L’IPERVENTILAZIONE: UN SINTOMO TIPICO DELL’ANSIA

Salve a tutti,

continua il ciclo di video sull’ansia. Oggi vi parlerò di uno dei sintomi che più la caratterizzano ovvero l’iperventilazione.

Prima di descrivere l’iperventilazione è bene spiegare cosa succede quando si respira normalmente.

La respirazione si compone di due fasi: inspirazione ed espirazione. Nella fase dell’inspirazione l’ossigeno entra nei polmoni. L’ossigeno passa poi nel sangue e, legandosi all’emoglobina, viene portato nelle cellule di tutto il corpo. Da un punto di vista chimico, la fissione dell’ossigeno all’emoglobina avviene grazie alla presenza dell’anidride carbonica, che successivamente viene eliminata attraverso l’espirazione.

L’iperventilazione cos’è? Consiste in un aumento della frequenza degli atti respiratori in condizioni di riposo. La respirazione risulta quindi più veloce e/o più profonda.

Quando si respira in questo modo succede si fa entrare molto ossigeno nei polmoni e si elimina molta anidride carbonica. Il dispendio eccessivo di anidride carbonica fa sì che a livello cellulare ce ne sia troppo poca per permettere all’emoglobina di legare l’ossigeno. Quindi paradossalmente più la nostra respirazione si fa veloce e profonda, meno ossigeno potrà essere consegnato alle cellule del nostro corpo. Questo significa che ci saranno parti del nostro corpo che andranno in carenza di ossigeno (ad esempio mani, piedi oppure cervello).

I sintomi che si accompagnano all’iperventilazione di conseguenza sono:

  1. sensazioni di intorpidimento oppure di formicolio alle mani o ai piedi;
  2. confusione mentale e sensazione di testa leggera;
  3. agitazione e tensione muscolare;
  4. palpitazioni e dolore toracico;
  5. vertigini e visione offuscata.

Come avrete notato questi sono gli stessi sintomi dell’ansia e degli attacchi di panico di cui vi avevo parlato nel mio precedente video.

Difatti nel mio prossimo post vi parlerò appunto della connessione tra ansia/attacchi di panico e iperventilazione. A presto e come sempre…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

IL DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA (Part 1)

Salve a tutti,

torniamo a parlare di disturbi d’ansia e oggi vi presento l’ultimo tra quelli classificati: il Disturbo d’Ansia Generalizzata (GAD).

Il disturbo d’ansia generalizzata è caratterizzato dalla preoccupazione che induce una serie di sintomi d’ansia generalizzati e persistenti. Le persone con disturbo d’ansia generalizzata hanno molteplici preoccupazioni, che spesso cambiano nel tempo. La preoccupazione in generale risulta quindi eccessiva rispetto all’evento temuto, pervasiva e difficilmente controllabile dal soggetto. Le preoccupazioni più comuni riguardano le responsabilità lavorative e familiari, il denaro, la salute, la sicurezza, le faccende domestiche e così via.

I pazienti con disturbo d’ansia generalizzata percepiscono di avere meno controllo sulle proprie preoccupazioni, riferiscono di avere una più alta proporzione di preoccupazioni rispetto alle altre persone e riconoscono di trascorrere molto tempo della loro giornata preoccupandosi per cose di secondaria importanza. Le loro preoccupazioni tendono a riflettere una vulnerabilità nel senso di minaccia percepita (ad es., “Qualche cosa andrà male”) e la mancanza di risorse personali nel fronteggiamento delle situazioni (ad es., “Non sono in grado di farcela”). I pazienti con disturbo d’ansia generalizzata si descrivono come persone sensibili, tendenti al nervosismo e alla preoccupazione cronica, detta anche rimuginio, caratteristica cognitiva principale del disturbo.

Gli individui con disturbo d’ansia generalizzata riferiscono generalmente sensazioni di ansia o apprensione che trovano riscontro in un’incapacità generale di rilassarsi o in sintomi più specifici che comprendono:

  • tensione muscolare irrequietezza, tremori
  • stato di attivazione eccessivo, irritabilità o difficoltà di concentrazione

Con il tempo l’ansia e le preoccupazioni costanti possono contribuire a determinare un senso di eccessiva stanchezza, cefalea tensiva, disturbi epigastrici e insonnia.

