Uno dei trattamenti psicoterapici ad oggi più accreditati e utilizzati nel nostro Centro Clinico è quello dell’Eye Movement Desensitization and Reprocessing, comunemente detto EMDR.
Focalizzato sull’elaborazione del ricordo di eventi traumatici, l’EMDR ha dimostrato la sua
efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie, tra cui ansia, fobie, depressione, disturbo post traumatico da stress, lutto acuto, sintomi somatici o dipendenze.
Anche nel disturbo di panico (DP) si è dimostrato particolarmente efficace.
Perché per noi è così importante trovare dei trattamenti efficaci per il Disturbo di Panico?
Prima di tutto, perché ad oggi risulta una delle forme di disagio più diffuse nella nostra società e, unitamente a ciò, perché chi ne soffre sperimenta una forte e costante paura, che può portare a condotte disfunzionali e ad un peggioramento del disturbo. Nel tentativo di contenere gli attacchi di panico, infatti, la persona mette in atto una serie di strategie disadattive, primo tra tutte l’evitamento, nei confronti di quelle situazioni e/o comportamenti che pensa possano causare un nuovo attacco.
Con il tempo, l’evitamento tende a diventare ricorrente e pervasivo, limitando fortemente la libertà d’azione di chi lo mette in atto.
È chiaro quindi che, se non affrontato precocemente, il disturbo può diventare debilitante e portare ad isolamento sociale, limitazione delle attività personali, riduzione della qualità di vita e insorgenza di altre condizioni psicopatologiche come l’agorafobia o altre fobie.
La forte paura che la persona prova, sia di fronte all’attacco in sé, sia all’idea di sperimentarne altri in futuro, è giustificata dalle caratteristiche stesse degli attacchi; essi si concretizzano infatti attraverso una reazione immediata dell’organismo, che si manifesta direttamente a livello fisico con un repentino aumento dell’attivazione fisiologica (arousal), non “mediata” da un pensiero o un’azione immediatamente riconoscibili come causa scatenante.
L’attivazione fisiologica è collegata a ciò che comunemente viene definito “fight or flight” (attacca o scappa), la reazione tipica dell’organismo quando si trova di fronte ad un pericolo, che diventa però spaventosa se la fonte di pericolo non è immediatamente riconoscibile.
Essa si manifesta attraverso sintomi somatici (palpitazioni, sudorazione, vampate di calore, brividi, nausea, giramenti di testa) accompagnati da altrettanti sintomi psicologici (senso d’irrealtà, paura di perdere il controllo, di morire o di impazzire, amnesie, estraneamento da sé stessi).
Perchè si usa l’EMDR?
Secondo il modello dell’EMDR esperienze sfavorevoli infantili o eventi traumatici possono
compromettere la capacità dell’individuo di far fronte ad esperienze stressanti. I pazienti con DP, durante questi vissuti traumatici, potrebbero aver dissociato la parte emozionale dell’esperienza, confinandola in un circuito separato di memorie disadattive. Se, infatti, normalmente le informazioni provenienti dall’esterno vengono rielaborate continuamente e integrate alle esperienze attuali, i ricordi traumatici rimarrebbero “separati”, mantenendo l’intensità emotiva di quando sono stati vissuti. L’individuo risulta particolarmente sensibile a questo meccanismo soprattutto quando le esperienze sfavorevoli sono vissute in infanzia, periodo in cui il cervello è in fase di maturazione.
Queste informazioni parzialmente isolate possono essere riattivate in modo imprevedibile da
situazioni di vita quotidiana, risvegliando inconsapevolmente i ricordi traumatici e tutte le
emozioni/sensazioni collegate. Per questo motivo, quando un paziente vive un attacco di panico ed esperisce tutte le sensazioni ed emozioni non elaborate, generalmente non è in grado di individuare la causa scatenante o dare un senso all’evento.
L’EMDR lavora dunque sia sull’attacco di panico in sé, vissuto esso stesso come evento traumatico, sia sulle esperienze traumatiche del passato.
Nello specifico, si vanno ad elaborare le informazioni connesse a: -il ricordo degli attacchi di panico
-le situazioni che determinano il disturbo nel presente
-le esperienze traumatiche pregresse
Una volta che i ricordi vengono elaborati, perdono la loro valenza negativa originaria e possono essere integrati con le altre memorie.
Aiuteremo inoltre il paziente a trovare delle strategie funzionali per ridurre l’evitamento e i
comportamenti protettivi che, contrariamente a ciò che si aspetta, mantengono il disturbo.
Dr.ssa francesca Atganetto