NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO LE NOSTRE EMOZIONI?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.

Ci siamo lasciati qualche giorno fa con un post in cui vi parlavodelle influenze positive delle nuove tecnologie sulle nostre emozioni. Ho scelto un video tratto dalla trasmissione “Catfish” per parlarvi oggi dei possibili risvolti negativi in cui possiamo cadere se non utilizziamo correttamente le nuove tecnologie.

Alcuni effetti negativi che possono derivare da un uso smodato delle nuove tecnologie sono:

  1. L’analfabetismo emotivo (Goleman 2011) ovvero la mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle proprie emozioni e dei comportamenti a esse associati, la mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali si prova una certa emozione e l’incapacità a relazionarsi con le emozioni altrui (non riconosciute e comprese) e con i comportamenti che da esse scaturiscono;
  2. L’ assenza degli elementi metalinguistici propri della conversazione faccia a faccia e dei segnali di feedback che consentano agli attori interagenti di identificare con precisione gli aspetti relazionali e sociali. Per esempio, lasciare il proprio ragazzo semplicemente cambiando il proprio status su Facebook da “impegnata” a “single” è molto diverso che dirgli “ti voglio lasciare” guardandolo negli occhi. Si suppone che sia questo aspetto a rendere precarie le relazioni sociali che si creano nei social network;
  3. L’ assenza del corpo. Sulla rete l’identità è ridotta a un nickname, a una foto e poche informazioni che possono rappresentare un sé ideale, immaginario. Sfugge così la globalità dell’individuo con le sue molteplici e contraddittorie sfumature. Il corpo e l’intelligenza corporea sono una fonte di conoscenza di sé e reciproca, uno strumento fondamentale e una certezza da cui partire per costruire un’identità solida. L’identità vera diventa quindi irraggiungibile attraverso le nuove tecnologie e il gap tra identità reale e ideale rischia di essere sempre più ampio, anche per il soggetto stesso;
  4. L’ empatia, intesa come la capacità di mettersi nei panni degli altri, sottosviluppata e non esercitata mentre aumentano da un lato aggressività, bullismo e condotte sessuali sregolate e dall’altro difficoltà quali episodi depressivi e di ansia.
  5. Il fenomeno del sensation seeking, caratterizzato da una sorta di ricerca continua di emozioni, anche estreme, capace di parcellizzare e scomporre l’esperienza interumana facendola coincidere con l’emozione stessa. E’ come se tutta la relazione interpersonale coincidesse con l’emozione;
  6. L’ aumento dell’impulsività. Quando si utilizzano le nuove tecnologie si attiva il nucleo accumbens, importante per il sistema di ricompensa e grazie al quale proviamo piacere e siamo motivati a soddisfare i nostri bisogni attraverso un impulso all’azione, piuttosto che la corteccia frontale che ha un ruolo nel controllo dell’azione. Ecco perché si reagisce in maniera più impulsiva. Uno studio del 2013 sui videogiochi ha rilevato come alcuni di questi possano inibire la capacità dei giocatori di tenere a freno il comportamento impulsivo e aggressivo. I ricercatori concludono che, costringendo i giocatori a prendere decisioni veloci in situazioni violente, si inibisce il “controllo esecutivo proattivo” sulle reazioni impulsive. I giocatori sono inoltre più propensi a reagire con immediatezza, ostilità o aggressività incontrollata anche nella vita reale.

Alla luce dei vantaggi e svantaggi elencati possiamo ribadire che le nuove tecnologie cambiano il modo con il quale noi esprimiamo i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Che questi cambiamenti siano un bene o meno è ancora troppo presto per dirlo ma dovremmo comunque tenerne conto e, in base a ciò che sappiamo, cercare di regolarci. La finale è sempre la stessa: usate le nuove tecnologie ma con giudizio!

Ci vediamo presto online perché ho in serbo una sorpresa per voi. Nel frattempo mi raccomando, restate a casa!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO LE NOSTRE EMOZIONI?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.

Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi parlavo di alcune abilità cognitive specifiche (attenzione memoria, creatività…) e di come possono essere influenzate dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Oggi ho scelto un video un po’ datato e romantico, che parla dell’amore ai tempi di interne, per introdurre il tema dell’influenza delle nuove tecnologie sulle nostre emozioni, soffermandomi solo sulle influenze positive. Nel mio prossimo articolo invece vi parlerò delle possibili influenze negative.

Come sempre prima di entrare nel merito del tema centrale, vi introduco la definizione di emozione. L’emozione è un processo che coinvolge l’intero corpo e che comprende diversi aspetti (espressione del viso, sensazioni corporee, valutazione cognitiva e impulso all’azione).

Sebbene non sia ancora chiaro se e quanto le nuove tecnologie siano effettivamente in grado di modificare le nostre emozioni (al momento le ricerche non sono in grado di darci una risposta netta e precisa), una cosa è certa: le nuove tecnologie cambiano il modo con il quale noi esprimiamo i nostri sentimenti e le nostre emozioni, cambiano la percezione e il significato che noi diamo a ciò che proviamo dentro di noi, e di conseguenza cambiano la percezione della nostra realtà e quindi il rapporto che noi abbiamo con essa.

Tra gli effetti positivi che si possono sottolineare troviamo:

  • Maggiore immediatezza, facilità e naturalezza con la quale le nuove tecnologie ci permettono di esprimere i nostri stati d’animo attraverso emoji, miniclip, storie, stati… che diventano conferme per noi stessi e per gli altri del nostro stato d’animo;
  • Effetto affect labeling ovvero l’esteriorizzazione continua e quasi compulsiva dei nostri stati interiori sembra avere un effetto catartico su ciò che proviamo. Da numerose ricerche effettuate è emerso che parlare delle proprie emozioni negative, quali rabbia e tristezza, e di narrare gli episodi della nostra vita inserendo connotazioni emotive, riduce la risposta dell’amigdala e altre regioni limbiche agli stimoli emotivi. Questo vuole dire che narrare i propri eventi negativi esprimendo le emozioni provate ci aiuta a ridurre il carico emotivo dell’evento stesso.
  • Le nuove tecnologie offrono un ambiente più neutro e meno complesso per comunicare emozioni e sentimenti rispetto al rapporto interpersonale. Alcune ricerche hanno evidenziato interessanti effetti cognitivi dell’interazione col computer: una minore sensazione di essere giudicati, una minore consapevolezza dell’interlocutore, una dimensione ludica. Questi effetti possono aiutare molto le persone più chiuse, timide, introverse o che in generale hanno maggiori difficoltà nelle interazioni sociali vis a vis.

Fin qui tutto bene, no? Che ne pensate? Direi che questi effetti sono importanti e possono avere un forte impatto positivo sulla nostra vita. Se gli effetti fossero solo questi saremmo a cavallo ma, come vi avevo anticipato, dobbiamo prima bilanciarli con gli eventuali effetti negativi di cui vi parlerò nel mio prossimo articolo.

Allora non mi resta che dirvi di restare connessi e soprattutto di restare a casa finché questa emergenza non sarà finita! A presto.

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO IL NOSTRO CERVELLO?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.

Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi parlavo di alcune abilità cognitive specifiche (attenzione memoria, creatività…) e di come possono essere influenzate dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Riassumendo possiamo dire che le nuove tecnologie possono influenzare sia positivamente che negativamente il nostro funzionamento cerebrale e per questo non è possibile al momento trarre delle conclusioni e forse non è neanche opportuno. Questo però non dovrebbe tradursi in un: “Ok, allora non mi preoccupo, non ci penso!”, anzi, dovremmo tutti osservare molto attentamente l’evoluzione di questo fenomeno e cercare, in base a ciò che sappiamo, di prevenire eventuali influenze negative.

Un modo per riuscire a sfruttare i vantaggi dell’utilizzo delle nuove tecnologie senza perdere o ridurre importanti capacità come quelle sopra elencate potrebbe essere il tentativo di bilanciare aspetti diversi come la focalizzazione su un unico compito, il multitasking e il lasciare la mente libera. Da quando sono entrate le nuove tecnologie nel nostro stile di vita siamo sempre più orientati al multitasking (vedi articolo sull’attenzione) a discapito dell’attenzione sostenuta e del tempo libero.

Invece la focalizzazione su un unico compito permette di accedere al pensiero profondo, alla memoria, al problem solving. Certo dedicarsi ad un unico compito con attenzione richiede tempo e richiede fatica ma è l’unico modo per mantenere allenate le capacità che vi ho elencato. Senza un training costante e continuativo man mano si deteriorano e si perdono.

Un altro aspetto importante su cui mi preme soffermarmi è il tempo libero, quel tempo che di solito utilizziamo per distrarci, riposarci e lasciare vagare la nostra mente liberamente. Includere nella propria giornata del tempo lontano da qualsiasi incombenza e dall’interferenza dei sistemi tecnologici è fondamentale perché è proprio in quei momenti che il nostro cervello comincia a discriminare, organizzare, elaborare, sintetizzare, sedimentare tutte le informazioni raccolte anche se noi non ne siamo consapevoli. Questo lavoro che fa il nostro cervello quando è in “stand by” ci permette poi di trovare e recuperare informazioni che possiamo utilizzare in qualunque momento. E’ una sorta di rigenerazione del sistema per dirla in termini informatici e capirete da voi quanto possa essere utile e importante. Provo a farvi un esempio: qualche tempo fa, parlando con una persona che per lavoro crea, elabora e conduce progetti di vario tipo, mi ha raccontato che molto spesso gli capita di avere delle idee nuove o di trovare delle soluzioni ad un problema di lavoro mentre va a correre e al lavoro non ci pensa proprio. Io stessa ho avuto esperienze di questo tipo. Quando mi trovo in macchina di ritorno dal lavoro e ho una buona ora di strada di solito stacco la mente completamente ascoltando musica o cantando a squarciagola e spesso mi capita proprio in quei momenti di avere delle idee per un articolo, per un progetto o per un evento. Queste sono le dimostrazioni di quanto vi ho scritto prima. Perché non provate a pensarci anche voi e vedere se vi è mai capitato di fare la stessa esperienza?

In ogni caso la mia indicazione è facile: cercate di dedicare in modo equilibrato del tempo sia al multitasking che alla focalizzazione su un unico compito che alla mente libera. In pratica non rimanete sempre in modalità multitasking, ogni tanto disconnettetevi non solo fisicamente ma anche mentalmente dalle nuove tecnologie e dedicatevi ad altro. Nel mio prossimo articolo vedremo qualche piccola regola che potrebbe essere utile seguire.

Buona giornata a tutti e mi raccomando restate a casa!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME INFLUENZANO LA CREATIVITA’ E IL PROBLEM SOLVING?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello. Oggi infatti vi parlerò di due importanti capacità che possediamo, la creatività e il problem solving, per capire se e come possono essere influenzate dall’uso delle nuove tecnologie.

Patiamo innanzitutto dalla definizione di creatività e di problem solving. La creatività è la capacità della mente di creare e inventare. Il problem solving è un’attività del pensiero finalizzata ad analizzare, affrontare e risolvere positivamente delle situazioni problematiche.

Come per la memoria, di cui vi ho parlato nel mio precedente articolo, studi e ricerche scientifiche dimostrano che l’utilizzo delle nuove tecnologie impatta con la creatività e il problem solving sia in senso positivo che negativo. Ma vediamo cosa succede nel dettaglio.

L’utilizzo delle nuove tecnologie porta con sé i seguenti vantaggi:

  1. E’ più facile e veloce accedere a qualsiasi tipo di informazione di cui possiamo aver bisogno per risolvere un problema. Pensate per esempio a quanto usiamo oggi google maps o i navigatori satellitari per trovare una strada o un posto che dobbiamo raggiungere o pensate con che facilità uno studente può recuperare informazioni per scrivere una tesina;
  2. Il pensiero è più semplice, immediato, reattivo e pertanto richiede meno fatica mentale;
  3. I social media chiedono agli utenti di interagire con testi, immagini e video e gli utenti si sentono più inclini a creare e condividere qualcosa di proprio come può essere un album di Flickr, la recensione di un libro o un contributo a Wikipedia;
  4. La semplicità e velocità nel reperire e condividere informazioni permette di accumulare tempo libero da poter sfruttare in altro modo.

Ora passiamo all’altra faccia della medaglia ovvero gli svantaggi connessi con l’utilizzo delle nuove tecnologie:

  1. Nell’attivazione cerebrale indotta dalle tecnologie manca il reclutamento della corteccia frontale e ciò si traduce in meno allenamento al pensiero profondo, critico, al ragionamento, alla logica, all’analisi. Queste capacità cognitive sono indispensabili per il problem solving;
  2. Il mancato ingaggio della corteccia frontale porta con sé altre difficoltà tra cui la scarsa comprensione di testi e fenomeni complessi (come ad esempio la pandemia che ci sta coinvolgendo tutti ma che non tutti riescono capire bene di cosa si tratta e come bisogna agire di conseguenza), la difficoltà ad elaborare e utilizzare le informazioni raccolte, la difficoltà a distinguere tra percezione e realtà e tra vero e falso (come ad esempio tutte le fake news in cui incappiamo regolarmente sui vari media);
  3. Tutte queste difficoltà impediscono di conseguenza di trovare soluzioni e operare delle scelte ponderate.

A questo bilancio come sempre aggiungo la dovuta considerazione che siamo solo all’inizio di questa rivoluzione nel nostro stile di vita, gli studi e le ricerche in proposito sono in itinere e ogni giorno si fanno nuove scoperte, di conseguenza provate a trarre le vostre conclusioni se volete ma mantenete il beneficio del dubbio. Risposte certe ancora non ce ne sono, quindi vi ripeto di tenere la mente aperta. Continuiamo comunque ad osservare con attenzione il fenomeno perché dei cambiamenti importanti li sta portando e nel prossimo articolo vi sarò una piccola indicazione di prevenzione, tanto per non restare “tra color che son sospesi”.

A presto e mi raccomando restate a casa, tanto siamo connessi!!!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME STANNO CAMBIANDO LA NOSTRA MEMORIA?

In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello. Oggi vi parlerò della memoria e per introdurre l’argomento ho scelto una canzone di Caparezza dal titolo suggestivo “Migliora la tua memoria con un clic”.

Innanzitutto credo sia utile dare una sintetica definizione della Memoria: un magazzino in cui si possono conservare tracce della nostra esperienza passata e a cui possiamo attingere per affrontare le situazioni di vita presente o futura.  La memoria è sia statica e passiva come un archivio che attiva nella sua modalità di funzionamento perché ricostruisce rappresentazioni del mondo. Le fasi del processo di memorizzazione sono: 1. la codifica dell’informazione per le sue caratteristiche; 2. il consolidamento del ricordo e la ritenzione; 3. il recupero dell’informazione e del ricordo.

Se avete ascoltato la canzone che ho postato vi sarete accorti che parla di come le nuove tecnologie stanno influenzando la nostra memoria.Provo quindi a partire dal ritornello “Perdi i colpi, và così ma già migliora la tua memoria con clic….” per provare a fare delle riflessioni su questo argomento.

Effettivamente da quando possiamo utilizzare le nuove tecnologie abbiamo sempre di più “subappaltato” alla rete la nostra memoria. Smartphone e tablet sono diventati per noi una sorta di “hard disk” esterno infinito e sempre accessibile.

Ma cosa succede se questo hard disk esterno diventa inaccessibile per qualsiasi motivo, per esempio perché lo perdiamo, si rompe o è scarico?

E’ Difficile fare un bilancio preciso dei costi e dei benefici di questo sistema ma tenterò di elencarne qualcuno.

Alcuni benefici che possiamo trarre per la nostra memoria dalle nuove tecnologie sono:

  • La possibilità di immagazzinare molti più elementi rispetto al passato perché internet è più ampio, attendibile e rapido della memoria umana. Pensiamo per esempio ad informazioni come i numeri di telefono, le password e mail che nel mondo complesso di oggi sono importanti da ricordare. Tutte queste dettagliate e numerose informazioni ci costerebbero tempo e fatica se le dovessimo tutte memorizzare, invece la tecnologia sopperisce a questo bisogno crescente di memoria che abbiamo;
  • Il bisogno di ricordare informazioni semplici e dettagliate richiede cicli di attenzione e memorizzazione più brevi e minore dispendio di energie, liberando così risorse cognitive che possiamo sfruttare altrove;
  • La possibilità di conservare e salvare innumerevoli opere dalla degradazione grazie alla digitalizzazione, pensiamo per esempio alla musica, al cinema, alle opere d’arte, alla letteratura e così via;
  • Lo sviluppo della memoria collettiva, cioè della capacità di fare le cose insieme, come ad esempio la ricerca. Abbiamo sviluppato un’interdisciplinarità dei saperi prima impensabile, che ci ha condotto a condividere informazioni, conquiste, problematiche tra settori, campi e ambienti un tempo separati, producendo un avanzamento significativo dell’intero sistema.

E ora passiamo ai costi dell’utilizzo delle nuove tecnologie rispetto alla nostra memoria:

  • Uno studio condotto dall’Università di Stanford ha dimostrato che l’impegno costante dell’encefalo in molteplici attività intellettive, il cosidetto multitasking, danneggia la memoria a breve e lungo termine e ci induce a dimenticare perché viene meno quell’esercizio costante di memorizzazione che mantiene la mente predisposta alla memorizzazione;
  • Si può sviluppare un’alterazione della capacità di distinguere le informazioni importanti da quelle futili, di distinguere tra una notizia vera e una falsificazione, di giudicare la correttezza delle fonti, di decidere cosa conservare in memoria e cosa no. Umberto Eco rispetto a questo limite ha detto: “Internet è come una sterminata biblioteca senza filtraggio. La virtù delle biblioteche non è soltanto quella di conservare la memoria, ma di buttare via quello che a una cultura non serve”;
  • Stiamo via via perdendo la capacità di organizzare le conoscenze in modo visivo, lineare, complessivo e sequenziale, tipica dell’era pre-digitale che ci permetteva una conoscenza più organica.
  • Si sta sviluppando sempre di più l’amnesia digitale, che consiste nel ricordare il modo e lo spazio dove recuperare un’informazione, piuttosto che l’informazione stessa.

Se vogliamo quindi tirare le somme di questo bilancio costi-benefici possiamo dire che in pratica le nostre tecniche di memorizzazione stanno cambiando per essere più funzionali a ciò che dobbiamo ricordare. Se ciò sia un bene o un male ancora non lo possiamo sapere, fate voi le vostre considerazioni. Non mi resta che dire quindi che dire “ai posteri l’ardua sentenza”!

A presto con un altro post su questo tema. Stay tuned!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: COME STANNO MODIFICANDO IL NOSTRO CERVELLO?

Ciao a tutti,

vorrei continuare a parlarvi delle nuove tecnologie e di come stanno modificando il nostro cervello, prendendo spunto da una serata che ho condotto insieme a due miei colleghi qualche mese fa presso a Verona.