Per oggi mi fermo qui ma la prossima settimana vi parlerò ancora del disturbo d’ansia generalizzata e in particolare dei criteri per diagnosticarlo. A presto e restate connessi.

Dr.ssa Michela Pinton

DISTURBO DI PANICO (Part 2)

Salve a tutti,

in questo video vi parlerò di nuovo del disturbo di panico e in particolare di quando e come si manifestano gli attacchi di panico.

Gli attacchi di panico si manifestano in modo improvviso e intenso, generalmente raggiungono in maniera molto rapida l’apice di intensità emotiva e sono di breve durata, di solito durano 10/15 minuti o meno. Può capitare che vi siano persone che provano attacchi di panico meno frequenti e più intensi, mentre altre posso avere attacchi più frequenti ma con sintomi più leggeri.

I sintomi fisici e cognitivi degli attacchi di panico, così come indicati dal DSM5, sono:

1. Palpitazioni o battito cardiaco accelerato.

2. Sudorazione.

3. Tremore o agitazione.

4. Sensazioni di mancanza di respiro o soffocamento.

5. Dolore o fastidio al petto.

6. Nausea o disturbi addominali.

7. Sensazione di vertigini, instabilità, stordimento o svenimento.

8. Brividi o sensazioni di calore.

9. Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio).

10. Derealizzazione (sentimenti di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi).

11. Paura di perdere il controllo o di “impazzire”.

12. Paura di morire.

Per parlare di attacco di panico non è necessario che si manifestino tutti i sintomi elencati. Molte crisi di panico sono caratterizzate solo da alcuni di questi. La frequenza e la gravità dei sintomi può cambiare nel corso del tempo e a seconda delle situazioni.

Il disagio generato dagli attacchi di panico è spesso accompagnato da vergogna e timore che il malessere sia percepito dalle altre persone favorendo un’immagine di sé “debole”. Il carattere improvviso degli attacchi di panico e la loro relativa imprevedibilità, porta spesso le persone che hanno questo problema a sentirsi particolarmente deboli e vulnerabili, condizione che conduce spesso a un cambiamento significativo della vita.

Spero che queste informazioni vi tornino utili. Ci vediamo la prossima settimana con un altro video in cui vi parlerò di qualche altro aspetto caratteristico del disturbo di panico. A presto e restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

LA FOBIA SOCIALE (Part 2)

Salve a tutti,

come anticipato nel mio precedente video, oggi vi parlerò ancora della Fobia Sociale ed in particolare dei sintomi e delle possibili cause.

Circa il 13% della popolazione generale ha un episodio di Fobia Sociale nella propria vita. Gli uomini hanno più probabilità delle donne di sviluppare una forma severa di ansia sociale o un disturbo di personalità evitante.

I sintomi della Fobia Sociale sperimentati sono quelli dell’ansia e soprattutto della vergogna: aumento del battito cardiaco, rossore del volto, eccessiva sudorazione, secchezza delle fauci, difficoltà a deglutire, contrazioni muscolari, tremori, malessere gastrointestinale.

In particolare i soggetti con fobia sociale provano un’ansia anticipatoria elevata nel caso ci sia un evento temuto imminente o forte ansia e disagio nel caso che dalla situazione sia impossibile sottrarsi.

Rispetto alle possibili cause del disturbo è bene fare alcune premesse.

  1. Alcune persone sono timide per temperamento e mostrano propensione alla vergogna molto precocemente da bambini, mentre altre possono vivere le prime esperienze di ansia sociale durante la pubertà.
  2. Spesso i contesti nei quali si vivono le prime esperienze di ansia sociale sono la scuola e altri contesti aggregativi strutturati (ambiente sportivo, oratorio, ecc.) o più informali (gruppo di pari, comitive, ecc.), contesti nei quali ci si sente sottoposti alla valutazione degli adulti significativi e/o dei pari.

Quindi può innescarsi un timore più ampio di varie situazioni sociali e un evitamento progressivo delle situazioni temute, a partire dal proprio temperamento, dagli episodi di ansia, dalle “figuracce” vissute, che possono portare poi allo sviluppo di una più strutturata e più o meno generalizzata fobia sociale.

