In un precedente articolo ho spiegato a grandi linee in cosa consiste la psicoterapia cognitivo comportamentale (TCC). Oggi vorrei entrare nello specifico dell’applicazione di questa terapia nella fascia d’età dello sviluppo, da 0 a 18 anni, delineando similitudini e differenze.
Vi ricordate quando ho parlato delle difficoltà di riconoscere un problema psicologico in un bambino/adolescente e come fare per superarle? Se dopo attenta osservazione siete giunti alla conclusione che vostro figlio o nipote o allievo sta manifestando i segni di un problema di natura psicologica, i passaggi da mettere in atto sono quelli elencati nell’articolo “Che differenza c’è tra uno psicologo per gli adulti e uno per bambini/adolescenti”. Si tratta quindi i fissare un primo colloquio con uno psicologo/psicoterapeuta, di sottoporre il minore ad una valutazione diagnostica, esattamente come farebbe un medico se si trattasse di un problema organico e di condividere col professionista l’esito della valutazione. Nell’incontro di restituzione lo psicologo/psicoterapeuta non solo formula una diagnosi, cioè spiega se si è in presenza di un disturbo o di un problema transitorio e quale, ma indica anche il possibile percorso da seguire per risolvere il problema. A questo punto quindi si entra nella fase di terapia vera e propria. La TCC per l’età evolutiva presenta similitudini e differenze rispetto alla TCC per gli adulti. Vediamo quali.
Similitudini:
- Gli assunti della psicoterapia cognitivo comportamentale per l’infanzia/adolescenza sono gli stessi che per gli adulti: pensieri, emozioni e comportamenti sono connessi tra loro in modo complesso e i problemi emotivi e comportamentali sono in gran parte il prodotto di credenze disfunzionali che si mantengono nel tempo, nonostante la sofferenza che provocano.
- Gli obiettivi della psicoterapia cognitivo comportamentale sono gli stessi: individuare la presenza di credenze e schemi di pensiero disfunzionali e successivamente aiutare il paziente a modificarli o integrarli con altri più funzionali per ottenere una remissione dei sintomi e promuovere il suo benessere personale.
- Le tecniche terapeutiche sono le stesse: si aiuta il paziente ad apprendere nuove modalità di risposta alle situazioni che si trova a vivere (terapia comportamentale) e a correggere o integrare i propri pensieri con altri più realistici e funzionali al suo benessere (terapia cognitiva).
Ma se assunti, obiettivi e tecniche sono gli stessi allora cosa c’è di diverso?
Differenze:
- La definizione dei disturbi psichici in età evolutiva è decisamente più complessa che per l’età adulta a causa dell’influenza di innumerevoli Infatti oltre ai fattori come le caratteristiche dell’individuo (caratteristiche biologiche, funzioni metacognitive, temperamento), gli aspetti sociali e culturali, di cui si tiene conto per l’età adulta, vi sono altri fattori da considerare come le trasformazioni maturative (organizzazione comportamentale, emotiva e cognitiva che non sono ancora definite e stabilizzate) e le caratteristiche familiari (relazione tra i genitori, relazione di attaccamento tra bambino e genitori, caratteristiche delle famiglie d’origine).
- Questa multifattorialità fa sì che un intervento settoriale come può essere la TCC individuale risulti poco efficace soprattutto a lungo termine. La presenza di più fattori favorisce invece lo sviluppo di modelli di trattamento di tipo multidimensionale quando sono rivolti all’età dello sviluppo. In questi trattamenti si cerca di integrare vari approcci terapeutici che si sono dimostrati efficaci e di promuovere un trattamento estensivo e periodicamente monitorato su più fronti, ovvero sul bambino/adolescente, sulla famiglia e sui contesti di vita più significativi per il minore come la scuola. L’intervento terapeutico multimodale, mirato non solo sul bambino/ragazzo ma anche sui genitori e se possibile su altri contesti (famigliare e/o scolastico) è quello che dà maggiori risultati in termini di riduzione dei sintomi.
- Un percorso terapeutico per un bambino/adolescente può essere condotto solo da uno psicoterapeuta specializzato, meglio ancora se esperto nel trattamento di questa fascia d’età. In alcuni casi può essere necessario anche combinare la psicoterapia con la terapia farmacologica, che però deve essere seguita da un neuropsichiatra infantile o psichiatra. Della farmacoterapia nell’età dello sviluppo scriverò in modo più approfondito più avanti.
Come sempre se avete domande o riflessioni da fare, postate pure. Nel frattempo auguro a tutti buona giornata.