I 10 MITI PIU’ COMUNI SULLE EMOZIONI

Mito 1: “C’è un modo giusto di sentirsi in ogni occasione!”

Salve a tutti,

la scorsa settimana vi ho elencato i 10 miti più comuni sulle emozioni e da oggi li studieremo uno per uno.

Cominciamo col mito n. 1: “C’è un modo giusto di sentirsi in ogni occasione!”

Significherebbe che per ogni situazione che ci troviamo a vivere esiste una sola emozione giusta da provare. Significherebbe che tutte le persone al mondo nella stessa identica situazione proverebbero la stessa emozione. Succede così nella realtà?

Vi faccio un esempio: immaginate una riunione di lavoro in cui il capo fa una lavata di testa ai suoi quattro dipendenti per un errore che hanno commesso. In quel momento uno dei dipendenti si sente arrabbiato perché non trova giusto che il capo li tratti a quel modo, il secondo si sente ferito e umiliato per il giudizio negativo ricevuto, il terzo si sente in colpa per l’errore commesso e il quarto è in ansia perché teme delle conseguenze negative.

Come si spiega che nella stessa identica situazione queste quattro persone provino emozioni diverse?

È semplice e l’avrete intuito da voi. Le emozioni sono connesse con i nostri pensieri e viceversa. Nell’esempio che vi ho fatto i quattro dipendenti fanno pensieri diversi e così provano anche emozioni diverse.

Possiamo affermare che una sola di queste persone prova l’emozione giusta?

I motivi che portano ognuno a provare una certa emozione non sono tutti plausibili?

Converrete con me che è proprio così e questo dimostra che non c’è una emozione giusta da provare in ogni occasione. L’emozione è soggettiva e può essere valida qualunque essa sia.

E non abbiamo considerato quelle situazioni in cui si provano più emozioni contemporaneamente.

Vi è mai capitato di sentirvi in un determinato momento un po’ in ansia ma anche un po’ tristi o un po’ arrabbiati. Come ce lo spieghiamo? Di nuovo una delle emozioni è quella giusta e le altre sono tutte sbagliate?

Forse non consideriamo che la nostra vita è più complessa di come tendiamo a descriverla, ricca di sfaccettature, di mille modi di interpretarla e ciò giustifica il fatto di provare più emozioni.

Vi lascio riflettere su questo punto e vi invito a seguire il mio prossimo post sul secondo mito “Alcune emozioni sono stupide e sbagliate!”. Vedremo se anche questo è vero e nel frattempo…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

I 10 MITI PIU’ COMUNI SULLE EMOZIONI

Salve a tutti,

come preannunciato, ecco il primo video del ciclo “I disturbi d’ansia”, solo che prima di addentrarci nell’argomento ansia, credo sia più opportuno partire da un’introduzione un po’ più generale sulle emozioni.

Oggi quindi vi parlerò dei miti che circolano sulle emozioni.

Parlando con le persone spesso mi rendo conto che hanno delle credenze e convinzioni particolari sulle emozioni proprie e altrui, a volte bizzarre, a volte del tutto irrazionali. In generale riscontro una tendenza a giudicare le emozioni, che quindi vengono etichettate come positive o negative, giuste o sbagliate, pericolose o dannose, utili o inutili.

Le domande allora che mi vengono in mente e che vorrei porvi sono: “Le emozioni sono davvero così?”, “È giusto giudicare le emozioni?” e “Quali sono i giudizi più comuni sulle emozioni?”

Proverò a farvi un elenco dei miti sulle emozioni che sono più frequenti e diffusi e per oggi vi chiedo solo di appuntarvi quelli che qualche volta avete pensato anche voi oppure quelli in cui credete fermamente.

I miti sulle emozioni più comuni sono questi:

  1. C’è un modo giusto di sentirsi in ogni occasione.
  2. Alcune emozioni sono stupide e sbagliate.
  3. Se le persone non approvano le mie emozioni significa che non mi dovrei sentire come mi sento.
  4. I giudici delle mie emozioni sono le altre persone.
  5. Alcune emozioni sono distruttive.
  6. Le emozioni dolorose vanno ignorate, inibite, bloccate o eliminate.
  7. Essere emotivi significa perdere il controllo.
  8. Le emozioni sono inutili.
  9. Le emozioni possono comparire senza ragione.
  10. Far sapere agli altri che sto male è un segno di debolezza.

“Che ne pensate? Dite la verità avete riconosciuto qualche pensiero che avete fatto anche voi? Ve lo siete appuntato?”