Le cause che portano all’insorgenza di un disturbo d’ ansia sociale possono definirsi multifattoriali. Secondo la letteratura scientifica, alla base dell’eziopatogenesi della fobia sociale vi è una combinazione di fattori che possono costituire fattori di rischio e protettivi riguardo l’insorgenza e il mantenimento della patologia:

  • genetico-biologico = una tendenza ad avere più facilmente reazioni ansiose, collegata ad una maggiore reattività del sistema limbico, un insieme di strutture nervose deputate alla regolazione emotiva.
  • esperienziali-psicologici = riguardano il vissuto soggettivo di ciascuno e specifiche modalità di regolazione emotiva e di relazione con il mondo e con gli altri che apprendiamo fin dall’infanzia nel nostro contesto di vita.

Tra i fattori di rischio che possono facilitare l’insorgere del disturbo d’ ansia sociale vi sono: storia familiare (se un genitore o un fratello ha disturbo d’ ansia sociale); tratto di personalità di marcata timidezza; esperienze negative di bullismo, derisione, umiliazione, rifiuto sociale, criticismo e anche abuso sessuale.

Per oggi mi fermo qui ma penso che vi parlerò ancora della Fobia Sociale nel mio prossimo video perché c’è un aspetto importante su cui spesso le persone si interrogano ovvero: qual è la differenza tra timidezza, introversione e Fobia Sociale? Come si capisce se si è semplicemente timidi o se si ha un disturbo d’ansia sociale? Lo scopriremo insieme la prossima settimana e nel frattempo…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

LA FOBIA SPECIFICA

Salve a tutti,

anche in questo video continuo a parlarvi di disturbi d’ansia. Oggi vi descriverò la fobia specifica.

La Fobia Specifica è una paura, intensa, persistente e duratura, provata per uno specifico stimolo (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). L’emozione provata risulta sproporzionata rispetto alla minaccia rappresentata dallo stimolo e fa mettere in atto comportamenti di evitamento o fuga di fronte alle situazioni nelle quali è probabile entrare in contatto con lo stimolo fobico.

Gli stimoli fobici possono essere molto vari:

  • comuni (altitudine, animali pericolosi, siringhe…)
  • insoliti (alimenti particolari, tonalità di colore, suoni specifici…)

Le fobie specifiche, a seconda degli stimoli a cui sono associate, possono essere classificate in diverse tipologie:

  • Fobia situazionale = provocata da una situazione specifica, come trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, volare, guidare, oppure luoghi chiusi (claustrofobia) o aperti (agorafobia).
  • Fobia per gli animali = fobia dei ragni, fobia degli uccelli, fobia degli insetti, fobia dei cani, fobia dei gatti, fobia dei topi, ecc..
  • Fobia per i fenomeni naturali = fobia per i temporali, fobia delle altezze, fobia del buio, fobia dell’acqua, ecc..
  • Fobia per sangue-iniezioni-ferite.
  • Altri tipi: dismorfofobia (paura di essere sproporzionati, orribili, inguardabili in tutto il corpo o parti di esso) odontofobia (paura del dentista), emetofobia (paura di vomitare o di vedere qualcun altro farlo).

La diagnosi di Fobia Specifica secondo il DSM-5 è possibile se vengono soddisfatti i seguenti criteri:

  1. Paura marcata e persistente (≥ 6 mesi) o ansia riguardo una situazione o un oggetto specifico.
  2. La situazione o l’oggetto quasi sempre innescano la paura immediata o l’ansia.
  3. I pazienti evitano attivamente la situazione o l’oggetto.
  4. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al pericolo reale.
  5. La paura, l’ansia, e/o l’elusione causano disagio significativo o compromettono significativamente il funzionamento sociale o lavorativo.

I sintomi relativi ad un’iperattivazione fisiologica, provati da chi soffre di fobie specifiche sono: tachicardia, vertigini, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. In altre persone può viceversa attivarsi a livello fisiologico una risposta opposta, con un forte abbassamento della pressione sanguigna e decelerazione del battito cardiaco, fino a provocare mancamenti o svenimenti. Tali manifestazioni patologiche si attuano solo alla vista della cosa temuta o al pensiero di poterla vedere e si alleviano se la persona ritiene di aver evitato lo stimolo, di essersene allontanata o di essere in un ambiente che giudica sicuro.

Per oggi mi fermo qui ma nel prossimo video continuerò a parlarvi della Fobia Specifica e in particolare del suo esordio e delle possibili cause. A presto allora e restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton