In attesa dell’evento “Nuove tecnologie: come stanno cambiando il nostro cervello?”, incontro divulgativo aperto al pubblico sull’uso delle tecnologie sia in età adulta che evolutiva, che si terrà in data 5 Dicembre 2019, vorrei proporvi alcuni stralci di una serata che ho proposto questa estate, dal titolo “I Nativi Digitali”.
Questa serata divulgativa,
rivolta ai genitori di bambini e ragazzi tra i 4 e i 13 anni dei centri
Estivi CUS Padova, si poneva l’obiettivo di esplorare pregi e limiti delle nuove
tecnologie, di presentare dati di ricerca rispetto all’uso attuale che ne fanno
i minori, di informare sui possibili rischi a cui si può andare incontro e di
fornire strategie da poter adottare per un corretto utilizzo di questi mezzi.
In questo primo video di parlerò innanzitutto dei pregi delle nuove tecnologie e di come hanno cambiato il nostro stile di vita. A presto per il video sui dati di ricerca circa l’utilizzo delle nuove tecnologie in età evolutiva. Nel frattempo vi auguro buona visione!
In attesa dell’evento “Nuove tecnologie: come stanno cambiando il nostro cervello?”, incontro divulgativo aperto al pubblico sull’uso delle tecnologie sia in età adulta che evolutiva, che si terrà in data 5 Dicembre 2019, vorrei proporvi alcuni stralci di una serata che ho proposto questa estate dal titolo “I Nativi Digitali”.
Questa serata divulgativa,
rivolta ai genitori di bambini e ragazzi tra i 4 e i 13 anni dei centri
Estivi CUS Padova, si poneva l’obiettivo di esplorare pregi e limiti delle
nuove tecnologie, di presentare dati di ricerca rispetto all’uso attuale che ne
fanno i minori, di informare sui possibili rischi a cui si può andare incontro
e di fornire strategie da poter adottare per un corretto utilizzo di questi
mezzi.
In questo primo video di introduzione ho esplicitato obiettivi e contenuti dell’incontro.
Nei prossimi giorni pubblicherò i vari argomenti trattati. Buona visione!
Ciao a tutti, qualche giorno
fa ho scritto della conferenza di Vito Mancuso alla Fiera delle Parole di
Padova. In quel post vi ho raccontato come ha descritto il concetto di “Cura” e
con quali esempi.
Nella stessa conferenza V. Mancuso
ha spiegato un altro concetto importante che vorrei condividere con voi e cioè
che per prendersi bene cura degli altri
bisogna prima di tutto prendersi cura di sé stessi. Anche di questo sono
assolutamente convinta e voi?
Quando Vito Mancuso ha
espresso questa sua opinione su quanto sia importante
prendersi cura di sé stessi non solo del proprio corpo ma anche della propria
anima o spirito o morale, da non intendere strettamente in senso religioso,
l’intervistatore gli ha posto questa domanda: “Ha qualche suggerimento su come
potremmo prenderci cura della nostra anima?”
L’autore ha risposto che una delle vie maestre per prendersi cura di
noi stessi è coltivare la bellezza. Perseguire la bellezza, cercarla in
ogni cosa e coltivarla significa credere
nell’esistenza di qualcosa più alto di noi, più sublime. Tendere alla bellezza
può quindi renderci migliori, purificarci, elevarci o almeno può aiutarci a
vivere meglio. Il suo consiglio quindi è stato di cercare la bellezza in
tutto quello che ci circonda perché già solo questo esercizio può farci sentire
meglio.
Sono convinta anch’io che sia
così e secondo me lo si può scoprire facilmente. Pensate ad un esempio banale:
“Come vi siete sentiti davanti ad un tramonto o a un paesaggio mozzafiato?
Ricordate quelle sensazioni, quelle emozioni dentro di voi in quel momento?” Se
erano le stesse che ho provato io, erano delle belle emozioni. E se si sta così
bene perché allora non cercare di replicarle ogni volta che è possibile? Io
chiamo queste esperienze “i piaceri
della vita” ed è da alcuni anni che seguo questa filosofia di vita di cercare
il bello in tutto ciò che vedo. E non pensate che per perseguire questo
scopo bisogna fare chissà che viaggi o esperienze, è un esercizio più facile di quanto si creda. Certo se si ha la
possibilità per esempio di viaggiare e vedere il mondo, questo è un vantaggio
per tutto quello che si può vedere sia come natura che come opere d’arte ma se
non si ha questa possibilità si può coltivare la bellezza anche nel proprio
perimetro quadrato. Per esempio io abito a Padova, sono nata e cresciuta qui e
mi ritengo fortunatissima perché per me è una bomboniera. Come coltivare la
bellezza qui? E’ facilissimo perché da un punto di vista architettonico e
artistico è una città che ha tantissimo da offrire. Sebbene io viva qui da
sempre, incredibilmente scopro sempre qualcosa di nuovo che me la fa apprezzare
di più. Per esempio la scorsa primavera ho partecipato ad un tour dei giardini
di numerosi palazzi privati del centro storico ed è stata una scoperta
meravigliosa. Avevo sempre saputo che Padova è più verde di quello che si
riesce a vedere girando per il centro ma certi luoghi erano inaccessibili e
quindi non avevo mai avuto modo di constatarlo personalmente. Beh qualche mese
fa ho potuto visitare questi luoghi, conoscerne la storia, parlare con i
proprietari ed è stata una esperienza bellissima e del tutto inaspettata. Non
so voi ma quando faccio queste
esperienze il cuore mi si riempie di gioia, di soddisfazione, la sensazione è
come se mi si gonfiasse nel petto, non riesco a smettere di sorridere e gli
occhi mi si illuminano. Mi sento bene e sento di avere imparato qualcosa di
utile per la mia vita. Forse è questo che intendeva Mancuso quando parlava di
elevarsi.
Quello che vi ho descritto è
solo un esempio di ciò che si può fare per cercare la bellezza ma si possono fare tante altre cose diverse:
ascoltare la musica che preferite oppure scoprire un genere di musica che non
avete mai ascoltato, gustare con ogni vostra papilla un piatto tipico del luogo
in cui vivete o assaggiare qualcosa che non avete mai mangiato, leggere un buon
libro, di qualunque genere preferite ma uno di quelli che insegnano qualcosa
non solo per il contenuto ma anche per come è scritto, annusare il profumo dei
fiori o del pane appena sfornato, lavorare con le mani la terra per creare un
orto o impastare gli ingredienti per cucinare una torta. Avrete capito che
secondo me la bellezza può essere in
ogni piccola cosa che si fa e che può coinvolgere ognuno dei cinque sensi che
abbiamo. Penso che in questo modo
chiunque possa mettere in pratica la ricerca della bellezza e stare ogni giorno
un po’ più bene con sé stesso. L’importante è porre attenzione anche alle
piccole cose, poi se avete la possibilità di fare di più tanto meglio no!
Io nel mio piccolo continuerò questa filosofia di vita cercando la bellezza nelle piccole cose e ogni tanto anche in quelle più grandi e voi come la cercate? Mi farà piacere se vorrete condividere le vostre esperienze. Nel frattempo buona ricerca a tutti!
Nel mese di Ottobre ho
partecipato ad alcune conferenze dell’evento “La fiera delle parole” che si è tenuto a Padova. Mi ha colpito
molto l’intervento di Vito Mancuso,
teologo e scrittore, sul tema del prendersi cura, tema che ovviamente mi
riguarda personalmente data la mia professione. Vorrei condividere con voi i
suoi e i miei pensieri in proposito.
Innanzitutto vi ripropongo una favola di Igino che Vito Mancuso ha
raccontato al pubblico.
Una donna di nome Cura stava
camminando lungo un fiume quando vide del fango e decise di dargli una forma.
Poi chiese a Giove di dargli il soffio della vita e Giove acconsentì.
Successivamente Cura chiese di poter dare un nome alla creatura, ma lo stesso
voleva fare Giove e anche la Terra e così litigarono tra loro su chi avesse
questo diritto. Per trovare una soluzione chiamarono Saturno, che rappresentava
il tempo, per decidere chi avesse ragione. Il saggio Saturno dichiarò che Giove
aveva dato alla creatura il soffio vitale ma quando sarebbe morta il soffio
sarebbe tornato a lui e che la Terra aveva dato il fango ma anch’esso sarebbe
tornato alla Terra, mentre la Cura si era prodigata per crearla e quindi toccava
a lei dare un nome alla creatura.
Questo mito insegna cheprendersi cura
di qualcuno significa avere affetto e sollecitudine ma significa anche avere
una grande responsabilità. Significa quindi provare anche preoccupazione e
affanno, che può non essere sempre piacevole anzi a volte può essere molto
faticoso, duro e pesante.
Condivido assolutamente
questa interpretazione della “Cura”. Quando nella mia professione mi prendo
cura di qualcuno che ha chiesto il mio aiuto, metto a disposizione il mio
tempo, le mie conoscenze, la mia attenzione, le mie competenze, le mie energie
insomma tutto quello che so ma anche quello che sono e non è sempre facile.
Sono consapevole di avere una grande responsabilità e di dovermi quindi
impegnare al massimo delle mie possibilità per offrire ciò di cui le persone
hanno bisogno. A volte è difficile, a volte è faticoso, a volte commetto anche
degli errori ma la soddisfazione che provo quando vedo qualcuno stare meglio,
quando le persone riescono a raggiungere gli obiettivi che si erano fissati,
quando ricevo delle conferme di essere stata veramente d’aiuto, tutto il resto
svanisce. In questi casi mi rendo conto che prendersi cura di qualcuno significa lasciare un segno positivo dentro
di lui, esattamente come “Cura” ha potuto dare un nome alla sua creatura. Mi
rendo conto che poter lasciare il segno è
un grande privilegio e una grande soddisfazione per questo continuerò a
prendermi cura degli altri, nella speranza di riuscire ancora a lasciare il
segno.
A presto con un nuovo articolo e se nel frattempo volete lasciare un commento o una domanda sarò lieta di condividerlo. Buona giornata a tutti.
Qualche giorno fa ho
pubblicato la prima parte di un articolo che si concludeva con alcune domande.
Riprendo da lì e concludo con la seconda e ultima parte di questa mia
riflessione.
……Perché si sono dovuti
semplificare così tanto i compiti dei bambini, tanto da non scrivere più
neanche un semplice pensierino? La scrittrice ha ipotizzato che forse non abbiamo più tanta fiducia nelle
loro capacità, che semplifichiamo la loro vita per evitare il più possibile
errori e, sia mai, insuccessi o fallimenti. Ha introdotto il concetto di “genitori spazzaneve”, ossia quei
genitori che cercano in tutti i modi di spianare la strada da qualsiasi
ostacolo ai loro figli. Ma non è che evitando loro qualsiasi frustrazione in
realtà non li prepariamo ad affrontare la vita che di per sé è fatta anche di
ostacoli, problemi, imprevisti e così via? Non è che in questo modo li rendiamo
solo più insicuri? Io credo proprio che sia così. Gli ostacoli servono per crescere, servono per mettersi alla prova e
verificare se si hanno le capacità di superarli, servono per farci provare
piacere, soddisfazione e senso di autoefficacia quando riusciamo a superarli e
se per caso sbagliamo, servono comunque per capire l’errore e non ripeterlo,
per rialzarsi e riprovare. Questo è crescere! Quindi cari genitori
spazzaneve siete così sicuri di voler privare i nostri figli di questa
possibilità? Siete davvero sicuri di non causare un danno peggiore poi,
evitando una frustrazione oggi? Io quantomeno ci penserei a lungo.
Arriviamo alle ultime due
voci: il mito della creatività e la perdita
di una direzione del compito educativo. Nel corso degli anni a più riprese
si sono succedute teorie educative che partivano dal presupposto che
l’obiettivo educativo principale fosse lo sviluppo delle competenze attraverso
le capacità creative del bambino. Premesso che si tratta di teorie che si sono
tradotte in metodi didattici validati ed efficaci, secondo l’autrice però, in
alcuni casi, queste teorie sono state un po’ travisate e di conseguenza la
metodologia non è stata praticata nel modo più corretto. Un errore comune è quello di confondere la creatività con la libertà di
fare quello che si vuole. Crescere e imparare in un contesto educativo creativo
non significa non avere regole. Perfino nel Metodo Montessori, uno dei
primi a basarsi su questo assunto, i bambini erano educati ad essere puliti,
ordinati, ad avere rispetto di sé, degli altri e del materiale scolastico. Ciò
significa darsi e condividere delle regole, che sono quelle della civile
convivenza e che sono quelle che permettono poi di sviluppare la propria
creatività. L’ordine e le regole sono fondamentali per crescere. E chi, se non gli insegnanti, è deputato al
compito dare ordine e regole? Educare significa indicare la strada, fare da
guida, significa assumersi la responsabilità e il rischio di insegnare ciò che
è giusto e sbagliato, quale è il bene e quale è il male. Purtroppo lo scopo
dell’educazione oggi si scontra con l’idea di libertà, cioè con la convinzione
che ognuno debba essere libero di fare le proprie scelte e così anche i bambini.
In questo modo però si abdica al ruolo di educatore e non si trasmettono più
valori importanti. E ancora mi vengono delle domande. Siamo sicuri che un
bambino sappia da solo scegliere autonomamente la sua strada quando non gli abbiamo
trasmesso alcun valore? E’ davvero così sbagliato indicare la strada e
aspettare che un bambino diventi maturo abbastanza per poter scegliere da solo?
Io sono cresciuta in un periodo in cui erano gli adulti di riferimento a
scegliere per me e a dirmi cosa potevo o non potevo fare, cosa era giusto e
cosa sbagliato. Magari non sarò stata sempre d’accordo ma non ho mai vissuto in
maniera traumatica l’educazione che mi veniva impartita, né ho mai sofferto per
la limitazione della libertà. Semplicemente mi fidavo e affidavo a chi mi
voleva bene, si occupava di me e aveva più esperienza di me. Ciò non mi ha
impedito, crescendo di sviluppare un mio pensiero e, da adulta, di fare le mie
scelte, a volte in linea con i valori che mi sono stati trasmessi e altre no. E
se riguardo indietro, sono grata a mia madre, alla mia maestra, ai miei nonni
che in alcuni casi hanno scelto per me anche contro il mio parere, perché mi
hanno preservato da errori che avrei sicuramente commesso. Ringrazio i miei
educatori per essersi assunti loro la responsabilità e, perché no, anche il
rischio di indicarmi la strada, perché senza di loro non sarei quella che sono
oggi e credo, modestamente, che abbiamo fatto un buon lavoro.
Bene credo di aver dato tanti spunti su cui riflettere perciò, vi lascio a vostri pensieri che se vorrete condividere, mi farà molto piacere. Buona giornata a tutti e al prossimo post!
pesentazione libro susanna tamaro fiera delle parole padova
Recentemente ho partecipato a
diverse conferenze della “Fiera delle parole” che si è tenuta a Padova nel mese
di Ottobre. Tra le tante ho assistito alla presentazione dell’ultimo libro di
Susanna Tamaro e vorrei condividere con voi quello che ho capito e le mie
riflessioni.
Nel libro “Alzare lo sguardo” di Susanna Tamaro si sviluppa un confronto tra la scuola di alcuni anni
fa, cioè di quando lei era una studentessa, e la scuola di oggi. L’autrice si trova
spesso a frequentare gli istituti scolastici visto che ha scritto diversi libri
per bambini.
S. Tamaro ha presentato
questo libro partendo da una sua considerazione personale: secondo la sua
esperienza i bambini sembrano molto più
infelici, nevrotici e pieni di problemi psicologici rispetto ad un tempo e la
scuola soprattutto la primaria sembra ormai in caduta libera. Si è quindi
interessata di comprendere o ipotizzare quali
possono essere le cause di questa situazione e ne ha proposte alcune: presenza
di diversi insegnanti già alla scuola elementare, ipersemplificazione dei
compiti, presenza di genitori “spazzaneve”, “mito della libertà creativa” dei
bambini e perdita di una direzione precisa nel compito educativo.
Ora provo ad entrare nel
dettaglio e ad esprimere un mio pensiero.
Secondo S. Tamaro la scuola
primaria è un passaggio di crescita fondamentale per i bambini e, in passato, la
presenza di un’unica maestra per tutti cinque gli anni costituiva un punto di
riferimento importante. La maestra unica era una figura di riferimento
autorevole e autoritaria per tutti, bambini e genitori. Il termine “autoritaria”,
all’epoca, non aveva quell’accezione negativa che ha oggi e per il quale non
può più essere utilizzato, ma serviva ad indicare una persone che aveva
capacità e potere di gestione della classe e che veniva rispettata e ascoltata
da tutti. Magari i bambini potevano avere un po’ di timore reverenziale di
fronte a questa figura ma, personalmente credo fosse sano e giusto. Oggi è
evidente che il sistema scolastico è molto cambiato per cui è utopico pensare
di ritornare alla maestra unica ma condivido l’idea che una figura di
riferimento ci debba essere, qualcuno che segua i bambini per tutta la scuola
primaria, qualcuno che li possa quindi conoscere in maniera approfondita e che
possa quindi aiutarli e guidarli nel modo migliore. Non condivido affatto
questo continuo cambio di insegnanti non
solo da un anno all’altro ma a volte anche in uno stesso anno scolastico.Questi continui e repentini cambiamenti
credo non siano in linea con il bisogno di stabilità e sicurezza dei bambini.
Per quanto riguarda l’ipersemplificazione didattica,
l’autrice ha raccontato di aver preso visione dei compiti che svolgono i
bambini e dei libri di testo sui quali studiano e ha riscontrato un grande
differenza rispetto al passato. I libri
risultano caotici, pieni di immagini, di schemi, di brevissimi riassunti,
praticamente la copia venuta male del computer. Ho avuto modo di osservarli
anch’io e la sensazione che ho provato è di frammentazione delle idee. I
concetti ci sono pure ma non trovo un filo logico, una connessione, un senso di
coesione del testo e chi riesce a fare questo tipo di elaborazione? Può
riuscirci un bambino? I testi che ricordo io, magari potevano essere meno
accattivanti da un punto di vista grafico e con meno immagini, ma contenevano
dei testi unici, completi, esaustivi dai quali tu dovevi ricavare le
informazioni importanti.
Per non parlare che alcune tecniche di apprendimento sono sparite: pensiamo per esempio alle vecchie cornicette, alle pagine e pagine di lettere da scrivere in bella grafia (la calligrafia), al corsivo, alla scrittura dei pensierini. Adesso esistono le schede! Quintali e quintali di schede precompilate (e tralascio il fastidio per lo spreco di carta) dove i bambini sono tenuti solo ad inserire delle parole o delle crocette. Perché le vecchie tecniche sono sparite? Sono così obsolete?! S. Tamaro invitava a riflettere però sull’utilità di alcuni di questi strumenti di apprendimento e io concordo. Per esempio cornicette e calligrafia sono esercizi fondamentali per lo sviluppo della coordinazione oculomotoria, della motricità fine e del cervello in generale. Avete notato quanti bambini oggi non sanno tenere bene una penna in mano? Avete notato quanti non scrivono più in corsivo? Vi siete chiesti quali possono essere le conseguenze di queste scelte? E perché si sono dovuti semplificare così tanto i compiti dei bambini, tanto da non scrivere più neanche un semplice pensiero?
Le risposte a queste domande e altre riflessioni le troverete nella seconda parte di questo articolo che pubblicherò presto. Stay tuned!
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Concludiamo questa carrellata di video con le domande poste dal pubblico sull’ansia in età evolutiva. Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nell’ultima parte di questo incontro ho presentato la terapia cognitivo comportamentale e come può essere applicata nei disturbi d’ansia in età evolutiva. Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho spiegato quando l’ansia può diventare un problema e quali sono i fattori che contribuiscono al suo mantenimento. In questo video arrivo finalmente a proporvi come si può intervenire in maniera efficace nel caso di un disturbo d’ansia in età evolutiva. Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho già parlato degli aspetti caratteristici dell’ansia/paura, di quando l’ansia può diventare un problema, di alcuni sintomi specifici dell’ansia in età evolutiva e del circolo vizioso dell’ansia. Analizzando il circolo vizioso dell’ansia abbiamo scoperto che vi sono diversi fattori che contribuiscono al suo mantenimento a livelli alti di intensità e a lungo nel tempo. Tra questi fattori, nel caso dell’età evolutiva, ve n’è uno di particolare di cui vi parlerò in questo video: lo stile educativo dei genitori.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.