Uno dei temi di cui mi sono occupata è l’influenza che la connessione ai vari devices ha sulle nostre capacità attentive.

Prima di addentrarmi in questo argomento mi sembra opportuno definire cos’è l’attenzione. Per attenzione si intende l’insieme di quei dispositivi e meccanismi cognitivi che permettono di concentrare le proprie risorse mentali su alcune informazioni piuttosto che su altre. L’attenzione ci consente infatti di esplorare attivamente l’ambiente e di focalizzarci soltanto sui fenomeni che ci interessano; ci permette di pianificare le azioni future basandoci sul monitoraggio dell’ambiente e sulla connessione di ricordi e/o sensazioni esperite in passato.

Nel corso del tempo sono state riconosciute diverse tipologie d’attenzione:

1) l’Attenzione divisa che ci permette di controllare simultaneamente due o più fonti di informazioni;

2) l’Attenzione sostenuta, ossia la capacità di una persona di prestare attenzione al campo della stimolazione per un periodo prolungato;

3) l’Attenzione selettiva, ossia la capacità di selezionare fra molte fonti di informazioni solo alcuni stimoli ignorandone altri.

Chiariti questi concetti, ritorniamo al tema principale ovvero se, quanto e come le nuove tecnologie influenzano l’attenzione. A tal proposito vi posso dire che sono in atto numerose ricerche in tal senso. Alcune tra le più importanti sono state riportate in una puntata di “Presa diretta” dello scorso anno dal tutolo “Iperconnessi”.  Qui sotto trascrivo per voi il link della trasmissione.

Innanzitutto mi preme ricordare che molte ricerche sono ancora in itinere e che potremmo disporre di dati certi tra qualche anno, visto che questa rivoluzione tecnologica, che ha così modificato il nostro stile di vita, è recente ed in continua evoluzione.

Detto questo, riassumo per voi i dati di una ricerca di Ophir et altri, contenuta nella Raccolta World Psychiatry 2019, in cui si evidenzia che l’utilizzo delle nuove tecnologie comporta una esposizione continua a stimoli simultanei (mail, notifiche, messaggi…) e ciò provoca i seguenti una serie di effetti che possono avere risvolti sia positivi che negativi:

  1. Spostiamo la nostra attenzione da uno stimolo all’altro con maggiore frequenza rispetto al passato e il tempo che trascorriamo in modalità attenzione divisa è superiore al tempo che dedichiamo all’attenzione sostenuta;
  2. L’attenzione divisa ci ha permesso di sviluppare maggiormente le nostre capacità di multitasking ossia di svolgere più compiti contemporaneamente come ad esempio rispondere ad una mail, ad una telefonata e a un nostro collega contemporaneamente;
  3. Siamo molto più suscettibili alle fonti di distrazione rispetto a qualche tempo fa ma non solo, molto più spesso ci distraiamo o spostiamo la nostra attenzione su un altro stimolo volontariamente, Pensate per esempio a quante volte controlliamo il nostro cellulare senza che sia arrivata nessuna notifica anche se siamo impegnati in un’altra attività;
  4. Se siamo così facilmente distraibili significa che dobbiamo compiere uno sforzo maggiore per mantenere l’attenzione su un unico campo.

Questa ricerca infine descrive una generale caduta delle prestazioni cognitive da quando usiamo le nuove tecnologie. Ciò non mi stupisce molto. Penso per esempio a bambini e adolescenti che sono tra i maggiori fruitori delle nuove tecnologie. Chi fa l’insegnante forse se ne è accorto come me che da diversi anni lavoro a progetto in scuole di ogni ordine e grado: il tempo di attenzione degli alunni si è via via ridotto sempre di più e per loro è davvero uno sforzo importante mantenere l’attenzione per un certo tempo. Purtroppo però la riduzione dell’attenzione sostenuta rende difficile l’apprendimento e può quindi portare ad un calo delle prestazioni scolastiche.

Non vorrei che queste ultime mie considerazioni fossero lette come una sorta di demonizzazione nei confronti delle nuove tecnologie perché non è così. Sono convinta che l’uso di questi strumenti porti con sé sia vantaggi che svantaggi e che ancora non siano ben chiari e definiti perciò il mio invito è quello di sospendere ogni giudizio e semmai valutare caso per caso. Comunque continuerò a parlarvi di questo argomento anche nei prossimi articoli, cercando se possibile di fare sempre più chiarezza.

A presto quindi e come sempre, se volte lasciare un commento o una domanda, sarò lieta di rispondere.

NUOVE TECNOLOGIE: DATI DI RICERCA SULL’UTILIZZO IN ETA’ EVOLUTIVA

Continuiamo a parlare di nuove tecnologie e di come possono influenzare il nostro stile di vita, vi presento lo stralcio di una serata che ho condotto qualche mese fa con due colleghi a Verona. In questo video riporto alcuni dati di ricerca relativi all’uso che bambini e adolescenti fanno delle nuove tecnologie in Italia.

Poi nei prossimi post mi addentrerò su alcuni risvolti importanti dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Buona visione!

Dr.ssa Pinton Michela

NUOVE TECNOLOGIE: DATI DI RICERCA SUL LORO UTILIZZO.

Continuando a restare in tema di nuove tecnologie e di come possono influenzare il nostro stile di vita, vi presento lo stralcio di una serata che ho condotto qualche mese fa con due colleghi a Verona.

In questo video riporto alcuni dati di ricerca relativi all’uso che le persone adulte fanno delle nuove tecnologie sia in Italia che all’estero. Già solo la presentazione di questi dati può essere uno spunto di riflessione importante. Infatti vi pongo questa semplice domanda: quanto tempo trascorrete connessi ad un qualche strumento tecnologico? Vi siete mai misurati in tal senso? Io l’ho fatto e invito tutti a fare una prova.

Poi nei prossimi post mi addentrerò su alcuni risvolti importanti dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Buona visione intanto!

HIKIKOMORI, RITIRO SOCIALE E NUOVE TECNOLOGIE.

Qualche giorno fa ho assistito alla conferenza del dott. Michele Procacci sul “Ritiro Sociale” ed uno dei temi principali trattati è stato l’uso delle nuove tecnologie, ovvero se e come può influire sul ritiro sociale.

Cercherò di definire meglio il “Ritiro Sociale” nel mio prossimo articolo perché si tratta di una dimensione piuttosto complessa mentre per oggi vorrei concentrarmi su una domanda cardine che il dott. Procacci ha posto e che giro a tutti voi: “Un uso smodato delle nuove tecnologie favorisce il ritiro sociale o il ritiro sociale porta all’uso delle nuove tecnologie?”

Il sentire comune porterebbe a propendere per la prima ipotesi. Da quando anche in Italia si è cominciato a parlare di “Hikikomori” (letteralmente “tirare indietro”, “ritirarsi”), una condizione per cui una persona si chiude nella propria stanza per lunghi periodi di tempo, mesi o addirittura anni, interrompendo qualsiasi rapporto personale, anche con i propri familiari, e qualsiasi tipo di occupazione, dal lavoro allo studio, tale condizione è stata spesso associata ad un uso eccessivo delle nuove tecnologie perché spesso queste persone, chiuse nella loro stanza, passano molto tempo davanti alla tv, al pc, al tablet o allo smartphone.

Se è vero che l’uso smodato delle nuove tecnologie possa in alcuni casi portare allo sviluppo di una dipendenza dalle stesse e ad un graduale ritiro sociale, è altrettanto vero che non accade sempre così. Lo dimostrano ad esempio alcuni giovani campioni di videogiochi, che pur trascorrendo numerose ore alla console tutti i giorni, continuano a mantenere un stile di vita normale, andando a scuola o al lavoro e mantenendo intatta la propria rete familiare e sociale.

E’ inoltre importante considerare che esistono persone che si ritirano dal mondo per altri motivi (ve ne parlerò nel prossimo articolo) e in questi casi le nuove tecnologie diventano l’unico strumento per mantenere un minimo contatto con il mondo esterno.

Provate a mettervi nei loro panni, chiusi per ore, per giorni, per mesi in una stanza: che cosa fareste? Non provereste tristezza, solitudine ma anche una noia infinita? Non cerchereste quindi un modo per far passare ore che sembreranno interminabili? Capirete da voi che in questi casi, le nuove tecnologie possono essere considerate da queste persone una risorsa e non un male. Tra l’altro possono diventare una risorsa anche per chi cerca di aiutare queste persone perché possono diventare un mezzo per entrare in contatto con loro e curarle. In questo senso si sta aprendo tutto un filone di ricerca proprio per capire se, quando e come la tecnologia possa essere utilizzata con efficacia in favore della salute psicologica dei pazienti.

Tornando quindi alla nostra domanda di partenza probabilmente sono vere entrambe le ipotesi ma vorrei aggiungere che proprio per questo le nuove tecnologie non debbano essere demonizzate. Di sicuro hanno generato un cambiamento epocale nel nostro stile di vita, non ne conosciamo ancora appieno gli effetti e forse non abbiamo ancora preso bene le misure rispetto ad un corretto utilizzo ma non per questo bisogna trincerarsi dietro facili pregiudizi. Cerchiamo di tenere la mente aperta e di valutare tutte le possibilità, sospendiamo il giudizio almeno per il momento. Ricordo di aver letto in qualche articolo, che anche l’avvento della tv nelle case degli italiani negli ’50 era stato vissuto con un certo allarmismo. Addirittura si ipotizzava che avrebbe decretato la fine del cinema. A distanza di 70 anni possiamo affermare che non si sono verificate catastrofi particolari.

Resta il fatto che il tema dei vantaggi e svantaggi relativi all’uso delle nuove tecnologie è molto interessante per tutti noi per cui mi riprometto di affrontarlo in uno dei mie prossimi articoli.

Restate connessi perché c’è ancora tanto di cui parlare. Se volete dire la vostra e dare un vostro contributo siete sempre accetti. A presto!

Dr.ssa Pinton Michela

ragazzo solo seduto su uno sgabello che guarda il suo smartphone sotto un riflettore

I NATIVI DIGITALI: Incontro divulgativo sull’utilizzo delle nuove tecnologie in età evolutiva. Part 13

Continuando a parlare di nuove tecnologie, vorrei proporvi uno stralcio di una serata che ho presentato questa estate, dal titolo “I Nativi Digitali”.

Questa serata divulgativa, rivolta ai genitori di bambini e ragazzi tra i 4 e i 13 anni dei centri Estivi CUS Padova, si poneva l’obiettivo di esplorare pregi e limiti delle nuove tecnologie, di presentare dati di ricerca rispetto all’uso attuale che ne fanno i minori, di informare sui possibili rischi a cui si può andare incontro e di fornire strategie da poter adottare per un corretto utilizzo di questi mezzi.

A volte bambini e ragazzi possono cadere vittime o essere protagonisti di un uso poco corretto e dannoso delle nuove tecnologie. L’ultima parte di questo ciclo di video riguarda alcuni accorgimenti che è possibile adottare per far sì che bambini e adolescenti approccino in modo corretto alle nuove tecnologie perché ricordiamo che a volte è meglio prevenire che curare. Spero che queste poche indicazioni possano esservi utili anche se non sempre facili da mettere in atto e non sempre risolutive nel caso di problemi più importanti. Buona visione e restate connessi per il prossimo video!