sottomettere e di predominare
  • Aggressività fisica e/o verbale
  • Aggressività diretta e/o indiretta

L’aggressività può inoltre essere presente a livelli di intensità e gravità diversi in:

  1. Una reazione aggressiva
  2. Una azione aggressiva
  3. Una attività aggressiva

Il contesto socioculturale può influire sulla definizione di aggressività, tanto è vero che in alcuni contesti è percepita come un elemento di successo da valorizzare ed è per questo accettata, mentre in altri contesti è del tutto contrastata e inibita.

Vi sono visioni e opinioni diverse anche rispetto alle cause dell’aggressività. Secondo gli approcci disposizionali l’aggressività è vista come un istinto naturale, primario, necessario al soddisfacimento dei bisogni primari e con una funzione evolutiva e regolatrice. Secondo gli approcci situazionisti le cause dell’aggressività hanno a che fare con l’ambiente in cui ci si trova a vivere.

Dalle ricerche di neurobiologia sappiamo che le zone del cervello connesse con l’aggressività sono l’Amigdala e la Corteccia prefrontale e che è correlata con certi neurotrasmettitori e ormoni sessuali.

La corteccia orbito frontale sembra essere correlata con l’aggressività di tipo reattivo-impulsivo mentre l’amigdala sembra essere correlata con l’aggressività di tipo freddo.

Per concludere la definizione di aggressività possiamo dire che da un punto di vista relazionale il comportamento aggressivo è tipico della persona che tenta di soddisfare unicamente i propri bisogni prevaricando gli altri, che ritiene di essere sempre nel giusto, addossa agli altri la responsabilità dei propri errori ed è irremovibile rispetto alle proprie posizioni. L’obiettivo generale è quello di averla vinta a tutti i costi. Un individuo è aggressivo quando in un contesto di relazione con una o più persone: si impone lasciando poco spazio all’altro; non ammette di aver sbagliato; non è interessato e non rispetta bisogni opinioni, desideri, emozioni dell’altro; è ostile e imprevedibile.

aggressività

I giovedì della psicologia: “Una donna sola”.

In attesa della serata del 21 Marzo 2019 in cui la dr.ssa Gamba, il dr. Pasetto e la dr.ssa Pinton presenteranno “Una donna sola”, spettacolo teatrale più dibattito sul tema della violenza domestica, presso il Centro Clinico di Verona, vi riassumiamo gli argomenti principali della passata serata introduttiva intitolata “Dalla Rabbia alla Violenza. Manifestazioni sane e patologiche nelle relazioni interpersonali”. Oggi ricapitoliamo cos’è la rabbia e quali sono le sue caratteristiche principali.

Ekman, uno dei più famosi studiosi delle emozioni, inserisce la rabbia tra le emozioni base come la tristezza, la gioia, il disgusto e la paura. Le emozioni base hanno delle caratteristiche: sono innate perché ne troviamo l’espressione anche in bambini appena nati e sono universali perché le possiamo riscontrare in qualsiasi popolazione del mondo e anche in altre specie animali come si evince dagli studi di Darwin.

Come qualsiasi altra emozione, la rabbia è un processo che coinvolge tutto il nostro corpo e che comprende 4 aspetti fondamentali:
1. l’espressione del viso caratterizzata da aggrottamento violento delle sopracciglia, occhi lameggianti, denti scoperti e digrignati oppure labbra strette;
2. le sensazioni corporee come l’accelerazione del battito cardiaco, l’innalzamento della pressione, la tensione muscolare e l’irrequietezza, il calore e la sudorazione;
3. la valutazione cognitiva di un’esperienza secondo la quale una situazione o un evento sono vissuti con un senso di ingiustizia. Quando qualcosa intorno a noi va come non dovrebbe andare o come non ci aspettiamo che vada e/o quando attribuiamo responsabilità e consapevolezza a chi ha causato un danno volontario e ingiustificato allora proviamo rabbia;
4. l’impulso all’azione volto all’attacco o alla difesa. I cambiamenti comportamentali variano da individuo a individuo. Mentre per alcuni è più facile gestire e controllare questo stato emotivo, per cui si possono limitare ad un attività motoria accentuata, voce alta e tono minaccioso, stridulo o sibilante, per altri si può manifestare un discontrollo della rabbia che può sfociare in comportamenti aggressivi e violenti verso cose, verso se stessi e/o verso gli altri.

La rabbia è un processo che segue alcune fasi: inizio, durata e attenuazione. A seconda dell’intensità possiamo inoltre definirla in vari modi: furore, esasperazione quando è alta; rabbia, collera, ira quando è media; irritazione, fastidio, corruccio, impazienza quando è bassa.

Un’altra caratteristica della rabbia è che ha un valore adattivo: ci aiuta a ristabilire il senso di giustizia venuto a mancare. Essa quindi può essere funzionale al benessere e alla sopravvivenza dell’uomo. Un esempio in tal senso può essere la disobbedienza civile di Gandhi. Esistono tuttavia casi in cui la rabbia può invece diventare problematica e disfunzionale perché può portare le persone a pensare in modo irrazionale e a comportarsi in modo rischioso e imprevedibile per se stessi e per chi sta loro vicino. Ciò che troppo spesso succede allo stadio la domenica ne è un esempio.
Questo ultimo esempio di comportamenti sono il motivo per cui le espressioni della rabbia sono riprovate nella nostra cultura attuale e si cerca di educare le persone a inibire e controllare la rabbia in funzione di una buona convivenza sociale.

locandina rassegna i giovedì della psicologia con titolo, data e partecipanti

Ringraziamenti

serata rabbia 1 serata rabbia 2 serata rabbia 3

La dr.ssa Gamba, il dr. Pasetto ed io vorremmo ringraziare i numerosi presenti alla serata sulla “Rabbia e Violenza” che si è tenuta lo scorso giovedì sera presso il Centro Clinico di Verona. La partecipazione attiva dei presenti ci ha dimostrato che l’argomento ha colto l’interesse del pubblico. Speriamo di aver esaudito le aspettative, le nostre lo sono state di certo. Siamo così soddisfatti che stiamo già mettendo in cantiere il prossimo evento. Buona domenica a tutti!

Serata “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”

I miei colleghi ed io siamo veramente soddisfatti delle richieste di partecipazione alla serata di domani (ore 20.30 presso il Centro Clinico di Verona) che continuano a pervenire. Lo intendiamo come un segno che abbiamo scelto un argomento di interesse pubblico. Speriamo che anche gli argomenti che tratteremo siano di Vostro gradimento.
Vi diamo una breve anticipazione: l’emozione rabbia, la differenza tra rabbia adattiva e patologica, la differenza tra rabbia e aggressività, la differenza tra conflitto e violenza, la violenza domestica, i possibili interventi.
Restano ancora una decina di posti pertanto affrettatevi a prenotare. Ci vediamo domani sera!
https://www.eventbrite.it/o/drssa-pinton-michela-15554458338

Commento alla lezione sul Disturbo Bipolare.

lezione nisi dist. bipolare

Domenica sono stata invitata ad assistere ad una lezione dul Disturbo Bipolare nella mia vecchia scuola di specializazione. Ringrazio Antonio per questo invito. E’ stata una esperienza interessante sotto diversi punti di vista.
Per prima cosa ho apprezzato molto l’approfondimento del disturbo bipolare in età evolutiva. Condivido l’idea che in Italia questa diagnosi sia ancora molto trascurata, forse per timore, forse perchè se ne sa ancora troppo poco. E’ importante quindi insistere sulla ricerca perchè una diagnosi sbagliata e, di conseguenza un trattamento sbagliato, può portare a conseguenze negative, talvolta gravi per i piccoli pazienti.
In secondo luogo ho potuto rivivere e ricordare esperienze passate: un periodo formativo lungo, intenso e molto coinvolgente come quello degli anni di specializzazione. La fatica di passare i week end a scuola non era nulla in confronto a tutto quello che ho imparato e alle persone brave e preparate che ho conosciuto. Persone che sono state molto importanti per la mia crescita non solo professionale. Qualcuno è rimasto, di altri non ho più notizie ma la mia mente è corsa a tutti loro indistintamente e virtualmente li abbraccio tutti.
A presto con un nuovo post!

Serata divulgativa: “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”

locandina rassegna i giovedì della psicologia

All’interno della rassegna di incontri “I giovedì della Psicologia” che si terranno presso il Centro Clinico di Verona, il dr. Andrea Pasetto, la dr.ssa Francesca Gamba e la dr.ssa Michela Pinton condurranno la serata di Giovedì 24 Gennaio 2019 dal titolo “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”.

Prossimamente vi daremo maggiori dettagli sugli argomenti della serata.