Se così fosse, non vi preoccupate perché, come vi ho detto, è piuttosto comune fare di questi pensieri. Tuttavia è bene stabilire se questi pensieri siano attendibili e siano utili.

Nei prossimi video prenderò in esame qualcuno di questi miti e proverò a rispondere alle domande che ho posto in apertura. Nel frattempo provate a pensarci anche voi e come sempre…restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

IMPARIAMO A CONOSCERE I DISTURBI D’ANSIA

Pillole di conoscenza a cura delle dr.ssa Michela Pinton

Salve a tutti,

per chi ancora non mi conosce ancora, sono la dr.ssa Michela Pinton. Sono una psicologa e una psicoterapeuta cognitivo comportamentale.

Lavoro a Padova in uno studio prIvato e a Verona presso il Centro di Psicoterapia Scaligero.

Nella mia professione mi occupo di consulenza, prevenzione, diagnosi e cura e nel mio piccolo cerco di divulgare contenuti scientifici che riguardano la psicologia e la psicoterapia attraverso il mio sito e i miei profili social che riporto in sovraimpressione.

Il mio ambito di lavoro di elezione sono i disturbi d’ansia in tutte le fasce d’età. Per questo motivo in questo nuovo anno, ho deciso di proporre a chi mi segue un ciclo di contenuti, sia in forma scritta che video, tutti incentrati sui disturbi d’ansia.

Gli argomenti che intendo trattare saranno:

  1. Le emozioni
  2. Paura e ansia
  3. Quando l’ansia diventa un problema
  4. I disturbi d’ansia
  5. I sintomi dell’ansia
  6. L’iperventilazione
  7. Strategie di gestione dell’ansia
  8. Psicologia e psicoterapia
  9. La terapia cognitivo comportamentale
  10. Il trattamento dell’ansia

Spero in questo modo di dare delle informazioni semplici, immediate ma anche utili per tutti coloro che si trovano in difficoltà con la gestione dell’ansia o credono di avere un disturbo d’ansia. Ricordo tuttavia che nel caso il vostro problema si prolunghi nel tempo, o sia particolarmente frequente, intenso e persistente, avere delle nozioni sull’argomento potrebbe non essere sufficiente. In tali casi vi invito a chiedere un consulto ad un professionista. Per qualsiasi informazione o per prendere un appuntamento riporto i miei contatti diretti e le sedi dove ricevo.

Alla prossima settimana allora con il primo articolo e video che riguarderà “I MITI CHE CIRCOLANO SULLE EMOZIONI” e come sempre…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

LA RABBIA E L’AGGRESSIVITA’.

Ciao a tutti, come ricorderete le scorse settimane ho tenuto degli incontri divulgativi sui problemi di aggressività e condotta rivolti a docenti e genitori.

Sono molto contenta della partecipazione e dell’interesse che hanno suscitato anche se ciò significa che l’argomento oramai tocca davvero molte persone e si tratta quindi di un problema diffuso.

Visto che utilizzo questo canale per divulgare contenuti che riguardano la psicologia e la psicoterapia, come promesso, condividerò anche con voi alcuni degli argomenti trattati.

Il primo è la differenza tra rabbia e aggressività.

Spesso nel linguaggio comune rabbia e aggressività sono usate come sinonimi e spesso confuse l’una con l’altra eppure sono cose molto diverse.

La rabbia è un’emozione, un processo complesso che coinvolge tutto il nostro corpo, qualcosa che sentiamo dentro di noi. È una delle 5 emozioni di base come tristezza, gioia, paura e disgusto ed è pertanto innata e universale. Ha un valore adattivo ovvero ci aiuta a ristabilire il senso di giustizia quando è venuto a mancare. Ha quindi una sua funzione e possiamo dire che nella storia evolutiva dell’uomo è stata utile alla sua sopravvivenza.

Certamente la rabbia, come tutte le emozioni, può essere una molla che ci spinge ad agire ma le possibilità di azione possono essere le più diverse, dalla rivoluzione francese alla disobbedienza civile di Gandhi.

Passo allora a parlarvi dell’aggressività. L’aggressività è un comportamento intenzionale volto a infliggere un danno e/o causare sofferenza ad altre persone. Ciò significa che l’aggressività può diventare problematica e disfunzionale. Può portare le persone a pensare in modo irrazionale e a comportarsi in modo rischioso e imprevedibile per sé stessi e per chi sta loro vicino.

Gli effetti negativi dell’aggressività sono il motivo per cui spesso si giudica negativamente anche la rabbia, ma ripeto la rabbia è un’emozione, è solo qualcosa che sentiamo dentro di noi per un motivo preciso. Non è un comportamento, un’azione e di conseguenza non ha senso giudicarla.  In quanto emozione va solo vissuta, accettata e compresa nella sua funzione. Diverso è per l’aggressività.

Spero di essere stata abbastanza chiara ed esaustiva in questa mia spiegazione e spero che queste informazioni possano tornarvi utili.

A presto con un nuovo argomento e mi raccomando….RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela

PERCHE’ LOTTIAMO CONTRO LE NOSTRE EMOZIONI?

Ciao a tutti, ancora una volta torno a parlarvi di emozioni perché credo sia un argomento che tocca tutti. Oggi vorrei concentrarmi sul motivo per cui spesso ingaggiamo una vera e propria lotta contro le nostre emozioni e sugli esiti di questa lotta.

Innanzitutto vi ricordo cosa sono le emozioni: un processo che coinvolge l’intero nostro organismo e che comprende diversi aspetti dall’espressione facciale, alle sensazioni corporee, all’impulso all’azione e alla valutazione cognitiva. In relazione alle sensazioni fisiche molte emozioni assumono un tono edonico negativo ovvero vengono percepite come spiacevoli, sgradevoli o fastidiose da provare. Per esempio le persone che provano ansia trovano sgradevoli le sensazioni come la fame d’aria, il senso di oppressione al petto o la confusione mentale, le persone che provano tristezza si sentono stanche, prive di energie e interessi e non vorrebbero sentirsi così, le persone che provano vergogna non vorrebbero sentire il rossore che avvampa sul loro volto. Quindi uno dei motivi per cui le persone tollerano poco le loro emozioni è il tono edonico negativo.

Un altro motivo sono alcune credenze o convinzioni diffuse sulle emozioni di cui ho già parlato in un mio passato articolo. Ne riporto qualcuna tra le più consuete: “Non dovresti provare certe emozioni”; “Provare certe emozioni è segno di debolezza”, “Dovresti saper controllare le tue emozioni”, “Se provi certe emozioni hai qualcosa che non va”, “Dovresti cercare di sbarazzarti delle emozioni negative”. Questi miti sulle emozioni sono molto diffusi, chi non si è mai trovato a pensare una di queste frasi alzi la mano!

Di conseguenza, un po’ perché certe emozioni sono spiacevoli da provare, un po’ per come si considerano o addirittura giudicano le emozioni, spesso le persone ingaggiano una vera e propria lotta contro di esse in modo da controllarle, bloccarle, ridurle o eliminarle del tutto. Usano qualsiasi mezzo per riuscirci, dalla semplice distrazione o cercare di pensare positivo a sistemi che possono risultare dannosi per la salute, come bere, abbuffarsi, assumere sostanze.

Vorrei poter chiedere a chi ha letto fino a qui questo articolo, se ha mai tentato di controllare le sue emozioni in qualche modo e con quale esito. Mi piacerebbe leggere i vostri commenti in proposito ma intanto provo a rispondere io per la mia esperienza di vita e professionale.

In genere la risposta è del tipo: “Sì ci ho provato e per un po’ di tempo sembrava funzionare ma poi le emozioni sono tornate anche più intense e frequenti di prima”.

Quel che succede di solito quando si lotta contro le proprie emozioni è il cosiddetto effetto paradosso, ovvero più cerco di bloccare, inibire, eliminare le emozioni più queste si presentano più forti e più spesso di prima.

L’effetto paradosso è semplice, più cerco di contrastare un’emozione, più ci sto pensando e più ci penso, più in realtà intensifico quella emozione.

Inoltre si tende a non considerare che le nostre emozioni sono l’espressione del nostro patrimonio genetico, perlomeno le emozioni base sono innate e universali quindi è assurdo pensare di poterle eliminare o anche solo controllare.

Per chi fosse interessato, sappiate che esistono tante tecniche che aiutano ad accettare, comprendere e tollerare le emozioni anche quelle più intense e sgradevoli ma si può imparare a fare tutto questo anche solo partendo da una semplice considerazione. Ricordare che le emozioni, tutte le emozioni, hanno una funzione ossia esistono e le proviamo per un motivo. In generale tutte le emozioni hanno la funzione di aiutarci a capire cosa ci succede e a guidare il nostro comportamento. Se cominciamo a vederle in questa veste, come preziose alleate nella nostra vita allora forse rinunceremo alla lotta contro di loro.

Vi invito quindi a scoprire quale può essere la funzione di ogni emozione che provate e vi raccomando….restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

LA RABBIA: UN’EMOZIONE SOCIALMENTE NEGATA! …….Ma è giusto così?

Ciao a tutti, eccomi di nuovo qui a proporvi articoli su argomenti che spero possano essere di interesse comune. L’argomento di oggi è la rabbia, un’emozione che proviamo a tutti ma che spesso viene soffocata o contrastata. Cerchiamo di capire perché e come può essere gestita.

Partiamo da una premessa. La rabbia è un’emozione e l’emozione è un’esperienza ed un processo complesso che coinvolge l’intero nostro organismo, è uno stato affettivo di solito intenso e di breve durata nel tempo. È costituita da un’espressione facciale, un’attivazione fisiologica che può dare delle sensazioni corporee, un impulso all’azione e una valutazione cognitiva ma l’aspetto più importante su cui mi voglio soffermare è la funzione della rabbia.

Perché ci arrabbiamo? A cosa serve la rabbia?

Partiamo da un’analisi di cosa succede quando ci arrabbiamo. Di solito tutto parte da una rapida valutazione su ciò che sta accadendo. L’idea di partenza è che ci sia una discrepanza tra ciò che accade e ciò che la persona si aspettava o riteneva dovesse accadere. Questa discrepanza è percepita con un senso di ingiustizia e crea un senso di malessere. La persona quindi si attiva e mette in atto una risposta tipica che è quella di attacco, se ritiene di poter rimettere le cose apposto, o di fuga, se crede di essere inerme di fronte allo stato delle cose.

Avete capito allora a cosa serve la rabbia?

Ha la funzione di attivarci e spingerci ad agire per difendere il nostro territorio psicologico ovvero i nostri, bisogni, desideri, idee, scopi, affetti e così via. È una funzione fondamentale che in tempi antichi è stata utile per la sopravvivenza della nostra specie.

Se la rabbia è un’emozione fondamentale e utile allora perché a livello sociale spesso è poco accettata e tollerata? Perché spesso le persone fanno di tutto per inibirla, bloccarla o nasconderla?

Un motivo potrebbe essere il tono edonico spiacevole. Chi si arrabbia prova malessere e disagio e quindi potrebbe voler evitare di sentirsi così. Ma anche l’ansia ha lo stesso tono edonico spiacevole eppure non ha subito lo stesso stigma sociale. Questo accade perché una persona che prova ansia non mette sulla difensiva chi gli sta intorno mentre una persona che si arrabbia sì e viene spesso connotata moralmente in modo negativo con aggettivi come “cattiva” o “violenta”.

Ciò accade perché i concetti di rabbia e aggressività sono spesso sovrapposti nel sentire comune e porta a credere che la rabbia sia sbagliata, qualcosa da censurare o di cui bloccarne l’espressione. Ma questo è un grave errore perché rabbia e aggressività sono due entità molto diverse. La rabbia è un’emozione ovvero qualcosa che si prova internamente mentre l’aggressività è un insieme di comportamenti e agiti attraverso i quali una persona produce dei danni ad altri o alle cose. Basti pensare che se quando si aggredisce è perché si è arrabbiati, non è detto che se si è arrabbiati si aggredisca. Insomma da una parte c’è l’emozione rabbia, che di per sé non fa niente di male se non creare disagio e malessere a chi la prova, e dall’altra c’è il comportamento, che nel caso dell’aggressività può essere pericoloso e dannoso. Questi due concetti non dovrebbero essere confusi l’uno con l’altro.

Per concludere, non c’è nulla di male a provare rabbia e ad esprimerla. È un’emozione normale, funzionale e che proviamo tutti con frequenza. Poco corretto può essere il modo con cui esprimiamo la nostra rabbia soprattutto se creiamo danni a noi stessi o agli altri ma di questo parleremo in un altro articolo. Per oggi mi fermo qui e come sempre vi raccomando…..restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

WORK IN PROGRESS!

Ciao a tutti,

questo sabato pomeriggio condurrò un incontro a Verona con ragazzi tra i 17 e i 18 anni sul tema dell’ansia.

Gli argomenti che verranno trattati sono:

– le emozioni

– paura/ansia e le sue caratteristiche

– quando l’ansia diventa un problema

– che fare in caso di problemi o disturbi d’ansia

No panic non vuole essere una lezione frontale didattica ma un approfondimento del tema basato sull’interazione, sullo scambio di opinioni e conoscenze e su attività esperenziali.

Chiunque fosse interessato a proporre ed organizzare incontri divulgativi su questo o altri temi di psicologia può contattarci.

Nel mio prossimo post vi racconterò eventuali aspetti salienti che energeranno dall’incontro con i ragazzi. Restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

Educazione all’affettività e sessualità.

Ciao a tutti,

a breve svolgerò un progetto di prevenzione sull’affettività e sessualità presso uno degli Istituti scolastici con cui collaboro e così sto consultando nuovi libri per prepararmi al confronto con i ragazzi. Alcuni genitori mi hanno chiesto di indicare qualche testo che li aiuti ad affrontare questo argomento con i loro figli perchè anche l’educazione sessuale è un aspetto della salute con cui ogni famiglia prima o poi entra in contatto ed è fondamentale essere preparati a dare informazioni e risposte adeguate.Per questo motivo oggi propongo questo testo di facile fruizione per tutti, che tocca un pò tutti gli aspetti dell’affettività e della sessualità, anche quelli più spinosi e che da semplici e chiare indicazioni su quali informazioni e quale linguaggio usare con bambini e ragazzi. Buona lettura a voi e restate connessi!

Dr.ssa Pinton Michela

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RIFLESSIONI DOPO LA SECONDA SETTIMANA DI CENTRI ESTIVI NELL’EPOCA DEL COVID-19: LE EMOZIONI DEI BAMBINI

Nell’arco di una settimana di centri estivi cerco sempre di parlare con i bambini che lo frequentano, di conoscerli. Si parla quindi di un po’ di tutto, della loro famiglia, degli amici, della scuola, delle loro attività extra, sport o altro e delle prossime vacanze. Tra i vari argomenti ovviamente raccontano anche come hanno passato i mesi di isolamento sociale forzato dovuto all’emergenza da corona virus.

A tal proposito vorrei riportare alcune loro frasi.

Io: “Come è andato quest’anno?”

Bambino: “Non tanto bene”. (Con un’espressione un po’ triste)

Io: “Come mai?”

Bambino: “Sono stato sempre da solo a casa”.

Bambina: “Maestra lo sai che il nonno di una mia amica è morto ucciso dal corona virus?”

Bambino: “Non vedo l’ora che sia l’anno prossimo così possiamo giocare normali senza le mascherine e possiamo fare le partite”.

Ho scelto questi esempi perché nel mio precedente post vi ho parlato della grande capacità di adattamento dei bambini, ma ciò non significa che certe esperienze non lascino un qualche segno anche in loro.

Queste frasi mi fanno capire alcune cose. Prima di tutto che hanno capito benissimo cosa è successo e quanto sia stato grave. Seconda cosa che si rendono perfettamente conto che non siamo ancora tornati alla normalità, che ci sono ancora delle limitazioni e che non sappiamo se e quando tutto tornerà come prima. Terzo che il pensiero della morte li ha toccati da vicino e ancora ci pensano e questo è un fatto significativo per dei bambini.

A questo punto vorrei fare una riflessione. Non sempre i bambini sono in grado di esplicitare le loro emozioni rispetto a questi fatti che pure li hanno toccati, ma sarebbe utile per loro che ci riuscissero in modo da poter elaborare quanto accaduto. Infatti se non riescono ad esprimere il proprio vissuto interiore spesso possono manifestare invece sintomi diversi. Vi faccio alcuni esempi che ahimè ho potuto osservare: improvvisi e inspiegabili mal di pancia, pianti inconsolabili al distacco dai genitori, bambini che si isolano anche in un contesto di gruppo per giocare da soli o al massimo con l’adulto di riferimento….

Visti questi esempi il mio invito è questo: cerchiamo noi adulti di fare molta attenzione a certe frasi dei bambini, ascoltiamoli con attenzione in modo da cogliere l’occasione per parlare con loro di questi argomenti per aiutarli ad esprimere come si sentono in proposito. Aiutiamoli a parlare di emozioni come la paura o la tristezza o di qualsiasi altra emozione spiacevole si possa aver provato in questi durissimi mesi. Cerchiamo di sostenerli nella verbalizzazione delle loro emozioni. Accogliamo i loro vissuti ma allo stesso tempo aiutiamoli a superarli e chissà che davvero, come chiedeva quel bambino, presto possano tornare “a giocare normali”!

Per oggi vi saluto e come sempre vi raccomando….RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela